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Lancia Delta S4: 40 anni di un’icona

Gli anglosassoni hanno coniato un termine, “omologation special” per identificare quelle vetture di serie solo “pro forma”, in quanto prodotte con l’unico obiettivo di permettere l’omologazione delle rispettive versioni da corsa, vedi, in questo caso, il Campionato Mondiale Rally. E, a metà anni 80, furoreggiavano le Gruppo B, mostri da oltre 500 CV: la Lancia Delta S4 è una versione ingentilita della belva da corsa, che dopo 40 anni fa battere ancora forte il cuore.

Delta solo di nome

Della Delta, diciamolo subito, c’è solo, vagamente, l’aspetto esterno, anche se l’importante sbalzo posteriore suggerisce immediatamente la presenza di ben altre “diavolerie” meccaniche. Anche il muso basso e i cerchi di lega “pieni” da 16 pollici sono un segnale della diversità della S4. Basta poi aprire il cofano anteriore e scoprire che al posto del motore c’è la ruota di scorta per dover necessariamente “resettare” tutto. La S4, infatti, è un’auto a sé, il frutto della genialità ingegneristica di Lancia-Abarth applicata al concetto di auto da rally a 4 ruote motrici.

Telaio da corsa

La Delta S4 nasce, infatti, per combattere finalmente ad armi pari con le Audi Quattro ed è un prototipo camuffato da pacifica Lancia Delta. Sollevando lo scenografico cofano posteriore in un solo pezzo – che in pratica include un terzo della carrozzeria – si apre uno spettacolo che di “stradale” non ha nulla. C’è infatti una scocca portante integrata da un traliccio tubolare con elementi al cromo saldati, a cui venivano incollati dei pannelli di materiale composito: al centro, in posizione longitudinale, il motore, un concentrato di tecnologia impressionante per l’epoca e tuttora capace di sorprendere.

Doppia sovralimentazione

Un quattro cilindri di soli 1.759 cm3 con basamento e testata di lega leggera, canne cilindri rivestite con materiale ceramico per renderle più scorrevoli, 16 valvole e, soprattutto, una doppia sovralimentazione, il vero segreto della S4. Ai bassi regimi infatti operava un compressore volumetrico Volumex, ma non appena si saliva nella zona più alta del contagiri veniva escluso, per dare spazio a una turbina KKK K26: il risultato sulla versione stradale erano 250 CV che permettevano di scattare da 0 a 100 in circa 6 secondi e di raggiungere una velocità massima di 225 km/h. Valori ottimi, ma niente a che vedere con la versione da rally, che, complice la meccanica più spinta e la maggiore pressione di sovralimentazione poteva superare i 500 CV e, grazie ai rapporti corti, si catapultava a 100 km/h in meno di 3 secondi. Merito anche della trazione integrale con 2 differenziali con autobloccante meccanico (25-75% all’avantreno e 40-60% sull’asse posteriore).

È anche elegante

Così come la S4 da rally era – di prassi – molto spartana, la S4 stradale si rivelava una vera Lancia, con un abitacolo dominato da rivestimenti di Alcantara, splendidi sedili profilati, un cruscotto avvolgente e armonioso che comprendeva tutti gli strumenti e indicatori necessari. Per finire, un volante sportivo a tre razze con lo scorpione Abarth al centro. Si dice che dei 200 esemplari necessari da regolamento ne siano stati realizzati di meno, fatto sta che le S4 stradali hanno raggiunto quotazioni pazzesche, da 550 mila euro a 750 mila euro, a seconda delle condizioni. Inevitabile, se si considera che la vettura è a tutti gli effetti un’icona indelebile dell’epoca più incredibile della storia del Mondiale Rally.

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