Quest’anno ricorrono 40 anni dalla presentazione della Porsche 911 Turbo. Ma nella sua celebrazione non si può dimenticare il modello Turbolook, possente come lei ma con un carattere più “gentile”. Ecco la storia della 911 aspirata con carrozzeria allargata: da “modello da corsa” dell’RS 2.7 ad allestimento extra “quasi-Turbo” (motore escluso) sulla Carrera 3.2. Da “serie speciale” su 964 e 993 a modello vero e proprio a partire dalla 996.
La 911 aveva conosciuto, nell’ottica tipicamente teutonica di continuo miglioramento del prodotto, un incessante sviluppo fin dall’inizio. La Casa Madre ha sempre tenuto, fin dall’esordio della 356, in altissima considerazione il feedback della clientela circa l’apprezzamento dei suoi prodotti. D’altro canto, le corse erano il banco di prova ideale per nuove soluzioni da portare sui modelli stradali.
1974: nasce la Turbo
Il programma di personalizzazione per la 911 Carrera RS del ’73 comprendeva il pacchetto M491, ovvero la 911 Carrera RSR 2.8 da corsa. Modifiche di motore a parte, si caratterizzava per la carrozzeria vistosamente allargata nell’area dei passaruota per ospitare pneumatici più larghi. Questo tema era stato ripreso per la nuovissima 911 Turbo, presentata al Salone di Parigi del ’74.
Dall’esperienza acquisita nella serie Can Am con le 917/10 del ’72 e la 917/30 del ‘73, dotate del mostruoso V12 boxer con due turbocompressori, e nei Prototipi con la 911 Carrera RSR Turbo 2.1, la Porsche aveva portato la tecnologia del turbocompressore dalla pista alla strada. La nuova Turbo da 260 Cv aveva uno stile speciale, apoteosi di aggressività: i fianchi larghi, soprattutto in coda, si sposavano con il grande alettone posteriore con funzione stabilizzante conferendo una personalità brutale, specchio delle prestazioni di cui era capace (250 km/h, 0-100 in 5”2).
La carrozzeria della Turbo intrigava, stupiva e, del resto, quella potenza sovrumana rendeva la 911 un’auto per veri “manici” dotati d’esperienza. Specialmente a partire dal ’77, quando la 911 Turbo, dotata di un nuovo intercooler per l’aria di sovralimentazione e con l’aumento di cilindrata da 3 a 3,3 litri aveva visto la potenza salire a 300 Cv e le prestazioni diventare ancora più elevate.
C’era chi, in quell’auto così indiavolata, vedeva una specie di Dea della Guerra, eppure avrebbe desiderato non misurarsi con il suo carattere bellicoso e sfrontato. D’altra parte c’era anche chi anelava di guidare una 911 Cabriolet, che Ferry Porsche non aveva ancora deciso di produrre. Porsche seppe approfittare di queste “voglie” e al Salone di Francoforte del 1981, presentando un nuovo sistema di trazione integrale per la Elfer, decise di “vestire” quella meccanica così sofisticata con una carrozzeria mai apparsa prima: una livrea Cabriolet ma con la possanza di una Turbo (senza il gigantesco alettone posteriore).
1980: blocco delle importazioni della Turbo in Usa e Giappone
Questa scelta aveva una ragione precisa: nel 1980 non fu più possibile vendere la Turbo sul mercato americano e giapponese per motivi ambientali. Di fronte al dilagare di preparazioni estetiche sulle Carrera da parte di chi desiderava una 911 con fattezze da Turbo pur rinunciando alle sofisticate caratteristiche di quest’ultima, Porsche corse ai ripari.
Sulla nuova 911 Carrera 3.2 che andò a sostituire la 911 SC, disponibile su tutti i mercati nel 1984, Porsche introdusse la sua ricetta per avere a disposizione una 911 aspirata che somigliasse, motore a parte, in tutto e per tutto alla versione ammiraglia.
Il codice M491: la Turbolook
Scegliendo questa opzione, il cliente decideva di equipaggiare la sua 911 Carrera 3.2 (Coupé, Targa o Cabriolet) di tutto quanto fosse di serie sulla 911 Turbo, motore da 300 cavalli a parte. La 911 Carrera 3.2 Turbolook, dunque, era caratterizzata da: carrozzeria allargata, spoiler anteriore e posteriore, assetto sportivo, impianto freni potenziato con dischi forati e pinze a 4 pompanti, ruote da 16” (al posto di quelle da 15) con pneumatici maggiorati.
