"I capolavori dello stile", tocca a Giugiaro - Ruoteclassiche
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01/04/2015 | di Redazione Ruoteclassiche
“I capolavori dello stile”, tocca a Giugiaro
Con Ruoteclassiche di aprile arriva in edicola, al prezzo complessivo di 9,90 euro, il terzo volume della collana “I capolavori dello stile”, dedicato a Italdesign - Giugiaro: 130 pagine per rivisitare il genio creativo e imprenditoriale di uno dei nostri migliori designer.
01/04/2015 | di Redazione Ruoteclassiche

Con Ruoteclassiche di aprile arriva in edicola, al prezzo complessivo di 9,90 euro, il terzo volume della collana “I capolavori dello stile”, dedicato a Italdesign - Giugiaro. Approdato dal nulla al mondo dell'automobile, sebbene figlio d'arte perché iniziato dal padre alla pratica di illustratore e ai primi rudimenti del disegno tecnico, Giorgetto Giugiaro andò diciassettenne a lavorare alla Fiat, dove non fu comunque in grado di far emergere la propria personalità.

L'occasione dietro l'angolo gli capitò nel 1959, quando Nuccio Bertone - il noto carrozziere che in quegli anni si stava imponendo con le geniali macchine immaginate da Franco Scaglione - gli affidò il compito di creare i bozzetti per l'Alfa Romeo 2000 Sprint, che furono approvati con entusiasmo dal vertice del Portello. La fantasia che Giorgetto profuse subito dopo in altre vetture riscosse unanimi consensi sul palcoscenico dei Saloni dell'auto grazie ad alcune soluzioni audaci, a volte spregiudicate. Già affermato nei cinque anni che egli visse da protagonista alla Bertone, Giorgetto passò alla Ghia, che espose al Salone di Torino 1966 l'immortale Maserati Ghibli, due De Tomaso e la coupé Isuzu 117, che per Giugiaro si rivelò una sorta di gettone d'ingresso nel multiforme mondo dell'automobile giapponese.

Rimase ancora alla Ghia come consulente e nel frattempo fondò il 17 febbraio 1967 con l'ingegner Aldo Mantovani la Ital Styling, suo primo atelier di design automobilistico. La prima automobile esibita in pubblico fu la Bizzarrini Manta, un'audace berlinetta a motore posteriore alta poco più di un metro da terra, che sconvolse gli schemi stilistici del tempo. La firma di Giugiaro entrò a vele spiegate anche in alcuni grandi progetti di portata internazionale, come quello dell'Alfasud, che esordì sul mercato nel 1972, e soprattutto due anni più tardi in quello della Golf, la vettura che cambiò radicalmente i destini della Volkswagen. Da allora in poi il suo genio creativo si cimentò in centinaia di tematiche differenti, dalla proposta di taxi per New York al progetto della Panda, della Uno e della Punto per conto della Fiat, ma anche in affascinanti sfide nel campo dei prototipi, come la Bugatti A112 e la VW Syncro W12, tutte presentate all'unisono con innumerevoli studi di ricerca per molte fabbriche europee e in Estremo Oriente.

Con un organico aziendale vicino ai mille dipendenti e una struttura articolata in alcuni uffici operativi di altri Paesi, Giugiaro giunse al 20 aprile 1998, quando la sua azienda – nel frattempo identificata dalla sigla Italdesign e poi Italdesign Giugiaro - celebrò il 30° anniversario di attività. Due anni più tardi egli produsse il suo ultimo colpo di teatro, passando armi e bagagli al gruppo Volkswagen, spinto dal desiderio di poter continuare la propria opera sottraendosi all'alea dell'imprevedibile e del precario. E da allora con il figlio Fabrizio lavora in piena serenità.

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