Opel Rennbahn: un monumento alla velocità da riscoprire e valorizzare - Ruoteclassiche
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26/05/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla
Opel Rennbahn: un monumento alla velocità da riscoprire e valorizzare
A cent'anni dal primo campionato automobilistico documentato, oggi è possibile rivivere l'atmosfera delle corse pionieristiche dell'Opel Rennbahn, ricostruito in 3D.
26/05/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla

Il 21 maggio del 1921 l’antico circuito Opel Rennbahn ospitò il primo campionato automobilistico ufficialmente documentato, il Wiesbadener Automobil-Turnier (Campionato Automobilistico di Wiesbaden). A distanza di cent’anni, dalle ricerche di alcuni appassionati e con l’ausilio delle più recenti tecnologie è possibile rivivere l’atmosfera che si respirava nel circuito durante la manifestazione.

Accade spesso che luoghi dal glorioso passato finiscano in rovina. In Italia gli esempi si sprecano, ma anche all’estero, purtroppo, ci sono problematiche simili. Ne è un esempio l’Opel Rennbahn, un antico circuito automobilistico situato non lontano dal quartier generale della Casa di Russelsheim ormai in disuso e ricoperto per gran parte dalla vegetazione.
Un secolo fa, l’Opel Rennbahn era il circuito automobilistico più veloce d’Europa: aveva una configurazione ovale, lungo 1,5 km con corsie di 12 metri di larghezza e curve inclinate di 32 gradi, ciò consentiva ai piloti di poter mantenere velocità medie fino a 140 km/h. Realizzato da Thomas Lächele, il circuito ospitò gare automobilistiche ma anche per bici e motociclette. Il tracciato vide poi alcuni dei più acclamati piloti dell’epoca, come il noto Rudolph Caracciola.

Il primo campionato. Addentrandoci nei meandri della storia Opel, dai vecchi articoli di giornale possiamo risalire anche al programma di quel primo “Wiesbadener Automobil-Turnier”: un grande evento motoristico svoltosi dal 21 al 23 maggio 1921, che prevedeva 12 competizioni per automobili e motociclette su diverse distanze, fino a un massimo di 90 chilometri.
I veicoli Opel, a due e quattro ruote, parteciparono alla maggioranza delle corse. Tra i piloti più celebri del momento c’era anche Fritz von Opel (il nipote di Adam, fondatore dell’azienda), protagonista di mirabili imprese velocistiche che gli valsero il soprannome di “Raketen Fritz” (Fritz “L’uomo razzo”). Con lui, il pilota ufficiale Opel Carl Jörns, che al volante della Opel 14 PS conquistò due vittorie, mentre un terzo riconoscimento andò a Von Opel per aver raggiunto una velocità media di 113 km/h. Era prevista anche una 13a corsa di velocità, dedicata ai tentativi di record per automobili e motociclette, ma stando alle cronache dell’epoca, questa venne cancellata per via dell’“irresponsabile comportamento degli spettatori”.

Il circuito virtuale. Sul canale YouTube di Opel è stato postato un video che ci permette di rivivere le suggestioni pionieristiche dell’epoca. Il noto Youtuber “GP Laps” ha ricreato un modello 3D del Rennbahn e utilizzando software come il simulatore “Assetto Corsa” e l’Intelligenza Artificiale ha replicato la corsa fin nei minimi dettagli: dalle auto al pubblico, fino alle pubblicità e l’ambiente circostante.
L’idea di GP Laps ha ricevuto ampi consensi, con ottime recensioni su YouTube: l’ovale Opel risulta uno dei circuiti più apprezzati nelle simulazioni virtuali.

Il tempio di Fritz. Il vero “Opel Rennbahn” fu il primo circuito di questo tipo in Europa continentale e anticipò tracciati leggendari come il Nürburgring, l’Avus di Berlino e l’Hockenheimring. Fu costruito dalla Opel nel 1919, quando l’azienda comprese che non era possibile continuare a condurre i test sulle strade pubbliche, per ovvie ragioni di sicurezza e inquinamento acustico…
Il circuito venne utilizzato per testare progetti speciali e nuovi modelli della Casa tedesca, attività a cui si aggiunsero anche le manifestazioni sportive aperte al pubblico. Nell’era della velocità si inseriscono anche le spettacolari prove condotte nell’aprile del 1928 da Fritz von Opel con la “Rak-1”, una Opel da corsa con motore a reazione. I record ottenuti da Von Opel consentirono al rampollo della nota famiglia tedesca di fregiarsi, ben a ragione, del nomignolo di “Raketen-Fritz”.

Il declino. Durante gli appuntamenti di maggior popolarità l'ovale poteva ospitare fino a 50.000 spettatori, tuttavia, le misure di sicurezza erano praticamente assenti: non vi erano barriere protettive, superfici di ghiaia e vie di fuga per fermare o rallentare le vetture in caso di uscita di pista. Gli spettatori spesso assistevano stando in piedi ai bordi del percorso, senza alcuna protezione e perciò “il fattaccio” era sempre dietro l’angolo. Probabilmente questo fu uno dei motivi che portò al progressivo abbandono del tracciato nel corso degli anni 30: con il rapido sviluppo delle auto da corsa, la struttura risultava inadeguata. L’Opel Rennbahn rimase inutilizzato a partire dal 1946, ma la struttura non è stata demolita e oggi i resti del Rennbahn sono considerati un “Technisches Kulturdenkmal” (Monumento alla Tecnica).

Un monumento da preservare.
La maggior parte del circuito è coperta da alberi, siepi e sterpaglie, ma i resti delle curve sono ancora ben visibili. Dal 2013 è stata installata una piattaforma, dotata di pannelli informativi e segnaletica, che consente ai visitatori di camminare lungo una parte del circuito, un po' come avviene nei siti archeologici. Del resto, è storia anche questa e come tale merita di essere valorizzata e preservata.

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