Made in Italy: Autobianchi Y10 Turbo - Ruoteclassiche
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05/03/2020 | di Andrea Zaliani
Made in Italy: Autobianchi Y10 Turbo
Dimensioni compatte, stile originale, impostazione essenziale ma di carattere. La Y10 presentata nel 1985, sulla cresta dell’onda per un decennio, sapeva il fatto suo. Una delle declinazioni più vivaci e interessanti era rappresentata, senza ombra di dubbio, dalla Turbo.
05/03/2020 | di Andrea Zaliani

Dimensioni compatte, stile originale, impostazione essenziale ma di carattere. La Y10 presentata nel 1985, sulla cresta dell’onda per un decennio, sapeva il fatto suo. Una delle declinazioni più vivaci e interessanti era rappresentata, senza ombra di dubbio, dalla Turbo

La vettura rimane fedele alle peculiarità dei modelli compatti dell’epoca, in termini di spazio e funzionalità, ma presenta allestimenti completi e di livello. Il progetto porta inoltre in dote un’inedita soluzione meccanica: la Y10 è la prima auto del gruppo Fiat a utilizzare il nuovo motore Fire. La gamma, ideata per assecondare le più disparate esigenze della clientela, si articola su tre declinazioni: la Fire, col nuovo 1000 cc da 45 cv, la Touring, con propulsore 1050 cc da 55 cv, e la Turbo, con la medesima cilindrata della Touring ma in grado di erogare una potenza di 85 cv.

Abito piccolo, ma gradevole. Compatta e aerodinamica la Y10 vanta una personalità marcata. La particolare linea può non entusiasmare particolarmente, ma è innegabile la pulizia complessiva del design. Il frontale è senz’altro la parte più interessante: basso e largo, in linea con gli stilemi che dettano le tendenze del periodo. Tale porzione di vettura è caratterizzata per l’adozione di grandi fari trapezoidali inglobati in una mascherina che riprende lo stile delle Lancia, dal cofano a tutta larghezza e dal massiccio scudo paraurti in resina. La fiancate e la coda son più innovative. Le prime seguono il profilo del cofano verso l’alto e contribuiscono a slanciare l’insieme, dato che nella parte posteriore si rastremano con i cristalli laterali. La coda è tagliata nettamente, col portellone verticale di colore nero. I gruppi ottici sono a sviluppo orizzontale, le superfici vetrate piuttosto ampie.

Interni funzionali. Gl’interni garantiscono una capienza sufficiente per quattro persone adulte. Il disegno della plancia, raccordato ai pannelli delle porte, è semplice e funzionale. Le finiture sono di buon livello. La strumentazione è migliorabile ma la dotazione di accessori rientra nella norma. Entrando nel caso specifico, la Turbo differisce dalle altre Y10 per le scritte d’identificazione anteriore e posteriore, la fascia lungo la zona inferiore della fiancata con la scritta Turbo, il terminale di scarico, gli scudi paraurti con spoiler inferiori e percorsi da una sottile filettatura di colore rosso. All’interno si nota il volante, a quattro razze, di forma diversa rispetto agli altri modelli. La strumentazione è completa, ci sono anche: contagiri, manomentro e termometro dell’olio e il manometro della pressione della sovralimentazione.

Tecnica collaudata. Le tre versioni della Y10 non propongono un’impostazione meccanica innovativa rispetto al tradizionale schema delle trazioni anteriori: motore trasversale, cambio manuale a cinque rapporti, avantreno che segue lo schema MacPherson e sospensioni posteriori ad assale rigido. Ciò non toglie che vi siano alcune componenti inedite, come il già citato motore Fire 1000 da 45 cv. Il motore 1050, invece, è un’unità già impiegata nella produzione del gruppo Fiat.

La prova di Quattroruote. La Y10 Turbo provata dalla “nostra” rivista convince. Il temperamento del piccolo motore risulta pronto e molto elastico, in rapporto alla cilindrata contenuta. L’effetto della sovralimentazione è avvertibile sopra i 2.500 giri, mentre la sua rumorosità non diventa mai fastidiosa. Prendendo in considerazione il cambio, i rapporti sono un giusto compromesso tra prestazioni ed efficienza, dato che quelli inferiori sono corti e quello superiore è lungo. Non particolarmente apprezzato lo sterzo (tre stelle), in quanto sarebbe stato opportuno avere a disposizione un comando maggiormente diretto e preciso. Adeguato alle prestazioni l’impianto frenante.

Voi, che ne dite? A questo punto, come di consueto, lasciamo la parola alla nostra community. Siamo curiosi di conoscere le vostre opinioni in merito alla “piccola” italiana. L’avete mai posseduta? In caso affermativo, si trattava proprio della versione turbo? Tornando indietro nel tempo la (ri)comprereste oppure optereste per un modello di un’altra marca? Fatecelo sapere attraverso i commenti qui sotto. Inoltre, se avete una storia originale da raccontarci sul suo conto, potete scriveteci una mail formato post (breve descrizione abbinata, se possibile, a immagini) all’indirizzo di posta redazione@ruoteclassiche.it.

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