Una figura asciutta sotto ai capelli scompigliati. La battuta sempre pronta sul filo delle labbra sorridenti. E il piede destro sempre caldo, sempre sul sentiero più veloce e la traiettoria più diretta. Questo era Nanni Galli, pilota dal casco giallo amato da chiunque abbia a cuore l’epoca più scintillante e pericolosa dello sport automobilistico, italiano e non. Gli inizi sono atipici.
Per i piloti della sua generazione l’esordio sui kart non rappresenta ancora il passaggio obbligato che è oggi, ma Nanni, nato a Bologna (una città che tornerà nella sua vita attraverso il sodalizio con la Tecno dei fratelli Pederzani) da famiglia toscana, comincia presto, il prima possibile, divorato da un’urgenza e da una sete di guida insaziabili. Le prime gare alla guida di un kart costruito in casa portano da subito titoli e soddisfazioni. L’approdo alla strada che ne segue è un passaggio naturale. La strada, sì, come spesso accadeva allora, con i fine-settimana di gara in salita a sfiorare i paracarri e le siepi d’Italia, a intervallare l’attività in pista.
L'Alfa Romeo. E quindi, Mini Cooper, Porsche, Abarth 850, sempre vicino a un limite solo vagamente smussato dall’intelligenza e dalla sensibilità del pilota di razza. Siamo nel pieno degli anni sessanta, swinging London oltre Manica e Summer of Love nei campus della California, i capelli si fanno più lunghi e le gonne più corte. È lì, in quegli anni, che arriva il bello per il Nanni pilota. E il bello è un destino che porta nello stemma un biscione verde. Perché il nome di Nanni Galli è da sempre legato a quello dell’Alfa Romeo e agli anni splendidi dell’Autodelta di Carlo Chiti, di Balocco, della nebbia che avvolge le sessioni di test invernali, con la GTA, l’arma di elezione di Nanni Galli, al riposo sotto alle tettoie e una minestra calda alla Bella Luigina.
Le monoposto. Ci sono nomi mitici che accompagnano la carriera di Nanni Galli, tra questi Ignazio Giunti, compagno di sogni e vittorie, su tutte il primo posto di classe (e il quinto assoluto) alla 1000 Km del Nurburgring del 1968, su Alfa Romeo 33/2. Correre, tutte le settimane, ai quattro angoli del mondo. Questo è il destino dei piloti alla Nanni Galli. La sirena delle corse, ieri come oggi, è la monoposto. Il sodalizio tra Nanni e la bolognese Tecno nasce alla fine degli anni '60, destinazione F2. La F1 è lì a un passo, ma tra McLaren private e March spompate le soddisfazioni stentano ad arrivare. Intanto infuria il circo di gare, turismo e gt, sempre in viaggio. Un viaggio in cui il sogno non si spegne. L’avventura Tecno in F1 del 1972 resta lì, inespressa, appesa alla fantastica livrea Martini che oggi tutti sono felici di ritrovare sui tracciati degli eventi storici. Non importa. Ci sono gare belle e gare brutte e Nanni lo sa. Ma il suo casco giallo resta nella storia delle corse e nel cuore di tutti gli appassionati.