Compie quarant'anni la Opel OSV 40, veicolo sperimentale basato sulla Kadett C, sulla quale furono testati per la prima volta numerosi nuovi dispositivi di sicurezza. La vettura superò con ottimi risultati tutti i crash test aprendo la strada alla diffusione di questi sistemi sulle auto di tutti i giorni.
Tra strutture ad assorbimento progressivo degli urti; cruise control attivi con radar che permettono di mantenere una distanza prefissata dal veicolo che procede, adattandone anche la velocità; telecamere che leggono la strada e avvisano il pilota se si supera il limite della propria la corsia; sistemi di illuminazione intelligenti che regolano l’altezza dei fari e l’intensità di luce in base al tipo di strada, alla luminosità del momento e all’assetto dell’auto; airbag; pretensionatori di cinture; luci di emergenza che si attivano; portiere che si sbloccano in caso di incidente e quant’altro, oggi anche un impatto frontale con una citycar non è più rischioso come un tempo.
Ma se la sicurezza in auto ha raggiunto livelli di efficacia così elevati lo si deve anche a vetture come la Opel OSV 40 che, proprio 40 anni fa, testava per la prima volta nuove soluzioni di sicurezza. Basata sulla Kadett C la sigla OSV sta per Opel Safety Vehicle mentre il numero 40 indica le miglia all’ora (pari a 65 km/h) con cui ha superato con successo un urto frontale.
Tutto ciò grazie a soluzioni innovative che hanno aperto la strada ai sistemi di sicurezza adottati oggi: come i paraurti voluminosi riempiti di schiuma poliuretanica per favorire l’assorbimento degli urti; le barre piene di espanso che si rompevano in modo controllato a velocità d’urto superiori ad 8 chilometri all’ora (sotto questa velocità non si produceva alcuna deformazione permanente); gli spazi cavi di soglie e portiere riempiti di schiuma poliuretanica; le barre rinforzate sistemate nel tetto e gli schienali dei sedili anteriori fissati al tetto con cinghie, che consentivano comunque di regolare i sedili, ma contemporaneamente aumentavano la stabilità dell’abitacolo. E infine, per aumentare la rigidità della struttura, il parabrezza in vetro laminato incollato direttamente alla carrozzeria.
Innovazioni mirate anche nell’abitacolo: all’interno, tutte le superfici che sarebbero potute venire a contatto con i passeggeri in caso d'incidente, sono state imbottite con uno strato di due centimetri di poliuretano espanso. Lo sterzo venne dotato di un elemento a gomito aggiuntivo nella parte inferiore del piantone. Nel posto guida, il sistema di allerta centrale realizzato dalla Hella controllava undici funzioni segnalando i possibili problemi con delle spie. Quattro luci aggiuntive dietro il lunotto segnalavano la frenata di emergenza e funzionavano anche da luci di emergenza. Grazie alla loro posizione elevata, chi seguiva la vettura le avrebbe potute vedere più facilmente. Per ridurre l’angolo cieco, lo specchietto retrovisore diviso in due parti.
Per creare una barriera continua con la zona posteriore i sedili di pilota e passeggero furono allargati. I supporti laterali, all’altezza delle spalle, impedivano che guidatore e passeggero si scontrassero in caso di urto laterale. I poggiatesta dei sedili anteriori ridotti al minimo permettevano al guidatore di avere un’ottima visuale posteriore, mentre il sistema di ritenuta a cinghie per le teste dei passeggeri posteriori garantiva sicurezza e visibilità. I quattro sedili della OSV 40 erano dotati di cinture a tre punti di ancoraggio, con quelle anteriori già provviste di sistema di pretensionatore automatico.
Così allestita la OSV 40 superò tutti i crash test: dopo l’urto fontale contro una barriera fissa a 40 mph tutte e quattro le portiere si aprivano ancora; la parte anteriore si accorciava di mezzo metro come voluto; e anche nel test frontale contro un pilone a 50 km/h, nel tamponamento, nell’impatto laterale contro un palo e nel test di ribaltamento a 48 km/h tutti i risultati furono molto soddisfacenti.
Gilberto Milano