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06/02/2019 | di Redazione Ruoteclassiche
Monte-Carlo Historique, due equipaggi italiani sul podio
Un Montecarlo come non se ne vedeva da anni, questa ventiduesima edizione del Rallye Monte-Carlo Historique: tanta neve, tanto ghiaccio e tanti ritiri.
06/02/2019 | di Redazione Ruoteclassiche

Un Montecarlo come non se ne vedeva da anni, questa ventiduesima edizione Rallye Monte-Carlo Historique: tanta neve, tanto ghiaccio, tanti ritiri, insomma, tante difficoltà ed emozioni che hanno caratterizzato l’impegno dei 314 concorrenti partiti 6 giorni pima da 6 differenti città europee.

Alla fine al Monte-Carlo Historique l'ha spuntata un equipaggio francese, Badosa-Reidl su Renault R8, avvantaggiati dal fatto di partire con un numero alto e quindi di trovare le strade già spazzate dagli oltre 200 concorrenti passati prima. Badosa aveva preso la testa già dalle battute iniziali, senza mai mollare nelle prove successive, nonostante l’incalzare degli italiani, costantemente a ridosso dell’avversario.

Tempesta di neve. A fine della seconda tappa del Monte-Carlo Historique erano addirittura otto i concorrenti italiani ad occupare le prime 15 posizioni assolute di classifica. La neve e il ghiaccio hanno fatto, come detto, la differenza, costringendo gli organizzatori ad annullare addirittura tre prove per impraticabilità, e parecchi sono stati i caduti di rilievo lungo il percorso, soprattutto a partire dalla terza tappa. Inizia Schon-Merenda, quarti assoluti dopo le prime due frazioni, che si innevano irrimediabilmente sulla settima prova e vengono liberati dopo oltre sei ore: riprenderanno sportivamente solo per onore di firma.

Le insidie non finiscono. Poi è la volta di Bergamaschi-Soffritti, noni a partire, che rompono il radiatore dell’olio del loro Maggiolone Salzburg e devono ritirarsi sulla prova successiva. Subito dopo abbandonano anche Marcattilj-Giammarino che danneggiano la scatola del differenziale della Triumph TR2 su un masso. A metà della terza tappa dietro a Badosa incalzano tre equipaggi italiani, nell’ordine: Canella-Arena su Fulvia Coupè, 2i assoluti, De Angelis-Sisti su Ritmo 60, terzi, e Zanchi-Agnese su Fulvia HF, 5i, con Fontanella-Scrivani su Fiat 128 e Aiolfi-Zambianchi su Beta Coupè rispettivamente undicesimi e quindicesimi in piena rimonta. Ma Fontanella cede di botto 60 posizioni per un guaio allo spinterogeno, mentre la pattuglia tricolore perde un altro protagonista, Gandino-Scarcella su Saab 96 vittima di un capottamento.

La notte sul colle. Si riprende per la quarta tappa con questo ordine di classifica senza grossi scossoni fino all’arrivo provvisorio a Monaco. Nelle posizioni di testa devono abbandonare i belgi Decremer-Lienne su Opel Ascona, al momento ottavi. I 261 superstiti ripartono alle 20.30 del martedì per affrontare l’ultima notte, la più difficile e selettiva del rally: gli italiani in predicato per un risultato di prestigio sono quattro, rispettivamente al 2°, 3°, 9° e 18° posto assoluto. Il Col de Turini è selettivo soltanto per gli inseguitori, così come l’ultima conclusiva prova di Loda, entrambe con tratti asciutti e parecchio ghiaccio.

Selezione naturale. All’alba del mercoledì sul palco di arrivo di Montecarlo transitano vittoriosi Badosa-Reidl davanti agli italiani De Angelis-Sisti (Fiat Ritmo 60) e Canella-Arena (Lancia Fulvia HF), che ce l’hanno messa tutta per recuperare il pur contenuto distacco. Quarti a sorpresa i lettoni Ltu Raisys-Zakmans su una mastodontica quanto impensabile Jaguar XK 150 Coupè, che precedono le Porsche 911 dei francesi Gaubert-Gaubert e dei norvegesi Granerud-Lie. Zanchi-Agnese concludono al 10° posto, Seno-Bertuzzi, autori di una rimonta straordinaria nelle ultime due tappe, portano la Kadett GTE in ottima quattordicesima posizione, mentre Aiolfi-Zambianchi scivolano in ventiquattresima piazza. Dei 314 partenti terminano la gara 238 equipaggi. Tra le squadre la vittoria assoluta va ancora una volta alla Scuderia Milano Autostoriche che conquista l’ambito titolo per la quinta volta in 10 anni, addirittura quarta affermazione consecutiva a conferma della qualità dei concorrenti italiani.

Alberto Bergamaschi

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