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21/01/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla
I 40 anni della DeLorean, la berlinetta che viaggiava nel tempo
Nel 1981 John DeLorean presentava la DMC-12, una berlinetta dalla storia travagliata ma resa celebre per la partecipazione nella saga "Ritorno al futuro".
21/01/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla

Il nome “DeLorean” è legato a doppio filo con quello di Ritorno al Futuro, una saga cult per le generazioni cresciute a cavallo tra gli anni 80 e 90. Fu quello il trampolino di lancio mondiale per questa berlinetta con le porte ad ali di gabbiano. L’avventura industriale della DMC (DeLorean Motor Company) si concluse in fretta ma, nonostante ciò la DeLorean DMC-12 resta tra le icone più amate del grande schermo: un solido riferimento culturale per buona parte dei Millenials.

Il ruolo da protagonista della DeLorean DMC-12 in "Ritorno al futuro" è noto a tutti: se ne è parlato in lungo e in largo. Per questo motivo, vogliamo celebrare i 40 anni di questo modello amatissimo, raccontandovi alcuni retroscena che hanno compagnato questa vettura prima e dopo il suo debutto cinematografico.
La DeLorean Motor Company venne fondata da John Zachary DeLorean nel 1973. L’ex manager della General Motors nacque a Detroit nel 1925, figlio di immigrati rumeni. Il futuro manager trascorse un’infanzia travagliata ma ciò non gli impedì di conseguire una laurea in Ingegneria e incarnare pienamente le vesti del classico self-made man. Dopo essersi laureato, DeLorean approdò alla Chrysler e successivamente collaborò con la Packard, dove contribuì allo sviluppo della trasmissione automatica “Ultramatic”, la prima con scatola del cambio in lega leggera. La sua carriera decollò negli anni 60 alla General Motors, qui propose il rilancio della Pontiac: a lui si deve la nascita della GTO, probabilmente il modello più iconico della Casa americana. Rilevante anche il suo intervento per risollevare le vendite della Chevrolet, che tornò in vetta alle classifiche. Nel 1972, DeLorean ottenne la vicepresidenza della GM (il più grande tra i gruppi automobilistici di Detroit e non solo…) e “dal basso” dei suoi 47 anni, fu il più giovane a ricoprire questo ruolo nella storia dell'azienda.
L'anno successivo, lasciò il colosso automobilistico per fondare la sua azienda. DeLorean divenne una figura di spicco del jet set: ricchissimo, era sempre circondato da donne bellissime. Si sposò quattro volte. Il suo ego ingombrante lo spingeva costantemente verso novità e sfide sempre più ambiziose, a questo contribuì probabilmente la voglia di smarcarsi dalle sfortunate vicende familiari.

Un progetto ambizioso. Nel mentre, le linee della sua prima vettura venivano tracciate da un emergente designer italiano, “tale” Giorgetto Giugiaro. Il primo prototipo venne ultimato nell’ottobre del 1976, indicato come DSV (De Lorean Safety Vehichle) era una coupé dalle linee avveniristiche che avrebbe introdotto una serie di innovazioni in termini di sicurezza. Anche il modello di serie che ne sarebbe derivato doveva essere “bello, sicuro e con un prezzo non esorbitante”.
Con il proseguire dello sviluppo, il modello venne indicato DSV-12 e infine DMC-12, poiché si presumeva un prezzo di listino di 12.000 dollari. Secondo i piani iniziali, la vettura avrebbe avuto una miriade di soluzioni avanzate, come lo stampaggio elastico del serbatoio “ERM” (elastic reservoir moulding); un telaio monoscocca, anche questo in materiale plastico; il motore rotativo montato in posizione centrale; l’airbag e un paraurti capace di resistere fino a urti a 16 km/h. Nessuna di queste voci si materializzò nel veicolo di produzione, per i costi di sviluppo o per inadeguatezze strutturali. Assenti anche i pneumatici Pirelli P7 scelti in origine. Scartata l’ipotesi del motore Wankel, si pensò quindi a un V6 Ford, anche questo abbandonato in favore della meccanica completa di una Citroën CX 2000, ritenuta più affidabile. Tuttavia, il motore da due litri erogava una potenza troppo modesta per la DeLorean. Alla fine venne adottato il motore V6 PRV che rese necessario il riposizionamento del propulsore nella parte posteriore.

