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30/03/2022 | di Redazione Ruoteclassiche
Guida al Collezionismo, sotto il segno del giaguaro
Con Ruoteclassiche di aprile 2022 non perdete il prezioso allegato Guida al Collezionismo Jaguar. Scopriamolo insieme!
30/03/2022 | di Redazione Ruoteclassiche

Il terzo volume della collana “Guida al collezionismo” è dedicato a una delle Case più conosciute e blasonate: la Jaguar. Una carrellata di una ventina di vetture tra berline, coupé, cabriolet e spider dal 1950 all’inizio del nuovo millennio.

Si inizia coi sidecar - Dopo Porsche (febbraio) e BMW (marzo) lasciamo l’Europa continentale e approdiamo Oltremanica, per conoscere la Jaguar, Casa tra le più importanti e apprezzate nella storia dell’automobilismo. Nata dall’incontro tra William Lyons e William Walmsley agli inizi degli anni 20 con il nome di Swallow Sidecar Company, concentra inizialmente l’attività sulle motocarrozzette, ma presto l’attenzione si volge anche all’allestimento in chiave sportiva di vetture Austin e Morris.

La nascita della Jaguar. Il successo sul mercato delle quattro ruote induce la piccola azienda a focalizzarsi sulla realizzazione di carrozzerie e nel 1926 il nome muta in Swallow Sidecar and Coachbuilding Company; l’anno successivo scompare l’indicazione Sidecar. Ormai il dado è tratto e Lyons ha un obiettivo ben preciso: realizzare sportive di categoria superiore. Un’ambizione che il socio Walmsley non condivide, motivo per cui nel 1934 questi lascia l’azienda, ribattezzata nel frattempo SS Cars Ltd. Ma la pietra miliare nella storia della Casa si registra nel 1935, quando a settembre per la prima volta compare il nome Jaguar, utilizzato per identificare la nuova berlina SS 2.5 Litre. Dopo la tragica parentesi bellica la sigla SS sembra del tutto fuori luogo e quindi nel 1945 l’azienda assume la denominazione Jaguar Cars Ltd.

Un ricco menù. Ma torniamo al nostro volume. Anzitutto una precisazione: poiché il limite di spesa della collana “Guida al collezionismo” è fissato a 40.000 euro, nell’allegato non sono presenti né le sportive XK 120 - 140 - 150 né l’iconica E-Type. Però troverete una carrellata di berline, coupé, cabriolet e sportive di grande interesse collezionistico, autentici capisaldi nell’evoluzione tecnica e stilistica della Jaguar. Il nostro viaggio inizia con la Mk VII, aristocratica berlina del 1950, tanto tradizionale nello schema costruttivo a telaio separato e nelle linee quanto moderna nel motore a sei cilindri in linea: si tratta del mitico XK, nato nel 1948 e che accompagnerà la Casa per circa quarant’anni. Seguono le derivate Mk VII M, Mk VIII e Mk IX, equipaggiata con quattro freni a disco (un vero e proprio credo per la Jaguar). Ampio spazio è dedicato, e non poteva essere diversamente, alle berline 2.4 – 3.4 Saloon (poi ribattezzate ufficiosamente “Mk 1”) e all’erede Mk 2, autentici simboli del marchio britannico. Con questa famiglia di modelli, nata nel 1955, il marchio britannico “inventa” la berlina compatta sportiva di classe superiore. Protagoniste degli anni 60 sono poi l’ammiraglia Mk X (con l’erede 420G) e la S-Type. Interessante anche la Daimler 2.5 V8, in pratica una Mk 2 con motore a 8 cilindri e allestimento specifico.

Una lunga dinastia. E arriviamo al 1968, anno in cui debutta la berlina XJ, capostipite di una dinastia di berline che arriva fino ai nostri giorni. Una galleria di ben sette generazioni, dalla XJ prima serie alla X350 (e restyling X358) nata nel 2003. Comprendendo anche le splendide XJC, versione coupé della XJ seconda serie. Il viaggio nella storia delle berline Jaguar si conclude con la S-Type e la X-Type.

Coupé e Convertible. Ma come accennato non mancano le sportive più propriamente dette. E iniziamo con la coupé XJ-S (dal 1991 XJS, senza trattino) del 1975, equipaggiata col poderoso V12 di 5,3 litri, poi portato nel 1993 a 6 litri. Nel 1983 la gamma si amplia con la versione a sei cilindri di 3,6 litri, che porta al debutto anche la carrozzeria scoperta tipo “Targa” denominata SC (nel 1985 col V12): mai particolarmente apprezzata, nel 1988 viene sostituita dalla Convertible, una vera cabriolet con capote integrale. Ovviamente è presente la “cattiva” XJR-S, quasi una supercar prodotta in poco più di 1100 esemplari dal 1988 al 1993. E arriviamo alla XK8 del 1996, con carrozzeria chiusa o scoperta; una sportiva del tutto nuova sia nel design, che presenta stilemi che riecheggiano l’amatissima E-Type, sia nella meccanica: è la prima Jaguar a montare un motore V8.

Al vostro fianco. Non mancano quindi spunti di grande richiamo per chi è intenzionato a entrare nel mondo Jaguar, un salotto dove il profumo di pelle, le venature della radica, lo stile e la bella meccanica sono di casa. Come per tutti i volumi della “Guida al Collezionismo” anche in questo caso l’obiettivo è quello fornire gli strumenti essenziali per orientarsi nella scelta della vettura più adatta alle proprie esigenze, indicando per ciascuna automobile i pregi, i difetti, le tendenze del mercato, le dritte sul restauro, la bibliografia, i club e gli specialisti. Il tutto con un supplemento di 6,40 euro rispetto al prezzo della sola rivista.

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