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Anniversari, la Citroën CX compie 50 anni

La Citroën CX festeggia il suo cinquantesimo compleanno: un modello iconico degli anni 70 e 80 per le linee eleganti, ma soprattutto per le caratteristiche tecniche e aerodinamiche, come suggerisce il nome. Al suo attivo ha due generazioni e 17 anni di carriera – conclusa nel 1989 con l’arrivo dalla XM, anche se la versione station wagon “sopravvisse” fino al 1991 – durante i quali stati prodotti oltre un milione di esemplari (per l’esattezza 1.042.460, di cui 913.375 berline e 129.085 familiari). Eletta auto dell’anno nel 1975 fu scelta anche da presidenti della repubblica francesi e piloti di rally.

Raffinate innovazioni. Lanciata il 26 agosto del 1974 per sostituire in gamma le “sorelle” DS, modello dal quale ereditò la trazione anteriore, le sospensioni idro-pneumatiche e i freni a disco a doppio circuito, la CX fu portatrice di raffinate innovazioni, ammirate e copiate da altri costruttori. Il quattro cilindri trasversale, per esempio, era posizionato nello sbalzo anteriore e inclinato in avanti per ottimizzare la distribuzione dei pesi, per ottenere la proverbiale tenuta di strada della Casa. Oltre alla spiccata aerodinamica (il CX era pari a 0,375, notevole per l’epoca), la carrozzeria monoscocca era collegata al telaio tramite sedici puntoni elastici in grado di filtrare il rumore e le vibrazioni provenienti dagli assi anteriore e posteriore, dal motore e dal cambio. A tutto vantaggio del confort di viaggio.

Il quadro strumenti. Nell’abitacolo la novità più significativa, già sperimentata sulla più piccola GS, era rappresentata dal quadro strumenti a rullo, studiato dai tecnici francesi non solo guardando all’estetica, ma anche all’ergonomia e alla sicurezza: tutti i comandi principali (fari, indicatori di direzione, tergicristallo e clacson) erano accessibili con la punta delle dita senza togliere le mani dal volante. E che dire dell’introduzione delle cinture di sicurezza retrattili e, nel 1975, del sistema di servosterzo Diravi (inizialmente come optional), grazie al quale il carico volante aumentava progressivamente di pari passo la velocità.

Innovazione costante. Nel corso degli anni la Citroën CX ha poi continuato a migliorarsi, introducendo soluzioni e dispositivi che sarebbero diventati la normalità molto tempo dopo. Fra questi, per citarne alcuni, l’impianto di climatizzazione (1975), il cambio semiautomatico (1976), il tetto apribile elettrico e la trasmissione a cinque marce (1977), le cinture di sicurezza posteriori (1978), l’indicatore dell’olio nel cruscotto (1979), la chiusura centralizzata delle porte (1982), il motore turbo a iniezione a benzina (1984), l’impianto frenante Abs (1985), lo sbrinatore automatico del lunotto posteriore (1986).

Motorizzazioni e allestimenti. Un modello di successo, dunque, declinato in una vasta gamma di motorizzazioni e allestimenti. La versione d’esordio, la Citroën CX 2000, equipaggiata con un quattro cilindri a benzina 1.985 cm3 (nel 1979 la entry level venne poi sostituita dalla CX Reflex e dalla CX Athena, dotate di un 2.0 di lega leggera con albero a camme in testa), dal gennaio 1975 fu affiancata dalla CX 2200 e, dal luglio dell’anno successivo, dalla CX 2400. Non mancò una versione diesel (sia berlina sia station wagon) della CX 2200, dal 1983 anche turbo, affinato e aumentato di potenza nel 1987 – 2500 cm3 e 120 CV, anziché 95 – con l’arrivo della CX 25 TRD Turbo 2, capace di toccare una velocità massima di circa 195 km/h.

Dalla station alla “Limo”. All’inizio del 1976 venne presentata la station wagon, denominata CX Break, che venne proposta anche a otto posti e in una versione commerciale, la CX Enterprise, declinata anche come ambulanza. Nello stesso anno nacque la più ricca e accessoriata della gamma Citroën, la CX Prestige, che oltre a finiture premium vantava un passo più lungo di 25 centimetri, il che si traduceva in maggiore spazio per i sedili posteriori. Pensata come auto di rappresentanza per personalità politiche e rappresentanti delle istituzioni, i quali avevano già dimostrato di apprezzare il modello, era inizialmente spinta dai motori a benzina più potenti dell’epoca, a cui si aggiunse tre anni dopo una variante diesel denominata CX Limousine, ancora più lussuosa.

Il restyling. Con l’arrivo della CX GTi, nel 1977, fu introdotto il motore benzina a iniezione L-Type Jetronic di 2.347 cm3 e 128 CV, abbinato a un cambio a cinque marce, cui si aggiunse nel 1984, un‘unità turbo da 2500 cm3 e 166 CV che diede vita alla CX 25 GTi Turbo: questa versione era capace di toccare i 220 km/h di velocità massima (due anni dopo ricevette l’intercooler, prendendo il nome di CX 25 GTi Turbo 2). Dopo undici anni di attività, nel 1985 la francese fu sottoposta al primo e unico restyling. Le modifiche della seconda generazione interessarono, in realtà, pochi dettagli, quasi prevalentemente estetici: i paraurti di plastica sostituirono quelli di metallo, i retrovisori furono ridisegnati, così come i passaruota anteriori, leggermente allargati, la plancia e la strumentazione vennero ridisegnate per le versioni sportive, con l’introduzione di quadranti analogici.  

Protagonista anche in gara. La CX si distinse anche nei rally di tutto il mondo, fra i quali quello del Marocco, delle Mille Piste, la Londra-Sydney, il Rally dell’Acropoli, il 5 x 5 Transafrica e il raid Parigi-Dakar. Al massacrante Giro automobilistico del Senegal del 1977 dopo quattro tappe e un percorso di 3.000 km, ben sette CX si piazzarono ai primi cinque posti della classifica. Ma fecero meglio, i due anni successivi, vincendo la competizione. Una CX 2400 GTI di fabbrica entusiasmò il pubblico alla Parigi-Dakar del 1981 guidata dal grande Jacky Ickx, già plurivincitore della 24 Ore di Le Mans, e dall’attore francese Claude Brasseur. Dopo aver dato spettacolo in diverse tappe, purtroppo fu poi costretta al ritiro.

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