Irish connection. Dopo lo spostamento da Detroit a Irvine (California), la produzione delle DeLorean venne confermata solo nel 1980, in un nuovo stabilimento a Dunmurry, non lontano da Belfast in Irlanda del Nord. L’interesse industriale di DeLorean collimava con un intervento socio-economico intrapreso dalla “Lady di Ferro” Margaret Thatcher. L’Irlanda del Nord era funestata da una guerra civile e i contributi del Governo inglese erano finalizzati a creare nuovi posti di lavoro che, secondo le intenzioni avrebbero placato le violenze.
DeLorean colse la palla al balzo e per l’operazione, ricevette una sovvenzione dal governo britannico pari a quasi 178 milioni di dollari. L’impresa, con sede sociale a New York, sembrava funzionare e la DeLorean Motor Company arrivò a contare circa 3000 lavoratori. Dall’impianto di Dunmurry, le auto venivano poi inviate negli Stati Uniti via mare.

Inossidabile.
Considerata la facilità con cui arrugginivano le auto del tempo, DeLorean ebbe l’idea di realizzare le scocche in acciaio inox, lasciato a vista. Alcuni clienti, optarono per le verniciature più disparate, alcune anche placcate in oro. Dopo varie indecisioni, per la parte telaistica DeLorean si rivolse alla Lotus, che operò una reingegnerizzazione quasi completa. I tempi di sviluppo ristretti e le grosse modifiche al progetto originale determinarono notevoli pressioni per gli addetti ai lavori. Il patron di Casa Lotus, Colin Chapman dovette sostituire la maggior parte dei materiali e delle tecniche di produzione, non collaudati, con quelli allora impiegati per le Lotus stradali. I pannelli della carrozzeria erano fissati al sottoscocca (in fibra di vetro), ancorato a sua volta a un telaio in acciaio a doppia Y, ispirato al pianale della Lotus Esprit.

Sotto i migliori auspici. Un elemento caratterizzante della prima (e unica) DeLorean di produzione erano le porte ad ali di gabbiano, ispirate alla mitica Mercedes-Benz 300SL Gullwing. Dopo diversi ritardi e costi lievitati, la produzione è finalmente iniziata alla fine del 1980 e il 21 gennaio 1981, la prima DMC-12 lasciò le linee di montaggio.
La nascita della compagnia e l’uscita della vettura furono annunciate al pubblico nel gennaio 1981, ricevendo un’enorme visibilità mediatica. Negli Stati Uniti non nascevano nuove case automobilistiche da oltre sessant’anni. In quegli anni, John DeLorean era una celebrità e godeva di grande fama. Anche la sua creazione, la DMC-12 venne subito contesa per figurare in varie campagne pubblicitarie, dai pneumatici Good Year al noto whiskey Cutty Sark. Nonostante un debutto clamoroso, ben presto le nubi iniziarono ad addensarsi sulla DMC.

I primi guai. A fronte delle premesse iniziali, la DeLorean DMC-12 non era propriamente a buon mercato, nel 1981 il suo prezzo era raddoppiato: 25.000 dollari, quasi 10.000 in più rispetto a quello della Chevrolet Corvette, la sportiva americana per eccellenza. Le prestazioni della DeLorean si rivelarono deludenti, del resto con i soli 130 CV erogati dal motore V6 PRV (montato sulle berline Peugeot, Renault e Volvo) non si potevano pretendere miracoli.
Anche il periodo storico non aiutava: il 1981 fu un anno cruciale per un’America alle prese con un annus horribilis segnato dalla criminalità ai suoi massimi storici e dalla recessione, che aveva definitivamente infranto il “sogno americano”. Nella middle class crollò la convinzione che il Paese fosse destinato alla crescita inarrestabile che ne avrebbe garantito eterna prosperità; inoltre i tagli del Governo Reagan si abbatterono sui ceti più bassi acuendo le disparità sociali. Anche Oltreoceano la situazione non era rosea, lo sciopero dei portuali inglesi ritardò le consegne delle vetture, la rivalutazione della sterlina sul dollaro fece lievitare i costi di produzione, tutti questi fattori complicarono la commercializzazione della DMC e anche la Thatcher era sempre più diffidente nella buona riuscita di questa impresa.

