Il 16 maggio 1968 viene presentata la Citroën Méhari. Tre gioiose ragazze in bikini sono sui campi da golf di Deauville sulla nuova spiaggina della Citroën, con la sua carrozzeria interamente in plastica. Un’altra rivoluzione si sta per compiere. Oggi, dopo 150.000 esemplari prodotti (fino al 1987), è ancora in circolazione. E tra i collezionisti è molto ricercata.
Maggio sessantotto. Arriva una vettura insolita. Leggera, veloce, agile ma robusta. Va ovunque. Ed è una vera trasformista: può essere una cabriolet, un pickup o una berlina a 4 posti. Come molteplici sono i suoi usi: semplice trasporto di persone, ma anche di merci e attrezzi, e soprattutto il divertimento. Il clima quel 16 maggio 1968 è incandescente, in Francia. Per le rivolte di studenti e operai. Però la Citroën aveva deciso una data per il lancio della sua “Dyane 6 Méhari”, come si chiamava all’epoca la nuova “spiaggina”, e si rispettò la scadenza. Nonostante il freddo atmosferico, le modelle indossarono i loro striminziti bikini (altre più fortunate avevano altri costumi per interpretare le varie scene) e posarono con le otto delle circa venti Méhari di preserie (l’auto sarebbe stata omologata nel successivo mese di luglio), che rispetto alle vetture di serie erano verniciate di blu elettrico, rosso vivo, turchese e grigio metallizzato. La stampa, convocata per quella presentazione a Deauville, apprezzò.
Il progetto. L’idea iniziale fu del marchese Roland de la Poype, classe 1920 e una vita avventurosa. Finita la guerra si trovò per le mani un’industria di plastiche. E la Seab, Société d’études et d’applications des brevets, aveva tra i suoi clienti proprio la Citroën. Forniva materiali per i furgoni. Finché non pensò a una carrozzeria di plastica anche per una macchinina per vari usi. La propose alla Casa del DoubleChevron. Il designer Jean-Louis Barrault aveva come unico vincolo le misure della piattaforma Ak, quella del piccolo veicolo commerciale Citroën.
La vettura base. Dal progetto uscì la vettura base che era una cabriolet a due porte e due posti, sulla cui parte posteriore era possibile ricavare una “buca” per le gambe dei passeggeri da sistemarsi su un sedile pieghevole. Quando non veniva utilizzato formava un piano di carico unico dal paraurti posteriore sino agli schienali dei sedili anteriori. Il parabrezza (abbattibile) conteneva gli ancoraggi per due ferri che si univano ad un arco (smontabile) che sormontava i sedili di conducente e passeggero anteriore. Su questa struttura si poteva montare un tettuccio in tela che creava un abitacolo per i passeggeri anteriori. Estendendo il telaio, si coprivano anche i passeggeri posteriori e il bagagliaio, ottenendo così una berlina a quattro posti. Nel mezzo, infinite combinazioni con porte in tela o rigide, pannellature laterali in tela o anche carrozzerie in plastica rigida modulabili.
Vent’anni di produzione. La Méhari è stata prodotta in quasi 150.000 unità dal 1968 al 1987, comprese le 4x4 che hanno servito l’esercito francese, anche in versione “paracadutabile” e svolto il ruolo di “ambulanze veloci” alla Parigi-Dakar del 1980.