C’è chi conosce la Lancia Beta Montecarlo per il nome, evocativo, ma non saprebbe riconoscerne le fattezze, e c’è chi invece la ricorda per essere stata oggetto delle attenzioni amorose della Volkswagen Maggiolino nel film della Disney “Herbie al Rally di Montecarlo”. C’è infine chi sa che la variante turbo ha trionfato in pista e che la "Montecarlo" ha dato vita anche alla Rally 037, ultima auto a trazione posteriore a vincere un Mondiale Rally.
Doveva essere una Fiat
Insomma, tante cose per una piccola sportiva a due posti che la Lancia immette sul mercato a partire dal 1975 dopo - si dice - un colpo di mano di Gianni Agnelli in persona che, all’ultimo momento sceglie di regalare un progetto nato Fiat al marchio che da pochi anni era stato acquisito dalla Casa torinese. L’obiettivo è quello di risvegliare interesse intorno alla Lancia con un modello dal design molto personale e con una base meccanica che ha dimostrato la sua validità con il secondo posto raggiunto dal prototipo Abarth Pininfarina SE 030 al Giro d’Italia dell’anno precedente.
Venduta anche negli Usa
Scocca portante, prodotta e assemblata in Pininfarina (che ovviamente ne disegna anche la linea), motore in posizione centrale-trasversale con trazione posteriore sono un ottimo biglietto da visita e, con il bialbero “Lampredi” portato a 2.0 litri con 120 CV, alla Beta Montecarlo non manca la grinta. E pensare che inizialmente doveva essere equipaggiata con un V6 da 3.0 litri, scelta poi accantonata causa crisi petrolifera. Viene offerta in due varianti, Coupé e Spider, anche se quest’ultima dev'essere considerata una versione "Targa", con tetto rimovibile. La prima generazione viene prodotta per tre anni, anche con una parentesi americana, in quanto ne verranno venduti 1.801 esemplari negli Stati Uniti con il nome di Lancia Scorpion.
Leggera, agile e divertente
La Beta Montecarlo poteva raggiungere i 190 km/h e accelerare da 0 a 100 in 9,3 secondi, ma soprattutto, grazie al peso contenuto (meno di 1.000 kg) risultava molto divertente da gestire tra le curve. Contribuiva al piacere di guida anche la raffinata sospensione posteriore a doppi triangoli oscillanti, che garantiva compostezza e limiti di aderenza elevati, tanto che la corta e bassa (rispettivamente 3,81 e 1,19 metri) Montecarlo sembrava più che pronta ad accogliere potenze ben maggiori, come sarebbe poi successo nelle versioni da corsa.
La seconda serie
In un quadro così idilliaco, potrebbe sorprendere scoprire che nel 1978 la produzione viene interrotta, ma il fiasco delle vendite negli States (causa norme antinquinamento, la Scorpion aveva la cilindrata ridotta a 1.8 e solo 81 CV) comporta un ripensamento strategico. La seconda serie debutta l’anno seguente, si chiama semplicemente “Montecarlo” e in realtà non presenta stravolgimenti: cambia la mascherina che adotta il nuovo logo Lancia, vengono inseriti dei vetri nelle pinne dei montanti posteriori e i cerchi passano da 13" a 14”. Il motore beneficia di nuovi carburatori e accensione elettronica Magneti Marelli e la produzione prosegue fino al 1981 anche se il modello resta a listino altri tre anni.
Puro design anni 70
Della prima serie ne sono stati prodotti (escludendo le Scorpion) 3.385 esemplari, di cui 2.078 Coupé e 1.757 Spider, mentre della seconda più della metà: 1.940 esemplari, suddivisi in 1.123 Coupé e 817 col tetto rigido asportabile. Oggi una Beta Montecarlo è una sportiva che porta molto bene i suoi 50 anni e la sua linea - premiata nel 1976 con lo Style Award - è un piacevole tuffo negli anni 70 che, a differenza di alcune sue rivali dell’epoca, le dona una caratterizzazione spiccata, che piace molto agli appassionati.