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26/01/2011 | di Redazione Ruoteclassiche
IL RIPOSO DEI BOLIDI
Venti monoposto tutte insieme si vedono solo sulla griglia dei G.P. o al Museo Mille Miglia di Brescia, dove fino a metà gennaio, nell’antico monastero di Sant’Eufemia, saranno esposti bolidi dagli anni 50 ai primi 90, oltre a sei kart di enorme valore storico. All’ingresso si è accolti da un veicolo stranissimo: un Tony Kart, […]
26/01/2011 | di Redazione Ruoteclassiche

Venti monoposto tutte insieme si vedono solo sulla griglia dei G.P. o al Museo Mille Miglia di Brescia, dove fino a metà gennaio, nell'antico monastero di Sant'Eufemia, saranno esposti bolidi dagli anni 50 ai primi 90, oltre a sei kart di enorme valore storico.

All'ingresso si è accolti da un veicolo stranissimo: un Tony Kart, con carenatura in plexiglas, a guida distesa. Nel 1965, a Monza, ottenne il record del mondo di velocità nella categoria 100 cm3, con 214,86 km/h. Senza volante, con solo due manopole collegate alle minuscole ruote anteriori, in pratica privo di sospensioni, con i pedali in coda, andava guidato a pancia in giù e con un coraggio da leoni.

I kart, come quello che sperimentò le sei ruote sull'esempio della Tyrrel, fanno parte della collezione privata del fondatore della Tony Kart, Antonio Bosio.

La rassegna presenta alcune monoposto di celebri campionati, come la Stanguellini che nel 1960 correva in F. Junior o la BWA (1967) di F. 850; l'Abarth F. Italia (1972) e la F. Superford (1973) richiamano alla mente i combattutissimi campionati monomarca degli anni 70. Quattro sono le F.3 esposte: De Santis (1967), BWA (1965), Techno (1969) e Dallara (1993). C'è anche una F.2, la bella Techno-Elf (1971).

Oltre alla prima monoposto italiana del dopoguerra, la Cisitalia "D46", a rendere irrinunciabile una gita a Brescia sono ben dieci F.1: ad aprire è una Cooper del 1952, affiancata da una rara JBW del 1960, una delle poche auto americane in F.1.

A chiudere sono tre italiane; la Ferrari "156" con cui Michele Alboreto sfiorò la vittoria nel Mondiale 1985 (tradito nel finale di stagione dall'inaffidabilità del motore "1500" biturbo). La rara Life "Racing F35", dove Life altro non è che la traduzione del cognome del fondatore, Ernesto Vita. L'ultima, la BMS "F192", è la più amata dai padroni di casa: la Brixia Motor Sport, con telaio Dallara e motore Ferrari, fu assemblata a Brescia dalla Scuderia Italia di Giuseppe Lucchini e Vittorio Palazzani (attuale presidente del museo). Il "Brixia" dell'acronimo BMS è il nome latino di Brescia.

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