Nei suoi anni ha vinto tutto quello che c'era da vincere e ancora oggi si difende bene nelle gare storiche. Questo esemplare, l'ultimo della serie, è di un americano che la porta a tutte le principali gare del mondo, percorrendo anche mille chilometri ogni volta. Un'auto scontrosa, ma affidabile e sempre velocissima.
La "GTO" (Gran Turismo Omologata) è la Ferrari stradale più quotata: 4.650.000 euro. È stata prodotta in 33 esemplari e deriva dalla "250 SWB". Il motore V12 e il cambiosono però collocati in una posizione più arretrata rispetto alla progenitrice.
Il nostro esemplare è l'ultimo prodotto e appartiene al collezionista americano Paul Pappalardo, che l'acquistò nel 1974. Il primo proprietario fu, nel 1963, il pilota francese Jean Guichet, che al volante di questa vettura vinse nello stesso anno il Tour de France. La "GTO" corse poi con successo in varie gare e del 1984 iniziò a partecipare alle manifestazioni storiche.
Gli interni sono essenziali, quasi spogli. I sedili sono rigidi e molto avvolgenti e la leva del cambio, con innesti a selettori, è lunga e non molto pratica. "Su strada la 'GTO' è una vettura insospettabilmente facile", racconta Pappalardo. "Il motore è molto potente, ma fluido nell'erogazione dei cavalli. Con questo esemplare ho percorso decine di migliaia di chilometri e vi posso assicurare che la tenuta di strada è più che buona. Lo sterzo è preciso e la frizione è progressiva e resistente, mentre il pedale del freno va premuto con molta forza".
Un difetto? "Forse l'eccessiva rigidità delle sospensioni sullo sconnesso". Un pregio? "L'affidabilità. Si può spingere fino a 9000 giri senza rischiare di rompere il motore".
Auto
10/02/2003
|
di
L’ORIGINALE
Nei suoi anni ha vinto tutto quello che c’era da vincere e ancora oggi si difende bene nelle gare storiche. Questo esemplare, l’ultimo della serie, è di un americano che la porta a tutte le principali gare del mondo, percorrendo anche mille chilometri ogni volta. Un’auto scontrosa, ma affidabile e sempre velocissima. La “GTO” (Gran […]
10/02/2003
|
di