Mentre guida, piano, fra i boulevard parigini, Fabio Concato ha qualcosa dentro il cuore. Parigi è sempre stata la città preferita dagli intellettuali per ritrovarsi e dare un senso alle proprie esistenze. Il cantautore milanese non fa eccezione, ma che mistero, non sa neanche dove andare, ma lontano, perché c’è tanto sole… Se lo può permettere: il suo album di quell’anno, “Fabio Concato”, ne consacra il successo nelle classifiche italiane.
I video degli anni ’80. Certo che guidare piano al volante di una Porsche 911 Carrera 3.2 Cabrio bianca è un controsenso, ma il concetto intrinseco di lusso sta nel concedersi qualcosa di prezioso e inutile. “Guido piano” sembra un barn find, nel senso che l’Ampex originale sembra essere stato ritrovato in uno scatolone abbandonato in chissà quale archivio, tanto la qualità risulta deteriorata. Pur sfocate, le immagini un po’ brumose e la musica ci riportano al mondo sentimentale di un cantautore che sembra cristallizzato agli anni Ottanta.
Immagini didascaliche. “Guido Piano” è il classico video didascalico di quei tempi. Quando canta “che mistero dopo il ponte”, si vede il ponte; quando “il fiume lentamente mi porta tra i monti e pianure”, il fiume che scorre in pianura; e quando lo “culla come un bambino fino al mare”, ecco una ragazza bionda che corre su una spiaggia, come la scena finale dei “400 colpi”. Non c’è niente di male, è che allora li giravano così. E poi, tra ondate di archi, di miele e dolcezza, quale cantautore ha più osato mettere tanto miele in un tè da tre minuti?
Paolo Sormani