Giorgio Langella, ci mancherai. Lo storico collaudatore dell'Alfa Romeo è scomparso. Una vita passata nella Casa del Biscione, dove Langella era entrato giovanissimo, per poi ricoprire l'ambito ruolo del collaudatore. Il sogno di molti. Testare, provare per mesi, in ambienti caldi quanto molto freddi, quei prototipi che poi sarebbero diventati i modelli di produzione nelle mani degli appassionati clienti del marchio milanese, era una profonda soddisfazione per lui. Che svolgeva il suo lavoro con professionalità, passione, abilità e tanto orgoglio. Un'attività, al volante, che è stata la sua vita, e che ricordava volentieri, quando incontrava amici, giornalisti e appassionati. Un altro pezzo della Alfa che se ne va, dopo la recente scomparsa del tecnico Dario Radaelli, di cui abbiamo parlato all'inizio di maggio. Alla famiglia di Giorgio Langella va tutta la vicinanza e l'affetto della redazione di Ruoteclassiche.
Alfista Doc. Giorgio Langella, classe 1942, dicevamo, entra giovanissimo come apprendista meccanico nella Casa del Portello, alla fine degli anni 50, al posto del padre rimasto infortunato in fonderia. Prima l'esperienza alla catena di montaggio, e poi, dopo qualche anno diventa collaudatore: un sogno diventato realtà. Ricordava spesso come fosse emozionante vivere la "crescita" di un prototipo che avrebbe dato vita a una vettura fatta e finita, messa a punto grazie a tanta sensibilità e passione, e che poi sarebbe stata consegnata ai clienti del marchio. La pista di Balocco era la casa di Langella, la conosceva a memoria. Talvolta però i test lo portavano lontano da Milano, all'estero, anche tra le nevi scandinave. Prove affrontate con la consueta professionalità e metodo, e col taccuino sempre a portata di mano.
Partito dall'Alfetta. Per ricostruite i tanti modelli da lui sviluppati, ci affidiamo a Stefano Agazzi, FCA Heritage-Alfa Romeo Classiche. Langella ha cominciato con la mitica Alfetta, per proseguire con Alfetta GT/GTV/GTV6, la Giulietta e quindi la 164, ultimo modello seguito per le attività di Collaudo e Sviluppo. La 156, invece, è stata la sua ultima vettura, al reparto Qualità comportamento Prodotto. Tempo fa, riguardo alla 164, Giorgio aveva ricordato la prima volta che si trovò di fronte a un esemplare dall’aspetto definitivo. Lasciamogli la parola: “Dissi ad alta voce che lo scudo davanti mi sembrava un po’ troppo importante. ‘Abbiamo pensato che quando in autostrada uno guarda lo specchietto retrovisore e vede un’auto che arriva da dietro più veloce di lui, se percepisce che è un’Alfa Romeo si sposta più volentieri’, mi risposero”. Ecco, qui c'è molto dello spirito Alfa Romeo, di cui Giorgio Langella faceva parte a pieno titolo.