Hiroshima, 6 agosto 2025. Mentre scendo alla fermata della metropolitana di Mukainada, a due passi dal quartier generale della Mazda, 80 anni fa a quest’ora del pomeriggio, la città praticamente non esisteva più e circa 80.000 persone erano state polverizzate insieme ad animali, alberi, edifici. Gli stabilimenti di quella che era nata nel 1920 come Toyo Kyogo Cork Company e che da poco più di un decennio si era convertita dai tappi di sughero e utensili a produttore di veicoli a motore, avevano invece miracolosamente subito meno danni, grazie anche alla presenza di una collina a fare da schermo alla devastante onda d’urto. Sarebbero stati immediatamente messi a disposizione della popolazione come ospedale, magazzino, centro smistamento degli aiuti.
Simbolo di pace
Ho appuntamento con Minami Tsumura, responsabile pubbliche relazioni, che, in attesa del bus - dalla splendida livrea bianco-blu che ricorda le Mazda da corsa degli anni 80 - mi accoglie nel grande salone all’ingresso. In prima fila, al posto d’onore, c’è un triciclo a motore con cassone conosciuto come "Mazda-Go" (Type DA) che oggi è stato addobbato con corone di origami a forma di gru, simbolo di pace. Il viaggio nel tempo inizia proprio da qui, ripensando al momento in cui Jujiro Matsuda, il fondatore, diede il via libera alla produzione di questo veicolo da lavoro, umile ma caparbio.
Dalle macerie alla ricostruzione
É molto più di un simbolo della ricostruzione: per rimuovere le macerie, i pochi sopravvissuti si affidarono proprio a questi tozzi e robusti motocarri spinti da un monocilindrico raffreddato ad aria di 482 cm3 i cui primi esemplari videro la luce nel 1931 e che gettarono le basi per l’arrivo delle prime vetture Mazda. Le sale iniziali del museo li vedono assoluti protagonisti: c’è il Type-TCS del 1935 verde bottiglia, con cilindrata aumentata a 654 cm3 e il logo Mitsubishi insieme alla scritta Mazda in quanto ai tempi la Casa di Hiroshima non aveva una propria rete commerciale. E c’è anche il Type GA del 1938, primo ad avere un cambio a quattro marce e soprannominato "Green Panel" per il colore dello scarno quadro strumenti.
Dalle kei car alle sportive
La prima auto vera e propria - siamo nel 1960 - non poteva che essere una kei-car ed è una piccola coupé, la R360, come ad anticipare, pur con i suoi soli 16 CV sprigionati da un bicilindrico a V di 356 cm3, l’anima sportiva che avrebbe caratterizzato il marchio. La grande sala che ospita gran parte della collezione del museo è dominata dalla Cosmo Sport 110 S, affascinante biposto con motore Wankel birotore, prodotta dal 1967 al 1972 e capostipite dei modelli spinti dal rivoluzionario motore rotativo. La più nota è la Rx-7, prodotta in tre generazioni . tutte adeguatamente rappresentate . con la chicca della Spirit R, l’edizione finale più evoluta e performante, con cerchi BBS da 17”, sedili sportivi Recaro e 280 CV, prodotta nel 2002 in 1.500 esemplari.
La trionfatrice di Le Mans
Il trionfo del motore rotativo ha però un nome e un sound - che la guida scenograficamente attiva con un pulsante sulla parete - inconfondibili. La 787b capace di vincere nel 1991 la 24 Ore di Le Mans, prima auto giapponese e unica spinta dal motore Wankel, mostra sulla carrozzeria i segni di mille battaglie e gli adesivi dei raduni a cui è stata invitata, da Spa Classic a Goodwood, testimoni del suo status di leggenda per gli appassionati di motori. Non mancano altri modelli significativi per Mazda, come la Familia Van del 1963, disegnata da Giugiaro e primo grande successo del marchio, proprio come il curioso furgoncino Bongo.
Il più grande successo
Gli anni 90 non potevano che avere come simbolo la mitica Mazda mx-5, il modello che ha dato popolarità mondiale alla Casa di Hiroshima e che è diventata la spider più venduta al mondo, ma c’è anche l’unico esemplare del motore V12 di 4 litri realizzato accoppiando due V6 che Mazda voleva destinare a una coupé di lusso, salvo abbandonare il progetto nel 1992. La parte “storica” del museo si esaurisce qui, forse non troppo esaustiva del passato ultracentenario del marchio, ma sicuramente emotivamente coinvolgente in una ricorrenza così triste.
Il destino deciso da un barbiere
Mentre rientro in hotel a bordo di un autobus, ripenso infatti a un dettaglio che avrebbe potuto cambiare la storia di Mazda. Il 6 agosto 1945 era il compleanno del fondatore della Mazda, Jujiro Matsuda, che si presentò puntuale alle 7.30 per tagliare i capelli, scorgendo però con la coda dell’occhio un altro cliente che si apprestava a varcare la soglia. Affrettò il passo ed entrò per primo, per poi uscire dopo mezz’ora e salire sull’auto guidata dal suo autista, che fu investita dall’esplosione alle 8.15, mentre stava per raggiungere gli uffici. Matsuda se la cavò con lievi ferite. Per la cronaca, Little Boy esplose a 50 metri dalla bottega del barbiere.