Mitsubishi 3000 GT (1991-2000), impressioni di guida - Ruoteclassiche
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05/08/2023 | di Marco Di Pietro
Mitsubishi 3000 GT (1991-2000), impressioni di guida
“Quel che non c’è non si rompe” aveva detto Henry Ford. Dopo quasi un secolo arriva dall’Oriente una granturismo velocissima, complicata, zeppa di automatismi. Eppure affidabilissima. Motore V6 in lega, quattro valvole per cilindro, due turbo, altezza da terra variabile, trazione integrale e ruote posteriori sterzanti...
05/08/2023 | di Marco Di Pietro

Potresti scambiarla per una Chevrolet Corvette un po’ “taroccata”. In realtà, è molto di più: la Mitsubishi 3000 GT è un concentrato di tecnologia ai massimi livelli, un’auto sportiva universale che ha incontrato un successo straordinario in tutti i continenti: in Estremo Oriente dove era commercializzata, nientemeno, col nome GTO, nelle Americhe dove si chiamava Dodge Stealth, e in Europa, dove la più anonima sigla 3000 GT non poteva essere accusata di “lesa maestà” nei confronti della Ferrari.

Soluzioni tecniche all’avanguardia. La linea aggressiva da granturismo 2+2 prendeva più di uno spunto dalle Corvette contemporanee, ma anche da supercar giapponesi come Nissan 300 ZX, Mazda RX-7 e Toyota Supra. Ma era la sola con soluzioni tecniche così d’avanguardia ed esclusive. Per esempio, la trazione integrale permanente con differenziale centrale a giunto viscoso e a slittamento limitato, le quattro ruote sterzanti, l’alettone posteriore regolato in modo automatico e l’“effetto suolo”, determinato dallo spoiler anteriore a comando automatizzato e dall’effetto Venturi che ne consegue. Non solo: in velocità la 3000 G” - prima macchina di serie dotata d’“intelligenza” - si abbassa per migliorare l’aerodinamica: azione che può anche essere comandata dal pilota, passando dall’opzione “Tour” a quella “Sport” tramite un selettore a pulsante.

Cockpit aeronautico. Ciò che si para davanti al pilota non è un semplice cruscotto. È una sorta di cockpit aeronautico ricco di pulsanti, spie e strumenti, alcuni dei quali a led. Insomma, un’astronave capace di prestazioni notevoli, grazie ai 286 CV a 6.000 giri del suo sei cilindri a V di 3 litri di cilindrata, 24 valvole, doppio turbocompressore e doppio intercooler. La velocità viene autolimitata a 250 km/h dalla Casa. Presentata sotto forma di prototipo nel 1989, la 3000 GT entra in produzione alla fine del 1990. In due soli anni gli stabilimenti di Nagoya ne sfornano oltre centomila, parte delle quali commercializzate in America col marchio Dodge.

Oggetto del desiderio. In Europa soltanto l’Inghilterra la importa regolarmente (sono in tutto e per tutto gli esemplari giapponesi con guida a destra), ma subito diventa l’oggetto del desiderio degli appassionati del Vecchio continente, al punto da fare la fortuna degli importatori paralleli che ne vendono altri mille esemplari tra il 1991 e il 1992. Forse è questo il motivo che convince l’imprenditore italiano Luigi Koelliker a importarla. L’operazione ha successo e nel 1993 ne vengono vendute trecento, favorite da un prezzo chiavi in mano molto interessante: 92.000.000 di lire (47.500 euro).

Momento propizio. Oggi la 3000 GT vale sui 13.000 euro. Il momento propizio per mettersi in cerca di una 3000 GT non durerà a lungo: il suo successo commerciale in Italia risale infatti a trent’anni fa, quando l’importatore, anche grazie a una massiccia campagna pubblicitaria, riuscì a piazzarne un buon numero di esemplari, che oggi non sono ancora molto cari, ma lo diverranno presumibilmente in fretta. Delle circa 700 unità vendute all’epoca dalla rete Mitsubishi ufficiale, ne rimangono in circolazione circa la metà; le altre furono esportate o radiate quando fu introdotto il superbollo. Le vetture superstiti nei prossimi anni vedranno le loro quotazioni in ripresa.

Sfida le Ferrari. Perché comprare una 3000 GT? Prima di tutto perché costituisce, assieme alla Honda NSX, la massima espressione di “granturismo alla giapponese”, sebbene non raggiunga forse i vertici di sportività della NSX, rispetto alla quale non ha perciò ancora assunto, nell’immaginario degli appassionati, lo status di modello d’alta collezione. In secondo luogo, la 3000 GT merita la nostra attenzione per le prestazioni, che le consentono di rivaleggiare con le contemporanee berlinette Ferrari a otto cilindri, pur costando molto meno in termini di manutenzione. Benché tecnicamente complessa, la 3000 GT è infatti molto affidabile. Alcuni suoi proprietari hanno dichiarato di avere percorso 300.000 km senza “aprire” il motore, limitandosi a eseguire gli interventi del programma di manutenzione periodica.

Sportiva non esasperata. Su strada la 3000 GT rivela il carattere della vera sportiva, anche se non esasperata. L’accelerazione è bruciante (da 0 a 100 km/h in 5,9 secondi, per Mitsubishi, 6,6 secondo le rilevazioni di Quattroruote eseguite in collaborazione con i collaudatori della rivista americana Road & Track). Nonostante ciò, la vettura non è rumorosa, anche perché i tecnici giapponesi realizzarono un comando, chiamato Active Exhaust, che agisce su una valvola all’interno del catalizzatore in modo da ridurre il livello sonoro dello scarico (e pensare che oggi, sulle sportive, si fa il contrario...).

Le criticità. Difetti rilevanti non ce ne sono, se non alcuni legati alle caratteristiche della macchina. Per esempio, il peso: una granturismo da 1.720 kg a vuoto non è certo una piuma da condurre e soprattutto da rallentare. Per questo le pastiglie e i dischi dei freni (che non costano poco), si “bruciano” mediamente ogni 15.000 e 30.000 km. Il cambio Getrag (a 5 marce fino al 1994, a 6 marce a partire dal restyling di metà anno, riconoscibile per l’adozione dei doppi fari tondi a vista e non più ribaltabili) è un po’ cagionevole se sfruttato in modo molto sportivo. Infine, è abbastanza difficile trovare un meccanico esperto nella manutenzione e, soprattutto, in grado di reperire ricambi originali. La rete Mitsubishi non sempre è in grado di fornirli.

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