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Modena Motor Gallery, l’eccellenza della “Valley”

Era una delle prime auto che incrociavi: impossibile non vederla, in mezzo alla galleria centrale della fiera, nella carrellata di Abarth, uno dei temi centrali dell’edizione 2018 di Modena Motor Gallery (22-23 settembre). A prima vista, sapeva di “tarocco”: una Ritmo Abarth a cinque porte non è mai esistita. Ma quella non è una Ritmo qualunque perché il suo “taroccatore” era Enzo Ferrari.

Uno Scorpione nella tana del Cavallino. Il Drake, il 9 marzo 1985, fece intestare alla Ferrari Esercizio Fabbriche Automobili e Corse questa Ritmo 85 S immatricolata il 22 novembre 1982 e in precedenza di proprietà di Fiat Auto Torino. Un’auto aziendale, insomma, che da Rivalta (dove producevano la Ritmo) era finita dritta a Maranello ma che il Commendatore voleva personalizzare. Per questo l’acquistò e la rimandò a Torino, alla Abarth, facendo sostituire il monoalbero 1500 con il 2000 bialbero usato sulla Scorpion, la versione americana della Lancia Beta Montecarlo, e chiedendo che adeguassero alimentazione, scarico, cambio, freni, pneumatici e strumentazione. Questa Ritmo fu l’ultima auto che guidò il grande vecchio.

Sesta edizione. Un biglietto da visita che racconta da solo, in modo efficace, cos’è Modena Motor Gallery: un evento che in sei anni è cresciuto bene, e che in poco spazio (tre padiglioni e un piazzale) mette insieme tutti gli ingredienti del Salone di auto storiche, li declina con un occhio particolare alla matrice locale (hai detto poco!) e riesce a far trascorrere al visitatore tre ore che nemmeno se ne accorge.

Abarth e gli altri minori. Il tema Abarth (in occasione dei 110 anni dalla nascita del fondatore) era raccontato con un’esposizione molto ricca di modelli da corsa, tra cui 750 Bialbero Record Monza, OT 1300, Simca 2000, Sport Spider SE 019, 2000 Gruppo 5 Sport, Sport SE 010. Viceversa, il doppio anniversario di Enzo Ferrari (120 anni dalla nascita, 30 dalla scomparsa) era affidato a numerosi incontri, a un raduno nel pomeriggio di sabato e all’esposizione di alcuni pezzi straordinari tra cui, su tutti, la Auto Avio Costruzioni 815 del 1940, prima Ferrari a tutti gli effetti ancorché priva del nome.

Anche i “minori” sono pezzi notevoli. Da non perdere, per gli amanti del motorsport, la bella mostra – al centro del padiglione A – di alcuni pezzi “minori”: Gilco Siluro (1950) di Luigi Musso, Fiat 1100/103 Coupé Zagato (1954), Fiat 1100 ES Coupé Pinin Farina (1950), Ermini 1100 Sport Internazionale (1952), Osca Foglietti Valentini MT4-2AD (1954). Di tutt’altro sapore l’aereo da caccia Macchi C 202 Folgore con il celeberrimo cavallino di Francesco Baracca che sarebbe poi diventato il simbolo della Ferrari. Insomma, il legame con la Motor Valley è molto stretto, come dimostrano anche alcuni espositori, dai musei Ferrari e Pagani al telaista Marchesi sino allo specialista Autorettifica Modenese, che esponeva una serie di motori interi, sezionati o a pezzi molto utili anche a fini didattici, per fare capire ai ragazzi il “Chi è chi” di un propulsore. 

Prezzi elevati. Certo, rispetto ad altre fiere più affermate quella di Modena non brilla per la presenza di club (a parte i soliti noti: Registro Fiat Italiano, Fiat 500 Club Italia, Aci Storico) né per la ricchezza di ricambi e documentazione, anche se di anno in anno questo settore è in crescita e non è impossibile trovare pezzi interessanti.  Moltissime, soprattutto, le auto esposte, e qui c’era davvero da lustrarsi gli occhi. Oltre a una vasta scelta di prodotti del territorio – chiamiamoli così – con una netta prevalenza dei cavallini sui tridenti, c’era una selezione ricca (e per ricchi) di Abarth, tra cui una 1300 Scorpione Francis Lombardi a 63.500 euro e una 750 Bialbero Record Monza Zagato a 158.000.

E qualche ottimo affare. Certo, anche le auto più popolari quando entrano in questi circuiti vedono le loro quotazioni lievitare: entrambe all’apparenza molto belle, una Citroën Ami 8 berlina a 7500 euro o una Renault 5 850 a 4000 sono alla portata di molti ma dovrebbero costare meno. Decisamente insolita la Ford Crown Victoria con la livrea della polizia newyorkese, venduta a 15.000 euro, stesso prezzo (non basso ma neppure esagerato) richiesto poco oltre per una Topolino C. Per 11.500 euro ci si poteva portare a casa una bella Mercedes Geländewagen 240 GD station wagon corto, una delle migliori occasioni al pari di una Lancia Flavia Coupé proposta a 14.500 euro, anche se qualche lavoro – annunciava correttamente il cartello sotto il parabrezza – è da mettere in preventivo.

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