Non sono molte le donne pilota che hanno lasciato il segno nella storia dell’automobilismo. Solo per restare in Italia, le più note sono Maria Teresa de Filippis e Lella Lombardi. Altre hanno avuto trascorsi davvero rocamboleschi, come Hellé Nice, all’anagrafe Mariette Hélène Delangle. Modella, ballerina, acrobata e pilota di auto da corsa, ma anche di bob, fu sciatrice e alpinista, arrivando a scalare il Monte Bianco. Amante delle sfide estreme, fece tutto ciò che le donne alla sua epoca, negli anni Trenta, solitamente non facevano, o più semplicemente, non veniva loro consentito. Tanto da assurgere rapidamente all’apice della cronaca mondana e sportiva internazionale. L’epilogo, però, fu triste: calunniata, ridotta in miseria e destinata all’oblio. Su di lei ha scritto una documentatissima biografia Miranda Seymour (The Bugatti Queen, Simon & Schuster - Pocket Books 2005), libro che ha portato a riscoprirla e a renderle il giusto merito.
Scaltra e disinibita. Mariette Hélène Delangle nasce il 15 dicembre 1900 ad Aunay-sous-Auneau, 75 km a sud-ovest di Parigi. Quando il padre muore, ha solo quattro anni. L’infanzia e l’adolescenza non sono felici: non va d’accordo con la madre e con la sorella maggiore, che si adattano a una vita in provincia, senza prospettive. Mariette Hélène desidera invece molto di più. È scaltra e disinibita; a 16 anni si trasferisce a Parigi, dove posa come modella per pittori e fotografi, anche per scatti audaci, che hanno un buon mercato. Prende lezioni di danza e diventa ballerina con ruoli fissi nei principali teatri e al Casino de Paris, dove si esibisce anche il noto attore e cantante Maurice Chevalier. Sceglie come pseudonimo Hellé Nice, che mischiando francese e inglese significa “lei è bella”. Guadagna bene e si compra un appartamento; nel 1920 consegue la patente e acquista la sua prima auto, una Citroën, che più avanti sostituirà con una lussuosa Hispano-Suiza. Il suo amore per la velocità diventa una passione folgorante quando conosce Gérard de Courcelles, asso dell’aviazione francese nella Grande Guerra, vincitore della 24 Ore di Le Mans nel 1925. Tra i due nasce una relazione, anche se Hellé Nice nella sua vita lascerà spazio ad altri partner.
La regina della velocità. Diversi piloti e appassionati di corse, amici di de Courcelles, appartengono a importanti famiglie di industriali e banchieri, fra i quali André Dubonnet, Philippe de Rothschild e Roland Coty. Il 2 luglio 1927 de Courcelles muore in gara a Montlhéry. Hellé, nel frattempo, si salva miracolosamente da una valanga a Megève, ma si rompe la cartilagine del ginocchio. Questo la costringe a dire addio alla sua carriera di ballerina. Non si dà per vinta e decide che è ora di correre in macchina. Il 2 giugno 1929 disputa e vince la sua prima gara di 100 km con una Omega Sei, nella 3a Giornata Femminile dell’Automobile a Montlhéry. Jean Bugatti, figlio di Ettore, le offre una T43A per partecipare al Championnat Automobile des Artistes al Parco dei Principi, una competizione dedicata a personalità dello spettacolo. Vince la gara femminile e stabilisce il miglior tempo in assoluto. Per la stampa, è la “Regina della velocità” e ottiene i primi contratti pubblicitari. Sollecitato dal figlio, Ettore Bugatti le mette a disposizione una T35C e allestisce una squadra per permetterle di diventare “la donna più veloce al mondo”. Il 18 dicembre 1929 stabilisce il record di velocità sulla distanza dei 10 km con una media di 197,700 km/h sul circuito sopraelevato di Montlhéry, diventando per tutti “The Bugatti Queen”. Dal 1930 fino al 1936 prenderà parte a 70 Grand Prix, ottenendo diversi piazzamenti. Sempre nel 1930 firma un contratto per correre in America. Viaggia per la costa Est, esibendosi in sfide su piste sterrate da "dirt track" e anelli ovali, rischiando la vita. Non usa il caschetto di pelle, ma un cappellino bianco dal quale sbucano i suoi capelli biondi. Per gli spettatori è “Hellish” Nice!
