Si è svolto lunedì scorso, presso l’ADI Design Museum di Milano, un incontro di celebrazione per i 40 anni della Ferrari Testarossa. L’evento è stato organizzato dalla Scuderia Sant Ambroues, associazione sportiva e culturale sempre in gran fermento. Per l’occasione i collezionisti della scuderia hanno esposto alcuni esemplari dell’iconica berlinetta del Cavallino rampante, pronti a farsi immortalare accanto ai tre personaggi che hanno movimentato l’incontro: l’ingegner Leonardo Fioravanti e Diego Ottina, i due “papà” della Testarossa, e il nostro Gaetano Derosa, inviato di Ruoteclassiche, che ha di recente scritto una monografia sull’auto, un volume che nasce da una collaborazione tra Giorgio Nada Editore ed Editoriale Domus.
Una vera rivoluzione.“Nel caso della futura Testarossa”, ha spiegato Fioravanti, “il mio apporto non è stato come disegnatore della carrozzeria ma come conoscitore della meccanica per dare vita a una nuova architettura della vettura sportiva. Il difetto principale delle auto a motore centrale, secondo me, è la posizione del radiatore del liquido refrigerante: anteriore, corretta dal punto di vista aerodinamico (essendo quella la zona di maggior pressione), ma con due conseguenze negative. La o le uscite d’aria calda occupano gran parte dello spazio tra i passaruota anteriori, rendendo molto esiguo lo spazio per i bagagli, e le tubazioni dell’acqua calda, da e per il motore, devono passare per l’abitacolo già tendenzialmente caldo a causa del motore centrale, praticamente dietro i sedili, rendendo difficoltoso il condizionamento. Per questi motivi e per la stretta parentela con le monoposto di Formula 1, mi è venuto in mente di proporre una inedita disposizione del radiatore: due masse radianti laterali, poste dopo l’abitacolo, prima dei passaruota posteriori”.
Un colpo di genio. “Il disegno mi è venuto di getto, quasi in un attimo di folgorazione”, ha detto Diego Ottina, che ha firmato le linee della Testarossa per Pininfarina, “i designer hanno un compito sempre molto eccitante, ma a volte l’ispirazione tarda a venire, o non arriva mai. Nel caso della Testarossa, una volta definito lo schema meccanico coi due radiatori laterali, la gestazione è stata quasi istantanea, solo dopo qualche giorno di pensatoio e fogli bianchi, una grande soddisfazione”.
Il sogno del diciottenne.“Per me scrivere questa monografia sulla Testarossa”, ha spiegato Gaetano Derosa, “è un sogno che si realizza. La mia generazione è quella che aveva i poster della Testarossa, dell’F40 e della GTO appena in camera, oltre a quelli dei Rolling Stones e dei Led Zeppelin. Sognavamo l’auto sportiva ad occhi aperti. Devo anche dire che il tempo con la Testarossa è stato galantuomo, ancora oggi la guardi con gli occhi da innamorato, non è invecchiata per niente, è la classica rappresentante del suo tempo, degli anni 80 così pieni di vitalità per la nostra Italia e per i nostri progettisti”.