Oddone Camerana è morto questa mattina a Torino. Scompare con lui uno degli ultimi protagonisti degli anni della grande Fiat. E un membro della celebre famiglia piuttosto atipico.
Nato a Torino nel 1937, nipote di Aniceta Agnelli e pronipote del Senatore, era entrato all’ufficio Stampa di corso Marconi da giovane assistente, nel 1962. Dal 1976 al 1994 ha guidato la pubblicità e l’immagine Fiat, Lancia e Alfa Romeo. È lui che ha cambiato il marchio al prodotto e poi all’azienda (i celebri rombi blu disegnati da Jean Reiwald), che ha cercato di dare un’identità europea all’auto italiana, che ha ridato voce alla Fiat negli Stati Uniti con uno stile personale, graffiante e che ha portato per un certo tempo al successo.
“Vorrei ricordare la sua figura di pubblicitario molto innovativo” dice il figlio Benedetto Camerana, architetto e urbanista “ per quasi trent’anni al timone, con alcuni episodi e idee di comunicazione fuori dall’ordinario. Oltre al logo Fiat - assai moderno per l’epoca e collegato alla scuola del design di Ulm - i progetti con Pio Manzù e Gae Aulenti, le pubblicità in USA con Ally&Gargano, il lancio della Fiat Uno a Cape Canaveral e con Forattini, le molte pubblicazioni. Una su tutte Comicar”.
Accanto alla professione, Oddone Camerana ha dedicato quasi tutto il suo tempo libero alla cultura letteraria, prima quella classica - greca e latina - poi italiana, inglese, americana, francese e russa. Anche da questo nasce il suo percorso complementare come scrittore, avviato con recensioni, saggi, articoli sui quotidiani e sulle riviste, da il Caffè a L’Osservatore romano. E poi i primi racconti, che cresceranno nella forma narrativa del romanzo, con il debutto di L’enigma del Cavalier Agnelli. Poi la ballata intimista e biografica di La notte dell’Arciduca, che racconta la tragica scomparsa del figlio Giovanni, violoncellista, fino al punto più alto e quasi indecifrabile de Il Centenario, o il più recente Non mi lasciare (2017), riflessione a tutto campo di chi vive per malattia lo spegnimento della memoria.
In tutto undici titoli, spesso cambiando editore (Passigli, Einaudi, Rizzoli, Lindau). Dalle passeggiate pensose e sole del senatore Agnelli - estromesso dalla Fiat nel 1920 mentre il bolscevismo serpeggia - all’avventura della Casa in America degli anni’70 (L’imitazione di Carl, 2002), i “racconti automobilistici” di Camerana ci hanno catturato per la trama e i personaggi visti da vicino. Ma anche stupito, per la loro prospettiva e il pensiero profondo. Appartengono a una serie di sguardi dall’interno - e un po’ di sbieco – dell’industria, al mondo di cui per nascita e professione faceva parte. Un modo di osservare, di comporre e narrare che veniva dalla sua posizione di insider, ma allo stesso tempo sembrava rivendicare una indipendenza di giudizio e di stile.
“Non a caso – ricorda ancora il figlio Benedetto - Oddone lascerà corso Marconi nel 1994, anche in seguito a disaccordi sulla scelta aziendale di rinunciare qualche anno prima alla figura di Vittorio Ghidella”.
“Mio padre – conclude l’architetto Camerana - potrà essere ricordato per la sua figura di intellettuale libero, non legato a schieramenti e gruppi, pur prestato alla grande industria che interpreta con autonomia e percorsi fuori dagli schemi. Faceva parte di una famiglia importante, ma interpretava l’affiliazione a modo suo. Da un lato l’ avversione alle frequentazioni sociali, dall’altra frequentando regolarmente in privato Gianni Agnelli, da lui stimato per molti anni”.
Oddone Camerana ci lascia dunque una raccolta di cultura e di scritti, fantasiosi rappresentativi di una parte del suo essere. E poi una mole davvero notevole di lavoro al servizio dell’industria. Chi ha tempo e desiderio di partire per un viaggio sui Quattroruote del tempo (insieme a tanti altri giornali), ne troverà ampia traccia. Dalle pagine pubblicitarie così moderne, quasi vivide nelle loro cromie e nel rigore grafico, ai servizi enciclopedici sulle Fiat del tempo, alle fondamentali copertine, che potevano fare davvero il successo di un modello.