Mercedes E55 AMG Kompressor: evoluzione della specie - Ruoteclassiche
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30/10/2024 | di Andrea Paoletti
Mercedes E55 AMG Kompressor: evoluzione della specie
La generazione W211 sceglie la strada del compressore volumetrico per dare ancora più spinta al già poderoso V8 e raggiungere nuove vette prestazionali
30/10/2024 | di Andrea Paoletti

Cosa c’è di meglio di un V8 aspirato? Molti risponderebbero un V8 turbo, mentre Mercedes - o meglio, AMG - scelse di affidarsi a un compressore volumetrico per la E55 AMG Kompressor che venne presentata al Salone di Parigi del 2002, a pochi mesi dal debutto della serie W211 al Salone dell'automobile di Bruxelles. Cotta e mangiata verrebbe da dire, per l’insolita rapidità nel dare luce a una variante super-sportiva ed esclusiva (il prezzo di lancio era di quasi 95.000 euro). Per di più con un propulsore che presentava una sfiziosa novità rispetto al solito menu di Stoccarda.

0-100 in 4,7 secondi. Sotto al cofano, infatti, batteva il V8 da 5.439 cm³ della SL 55 AMG, caratterizzato proprio da un compressore, che quindi sviluppava 476 CV, un notevole balzo in avanti rispetto alla generazione precedente. Anche le prestazioni miglioravano sensibilmente, non tanto per la velocità massima - sempre limitata elettronicamente a 250 km/h -, quanto per i 100 km/h raggiunti in soli 4,7 secondi, mentre per i 200 orari ne bastavano 16,1. Il funzionamento del compressore volumetrico era inoltre ottimizzato grazie a un software della centralina che lo attivava solo a un determinato regime del motore e al carico sull’acceleratore, con il risultato di garantire una risposta molto pronta e allo stesso tempo salvaguardare i consumi mantenendolo inattivo quando non necessario.

Cambio con pulsanti al volante. Un motore raffinato oltre che potente, figlio della filosofia “un uomo, un motore” che prevede che un solo ingegnere sia responsabile dell'assemblaggio completo di un motore AMG, come da targhetta stampigliata sull’involucro del compressore. Non solo motore però: l’elettronica ormai imperversava a tutti i livelli e qui trovava posto un cambio “Speedshift” con pulsanti al volante (meno apprezzato in realtà di quello a “palette”, presente sulla E63) e le sospensioni pneumatiche semi-attive Airmatic, che offrivano la possibilità di scegliere un’impostazione più votata alla dinamica piuttosto che al comfort. Anche l’assetto era irrigidito, oltre che ribassato di 10 mm: bastava però superare i 140 km/h per farlo abbassare ulteriormente di altri 15 mm, per migliorare l’aerodinamica.

Look più aggressivo. Esternamente i cerchi di lega a doppia stella da 18” con pneumatici 245/40 all’anteriore e 265/35 al posteriore, lo spoiler più pronunciato, un accenno di minigonne e i minacciosi doppi scarichi gemellati in coda erano il biglietto da visita della E55, che proseguiva la sua offerta all’insegna dell’esclusività anche nell’abitacolo. Dove si facevano notare rivestimenti di pelle nappa o nabuk in tre abbinamenti: antracite/antracite, antracite/blu scuro e antracite/rosso merlot, con sedili sportivi profilati e provvisti di logo AMG cucito sullo schienale. I primi esemplari hanno già superato la soglia dei vent’anni e godono delle agevolazioni sul bollo in alcune regioni italiane. Con un po' di fortuna, se ne può trovare uno anche tra i dieci e i quindici mila euro, quasi certamente con percorrenze importanti: chi aveva la E55 AMG non la teneva certo in garage per uscirci solo la domenica.

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