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29/12/2003 | di Redazione Ruoteclassiche
NO MARTINI NO RALLY
50 parti di alta tecnologia e 50 di Martini & Rossi: ecco l’aperitivo molto speciale che, fino alla fine della collaborazione, ci ha fatto gustare anni di straordinari successi, con 11 Mondiali rally dal 1983 al ’92. Abbiamo portato in pista tre vetture protagoniste del periodo: appartengono a un professionista di Lecce. Dal 1982 al […]
29/12/2003 | di Redazione Ruoteclassiche

50 parti di alta tecnologia e 50 di Martini & Rossi: ecco l'aperitivo molto speciale che, fino alla fine della collaborazione, ci ha fatto gustare anni di straordinari successi, con 11 Mondiali rally dal 1983 al '92. Abbiamo portato in pista tre vetture protagoniste del periodo: appartengono a un professionista di Lecce.

Dal 1982 al 1992 l'Italia dei rally ha vestito le tinte eleganti della Martini Racing, il marchio creato dall'azienda torinese specializzata in alcolici, per supportare la partecipazione della Lancia nelle gare automobilistiche su strada.

Questo matrimonio, iniziato solo per motivi di marketing, è andato però ben oltre le prospettive iniziali, trasformandosi in un'avventura sportiva che ha coinvolto uomini vincenti e carismatici. Su tutti l'efficiente direttore sportivo Cesare Fiorio, gli ingegneri Claudio Lombardi e Sergio Limone. Attorno a questi, una squadra il cui obiettivo unico era vincere. In quel decennio sono stati questi uomini i protagonisti di una sfida sportiva e tecnologica tra le più avvincenti nella storia dell'automobilismo sportivo.

La prima Lancia a vestire la livrea Martini Racing fu la "037", nel Campionato del mondo 1982. Direttamente derivata nella cellula centrale dalla "Beta Montecarlo", la "037", a trazione posteriore e motore centrale, sostituì la gloriosa Fiat "131 Rally Abarth". Il debutto avvenne al Tour de Corse con Markku Alen e Attilio Bettega. Il finlandese si classificò al nono posto, mentre Bettega uscì rovinosamente di strada. Le grandi doti di trazione e l'efficacia del compressore volumetrico permisero alla "037" di competere alla pari con le integrali tedesche e le francesi Renault e Peugeot. Nel 1983 vincerà il Mondiale Marche, solo sfiorato l'anno successivo.

L'evoluzione senza sosta portò la Lancia a schierare alla fine dell'85 la "Delta S4", che rappresentò il massimo della potenza e dell'evoluzione meccanica delle Gruppo B. Prodotta come da regolamento in 200 esemplari, andava fortissimo, ma difettava di messa a punto. Essa era sovralimentata da un inedito sistema che combinava un turbocompressore con un compressore volumetrico: gli oltre 500 CV però ponevano seri problemi a livello di trazione. Al termine della stagione 1986, la Federazione Internazionale, preoccupata dall'incontenibile aumento delle prestazioni del Gruppo B, abolìla formula, imponendo che le vetture derivassero da un modello di serie.

Fu in quel momento che la Lancia diede vita alla "Delta" a quattro ruote motrici, la "HF 4WD". Forte di quattro evoluzioni consecutive ("HF 4WD" 1987, "HF Integrale" 1988, "HF Integrale 16V" 1989 e "HF Integrale 16V Evoluzione" 1991, la cosiddetta "Deltona"), la "Delta" conquistò 10 titoli mondiali consecutivi in sei anni, tra Marche e Piloti, e 45 vittorie assolute nei rally mondiali. L'affascinante avventura della Lancia nei rally si chiuse al termine del '92.

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