Eventi tragici. Nel 1933 compra un’Alfa Romeo 8C 2300 Monza e debutta nel GP d'Italia il 10 settembre, ottenendo un 3° posto nella sua manche e il 9° nella finale. L’evento è dannatamente tragico, funestato dalla morte di Baconin Borzacchini, Giuseppe Campari e Stanislaus Czaykowski, che perdono la vita in tre incidenti nel tratto sopraelevato a causa di una perdita d’olio di un altro concorrente. Nel 1935 conosce il giovane svizzero Arnaldo Binelli, che diventa il suo compagno. L’anno successivo Hellé vince la Coupe des Dames al Rallye di Monte-Carlo, partendo da Tallinn, in Estonia, alla guida di una Matford, e anche la cronoscalata di La Turbie. Poi, attraversa nuovamente l'Atlantico per disputare due corse in Brasile, al volante della sua Alfa Romeo. Nella seconda, a San Paolo, è vittima di un incidente nel quale si salva per miracolo. Impegnata in un duello per il secondo posto con il brasiliano Manoel de Teffé, a una velocità di circa 160 km/h si capotta ed esce di strada: un poliziotto intento ad arginare la folla, si sporge troppo, urtando una balla di paglia e spostandola sulla pista. Hellé Nice non può evitare l'ostacolo improvviso e la macchina vola tra la folla. Uccide il poliziotto e altre cinque persone, ferendone una trentina. Si salva solo perché viene sbalzata fuori dall’auto e perché cade addosso a una vittima, che ne ammortizza l’impatto. Resta per tre giorni in coma, prima di riprendere conoscenza. L’indagine delle autorità appura la verità e le viene riconosciuto un indennizzo milionario.
Pioggia di record. Binelli è presente a San Paolo e l'assiste nel rientro in patria. La coppia va, quindi, a stabilirsi in Costa Azzurra. Hellé impiega dieci mesi a riprendersi, poi nel maggio 1937 viene invitata dal produttore di lubrificanti Yacco a far parte di un team femminile impegnato a battere diversi primati, sempre a Montlhéry, alternandosi al volante per dieci giorni consecutivi sulla distanza di 30.000 km. Con una Mathis Matford V8 da 3.6 litri, dal 19 al 28 maggio 1937 vengono stabiliti 10 record del mondo e 15 record internazionali nella classe C. Alcuni sono ancora imbattuti. Nel 1938 Hellé guida una DKW nel Rallye de Chamonix insieme a Huschke von Hanstein, pilota tedesco che vincerà la Mille Miglia due anni dopo, assieme a Walter Bäumer, al volante di una BMW ufficiale, caratterizzata da emblemi nazisti sulla carrozzeria, e che assumerà alla fine del 1950 la responsabilità del reparto corse Porsche. Il contatto con von Hanstein serve a Hellé per proporsi ai costruttori tedeschi, dato che in Francia non ci sono più possibilità di ingaggio. Infatti, con la morte di Jean Bugatti durante un test, viene meno il suo sostenitore più importante. Nel 1939 Hellé partecipa a due gare del Campionato Femminile su Renault Juvaquatre, ottenendo un secondo posto e una vittoria, segno che il talento è ancora intatto.
Accusata di tradimento. Terminata la Seconda guerra mondiale, nel 1949 corre il Rallye di Montecarlo con una Renault 4CV. Durante il gala dell'evento, però accade l'irreparabile: Louis Chiron, molto noto a Monaco per aver dato vita con Antony Noghès al GP di Monte Carlo nel 1929, accusa Hellé di aver collaborato con la Gestapo durante il conflitto. Nessuna prova viene mai trovata a suo carico, ma lei ne esce a pezzi; il suo tentativo di difendersi e arrivare in tribunale a Monaco non ottiene esito. C'è chi sospetta che Chiron abbia architettato il tutto per il rifiuto di Hellé Nice alle sue avances e per la fama di lei come pilota ufficiale Bugatti, marca per la quale anche lui ha corso. L'accusa di Chiron, comunque, trova grande eco nell'opinione pubblica e Hellé viene abbandonata da tutti. Nel 1960 il colpo di grazia: Binelli le sottrae tutti i fondi e scappa in Svizzera con un’altra donna. Hellé Nice rimane sola e povera. Viene aiutata da “La Roue Tourne”, società caritatevole che supporta gli ex attori in difficoltà, vivendo in un piccolo appartamento a Nizza, dove muore il primo ottobre 1984. Come ultimo smacco le sue ceneri vengono spedite alla sorella, che non fa mettere neppure il nome sulla lapide di famiglia. Molti anni dopo Miranda Seymour viene a conoscenza della storia, indaga e trova una valigia piena di foto e ritagli di giornale, i ricordi di Hellé, custodita da un’erede del padrone dell’appartamento di Nizza. Grazie al suo lavoro e a quello di Shelley Green che fonda la Hellé Nice Foundation, il 4 settembre 2010 una targa in suo ricordo viene posta accanto alla tomba, nel cimitero di Sainte-Mesme, restituendole dignità e rispetto.