Un disastro annunciato.
La situazione migliorò nei mesi successivi ma, le vendite stentavano a decollare. Per velocizzare i tempi di commercializzazione, la DMC non venne sufficientemente collaudata e fin dall'avvio della produzione, i clienti lamentavano una mediocre qualità costruttiva e guasti ricorrenti.
DeLorean tentò di sbarcare anche sul mercato europeo ma, le prestazioni vennero ampiamente criticate dalla stampa e giudicate non all'altezza di un’auto con velleità sportive. La Casa aveva dichiarato una velocità massima superiore ai 200 km/h, mentre nei test vennero raggiunti solo i 175 km/h, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 10,5 secondi. ll declino della DMC era praticamente segnato. Tra il 1981 e il 1982, la DMC (DeLorean Motor Company) assemblò circa 9.000 vetture. Alla fine del 1982, la produzione venne interrotta e l’azienda dichiarò il fallimento. Alcune delle scocche incomplete vennero completata dal sussidiaria Consolidates nel 1983. Sulla società di John DeLorean gravavano debiti altissimi, in gran parte con il Governo britannico: una cifra impressionante tutt’oggi, ben 175 milioni di dollari.

Una brutta vicenda. DeLorean tentò di salvare il salvabile, chiedendo dei finanziamenti per evitare la chiusura dell’azienda. Gli aiuti di Stato, vennero dirottati su Detroit, a sostegno delle “Big Three” che rivestivano un ruolo di primo piano nell’economia nazionale e mondiale.
John DeLorean si trovò invischiato in un crudele caso mediatico inscenato da alcuni agenti dell’FBI che cercavano notorietà; questi facendo leva sulle difficoltà economiche di DeLorean, lo accusarono di essere un narcotrafficante e venne arrestato. Il processo lo assolse da questa imputazione nell’agosto del 1984, così come nel 1999 venne prosciolto dal successivo processo per bancarotta.
Dopo le vicende processuali, la sua tenuta nel New Jersey fu acquistata dal presidente uscente Donald Trump, che la trasformò in campo da golf. Dopo la sua “riabilitazione pubblica”, John DeLorean mise in cantiere numerosi progetti, tra cui la rinascita stessa dell'azienda e la produzione di un nuovo modello la DMC2. DeLorean, tuttavia, non riuscì a portare a compimento queste imprese: morì per un attacco di cuore il 19 marzo 2005.
In seguito anche l’imprenditore Stephan Wynne, ha tentato di riportare in auge la DMC-12, utilizzando il nome DeLorean Motor Company, sebbene svincolato da ogni legame con la famiglia di John DeLorean. Nel 2018 l'affascinante storia di John DeLorean, che ben si prestava a una sceneggiatura cinematografica, è stata raccontata nel film "Driven-Il caso DeLorean".

L’eredità di John DeLorean. Nel 1985 la Delorean Motor Company non esisteva più ma, l'inizio della saga di "Ritorno al futuro" riportò agli onori della cronaca la DMC-12, facendone un'auto leggendaria per molti. Quel fallimento tramutò il sogno di John DeLorean in un’icona, capace di resistere alle detrazioni e al passare del tempo. La DMC, tutt’oggi fa sognare e raccoglie il seguito di un pubblico vastissimo che comprende anche non appassionati di automobili, un potere che poche auto hanno dimostrato di avere.

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