La Leggenda di Bassano 2023 con una Bentley del 1928 - Ruoteclassiche
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28/06/2023 | di Giosuè Boetto Cohen
La Leggenda di Bassano 2023 con una Bentley del 1928
Abbiamo partecipato alla galoppata di 560 km in tre giorni (dal 22 al 25 giugno), tra sei passi dolomitici. Un'avventura fatta di discese da brivido e qualche serio rischio
28/06/2023 | di Giosuè Boetto Cohen

La galoppata dolomitica de La Leggenda di Bassano -Trofeo Giannino Marzotto 2023 è giunta al traguardo e noi l’abbiamo vissuta in prima persona. Ecco il nostro racconto dal sedile del passeggero di una Bentley 4.5 litre del 1928.

Sei passi dolomitici. Cinquecentosessanta chilometri in tre giorni (dal 22 al 25 giugno), da Bassano del Grappa all’Alto Adige e ritorno, con sei passi dolomitici, di cui tre a precipizio e uno, il Rombo, da temerari, coi suoi duemilacinquecento metri tra le nuvole e qualche ricordo di neve. Le ultime rampe sono di mulattiera, scavata dagli alpini nel 1915, sotto le granate degli austriaci.

Interminabili discese. Arrivare lassù con una Bentley di 95 anni, diciassette quintali di acciaio spinti da un centinaio di cavalli e frenati da quattro tamburi, possenti ma azionati “a stanghetta”, non è stato uno scherzo. E nelle interminabili discese, col tornante che ti guarda, e che riusciamo appena a chiudere, tirando a due braccia sul volante, avrei voluto avere un paracadute sulle spalle, al posto del gilet. Ma tutto è bene quel che finisce bene. Senonché…

Impianto frenante addio. Lunedi mattina, mentre tutti rientriamo nelle nostre vite, arriva l’e-mail di Peter, l’armatore della Bentley, uomo amabile, ospitale, da farci quasi stringere un’amicizia. Appena 20 chilometri dopo aver lasciato Bassano, scrive Peter, sull’autostrada che doveva condurlo a Francoforte (lui non usa mai il carrello), i freni della vegliarda hanno ceduto di schianto. “Mi è rimasto solo quello a mano, perché nulla rispondeva più, né davanti né dietro”. E così è arrivato, incredulo, fino a una stazione di servizio, fortunatamente in piano, da cui ha chiamato il soccorso stradale. Punto.

Se fosse successo prima… Ci sarebbe di che tornare subito al sacrario di Asiago, dove l’edizione 2023 ha fugacemente sostato (forse perché due terzi dei concorrenti, al tempo, sparavano dall’altra parte). O a una delle croci in vetta, che confidando nella baldanza della nostra vettura abbiamo salutato con leggerezza. Se il tenditore avesse ceduto poche ore prima, il titolo di questo racconto sarebbe stato diverso. E a firma di altri.

Campione compassato. Ma lasciamo la notte insonne, i se e i ma. In fondo non muovono nemmeno un sopracciglio, quando racconto il fattaccio, al gladiatore campione rally Miki Biasion, apripista, insieme a Mario Peserico della Eberhard, su una fiammante Dallara Stradale. Loro coi quadrupli freni al carbonio, però.

Un po’ di cronaca. L’edizione 2023 ha portato a Bassano 107 “barchette” d’alta epoca (sono ammesse sole le vetture scoperte), provenienti da tredici Paesi diversi. Trentasei le Case rappresentate, da Ferrari a Maserati, passando per Alfa Romeo, Porsche, Bentley e Bugatti, Aston Martin, Jaguar e MG, BMW, Fiat, Lancia. Ma anche marchi dal passato glorioso come O.S.C.A., Itala, Delage o Ansaldo e piccoli costruttori per lo più specializzati e poco conosciuti, come Tojeiro, Connaught, Elva, Buckler, Devin e Fairthorp.

I vincitori. Nelle prove di abilità i migliori con il cronometro sono stati, per il secondo anno consecutivo, la coppia Rossi-Antonelli su una piccola Singer Nine Sport del 1933, precedendo Piantelli-Montaldi su Bentley Speed Model del 1926 e Ehlen-Koppel su Porsche 356 Speedster del 1956.

Clima informale. Ma non è per le prove speciali che gli appassionati de La Leggenda di Bassano si ritrovano da ventotto anni, e in numero crescente. Stefano Chiminelli, patron e pasionario della manifestazione, non si stanca di ripeterlo: “Qui la gente viene soprattutto per star bene, insieme, in uno dei posti più belli del mondo. È il clima alla mano, informale, che rende unici i nostri tre giorni. Agli amici stranieri questo piace, mentre gli italiani sono sempre concentrati sulle lancette del cronometro. Noi crediamo che ogni tanto bisognerebbe scendere dal podio, e guardare anche fuori dal finestrino”.

Natura, cultura ed enogastronomia. Sul prato della settecentesca Villa Caffo Navarrini di Rossano Veneto gira uno spiedo monumentale e di rarissima bontà. A poca distanza, su un motocarro anche lui secolare, arde il forno a legna per la pizza. E naturalmente, intorno, all’ombra dei tendoni e degli olmi, scorrono fiumi di prosecco. Così vengono accolti i partecipanti al traguardo, dopo la passerella per le vie di Bassano.

Nata per correre. Penso ai 500 chilometri sulla Bentley e ancora non so che razza di partita siano stati. Quando, il primo giorno, alla fine del vertiginoso saliscendi, avevo chiesto a Peter come si comportava la vettura su quei pendii, lui mi aveva totalmente rassicurato. “Sono tamburi nati per correre, per velocità doppie a quelle che faremo. Non surriscaldano e reggono bene l’usura”. E così mi era sembrato, perché il freno motore del massiccio quattro cilindri lo stavamo usando davvero poco, quasi mai sopra i 2000 giri, anche per risparmiare la meccanica.

Alla guida. La Bentley, sorprendentemente confortevole nelle sospensioni, sulle strade di montagna ha un portamento tranquillo. Sui falsopiani accelera bene e a 70 km/h si può inserire l’overdrive elettrico sulla quarta marcia. Riprende bene dagli 8-900 giri e si assesta, con un borbottio basso e non proprio nobilissimo, sui 1500-1800. Sente invece molto le salite, e lì è una continua lotta tra seconda e terza, non sincronizzate, con molte grattate nel mezzo, anche se il mio driver è un cultore della materia.

Collezionista doc. Di Bentley Peter ne ha attualmente tre, una 8 litri che questa volta ha noie all’accensione, ma mi dice essere tutt’altra macchina, e una 3.5 con turbocompressore. Però ne ha collezionate molte altre, (in mezzo ad alcune Lagonda) e, soprattutto, le ha portate ai quattro angoli del mondo. Con un gruppetto di collezionisti-amici ha corso nella pampa argentina, tra i vigneti del Sudafrica, nell’ Islanda dei vulcani e attraverso il Rajasthan, ospite nei palazzi di vari maraja.

Un certo curriculum. Mi piacerebbe farmi raccontare qualcosa, magari in rettilineo, quando lo sterzo e il cambio gli danno una tregua. Ma Peter è sordo dall’orecchio sinistro e mastica l’inglese con qualche difficoltà. In ogni caso 170.000 chilometri al volante di una Bentley, pur spalmati in una vita lunga 77 anni, a quanto pare senza grossi incidenti, mettono insieme un certo curriculum. C’è da fidarsi.

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