Due volte iridato nel rally, soprannominato il Re di Montecarlo in virtù delle 4 vittorie sul tracciato monegasco, di gran lunga il più importante pilota tedesco dopo Michael Schumacher. Adesso la leggenda vivente che risponde al nome di Walter Röhrl compie 70 anni. E Porsche adesso lo celebra con una mostra intitolata “Genius on wheels” che dal 14 marzo al 14 maggio resterà aperta negli spazi del Porsche Museum di Zuffenhausen.
Eppure Röhrl nella sua attività agonistica non ha mai corso con Porsche: solo dal 1993 ne è diventato test driver ufficiale e ambasciatore. Addirittura Porsche gli dedicherà una curva del sul circuito privato di sviluppo situato a Weissach. Perché tutta questa reverenza? Il motivo è semplice: nonostante la lunga carriera sportiva, Röhrl è sempre stato un fanatico del marchio.
La prima auto che si comprò da giovane, con i primi soldi guadagnati, fu proprio una Porsche 356 B. E parallelamente ai suoi impegni agonistici, nei primi anni ’80 corse nel campionato tedesco rally con una 911. La stessa auto fu condotta da lui anche nel rally di Sanremo del Mondiale 1981.
Ma cosa è stato Walter Röhrl nella sua carriera? Senza dubbio uno dei pochi piloti nel motorsport a imporsi sia nei rally sia nelle gare di velocità. Oltre ai due titoli iridati del 1980 (con la Fiat 131 Abarth del Jolly Club) e del 1982 (con la Opel Ascona 400 del Rothmans Rally team), nella sua lunghissima carriera sugli sterrati iniziata nel 1973 e terminata nel 1987 ha corso anche con Audi e Lancia, oltre alla parentesi del 1981 con la sua amatissima Porsche.
E poi si è imposto anche nelle categorie a ruote coperte, dalla TransAm alla IMSA, fino alla vittorie nel Pikes Peak del 1987 (con Audi) e nel campionato tedesco Turismo. Una sorta di eroe dei due mondi automobilistici, che si conquistò sul campo il soprannome di “Genius on wheels”. A darglielo fu uno che di motori ci ha sempre capito molto: Niki Lauda.
Marco Gentili