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MILANO RISCHIA DI PERDERE ALTRI GIOIELLI

La notizia è di quelle che fanno tremare i polsi agli appassionati, alfisti e non. Il Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano starebbe pensando di vendere tre suoi gioielli: l’Alfa Romeo “8C 2300” Zagato del 1932, donata al museo nel dopoguerra da Giorgio Sisini, fondatore della “Settimana Enigmistica”, la “Bisiluro” Nardi del 1955 (esemplare unico) e il motore di un'”Alfetta” (lo stesso modello con cui Manuel Fangio trionfò sui circuiti di mezzo mondo all’inizio degli anni 50).

Obiettivo: fare cassa, dopo la scure dei tagli dei fondi pubblici che ha messo molti musei in difficoltà economiche. Dai vertici del museo, per bocca del direttore generale Fiorenzo Galli, arriva però una smentita, suffragata dalla precisazione che per una decisione di questo tipo non è sufficiente l’okay del consiglio di amministrazione, ma serve anche il via libera del Ministero dei Beni Culturali. Gli alfisti, però, non sono affatto tranquilli, anche perché le due vetture da tempo giacciono in magazzino e non sono quindi esposte al pubblico.

La preoccupazione è ovviamente che, una volta decisa la vendita, la “Bisiluro” e la “8C 2300” Zagato finiscano all’estero, magari Oltreoceano o in Gran Bretagna, come accaduto anche con altri gioielli del nostro patrimonio motoristico (si veda il recente caso dei prototipi Bertone venduti all’ultima edizione di “Villa d’Este”).

Per la “8C 2300” si vocifera di una quotazione tra i 4 e i 5 milioni di euro, una cifra molto allettante per chi ha necessità di fare cassa, ma una perdita gravissima non solo per la città di Milano, ma per tutto il Paese.

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