Esteticamente, l’unico modo di distinguere una Turbolook da una Turbo era notare la presenza di un unico scarico posteriore (doppio sulla Turbo) e, in abitacolo, l’assenza del manometro del circuito di sovralimentazione sul contagiri. Nel 1984, il pacchetto 491 venne proposto a un prezzo di quasi 25.000 marchi.
Il motore rimaneva quello della Carrera 3.2: il boxer 6 cilindri, montato a sbalzo sul posteriore, forniva 231 Cv di potenza (217 con catalizzatore) e 284 Nm di coppia massima a 4.800 giri (con catalizzatore: 265 Nm a 4.800 giri). Il cambio, a 5 marce (tipo 915 fino al 1986, tipo G50 dal 1987) era abbinato alla trazione posteriore. Con un peso dichiarato di circa 1.260 Kg, variabili in considerazione del tipo di carrozzeria, la velocità massima della Turbolook era dichiarata in 245 km/h, con un tempo di accelerazione sullo 0-100 in poco più di 6”.
Nel 1985 Porsche aggiunse al catalogo l’opzione M470, che permetteva di rinunciare all’ala posteriore e allo spoiler anteriore (sostituito da un baffo in gomma). Nel 1988 si decise di integrare questa scelta con un risparmio sulla cifra per l’acquisto del pacchetto Turbolook M491. I dati di vendita “raccontano” che le Turbolook ebbero un iniziale grande successo di vendita fino al 1986, anno in cui la Turbo fu nuovamente reintrodotta sui mercati “sensibili”.
La carrozzeria Turbolook andò anche a caratterizzare la versione più desiderata della Speedster, presentata nel 1989 e prodotta in oltre 2.000 esemplari a fronte di poco più di 150 unità del modello “slim” con passaruota stretti.
1993: Porsche 964
Con la presentazione della prima Carrera 4 nel 1989 Porsche proponeva il primo grande aggiornamento tecnico – stilistico della 911. La 911 – 964 fu aggiornata vistosamente nel design, più moderno e aerodinamicamente più efficiente, l’allestimento tecnico (debutta l’ABS di serie) e il motore, portato a 3.6 litri e 250 Cv di potenza. La Turbolook, su questo modello, apparve nel 1992 sulla carrozzeria della cabriolet e meccanica della Carrera con la sola trazione posteriore: 911 Carrera 2 Turbolook (sul mercato americano prese la denominazione di America Roadster) aveva la meccanica della Carrera 2 Cabrio (modificata con alcuni highlights Turbo) e motore da 250 Cv.
Nel 1993 Porsche presentò una nuova versione turbo look sulla 911 30 Jahre, un modello commemorativo che celebrava 30 anni di 911. Sulla meccanica della Carrera 4 veniva montata una carrozzeria della Turbo, senza alettone. Questa versione full optional, prodotta in soli 911 esemplari, era disponibile in due colorazioni: un grigio argento e un viola “Melanzana”.
La carrozzeria Turbolook è stata prodotta anche su un estremamente limitato numero di Speedster, non più di una quindicina. All’elenco, infine, si potrebbe aggiungere anche la 964 Carrera RS 3.8, ufficialmente non denominata “Turbolook” pur essendolo nei fatti per la presenza della carrozzeria con parafanghi molto ampi.
1996: “S” e “4S” per la 993 Carrera
La 993 segnava un’evoluzione ancora più marcata della 911 verso un concetto di automobile sportiva ancora più confortevole, facile da guidare, sicura ed efficace. Il design, molto differente rispetto ai principi formali classici della 911 si accompagnava a una importante aggiornamento meccanico: l’introduzione di una sospensione posteriore multilink che modificò radicalmente il tradizionale comportamento su strada della 911 e lo rese più facile e sicuro. La 911 Turbo, del resto, adottò la trazione integrale e un nuovo sistema di sovralimentazione con due turbo per rendere i suoi 408 Cv più sfruttabili e godibili.
La carrozzeria allargata per le versioni aspirate perse la denominazione “Turbolook” e prese una direzione diversa, intesa a differenziarla nettamente anche rispetto alla versione turbo. La nuova Carrera 4S, presentata nel 1996, presentava la meccanica della Carrera 4. Esteticamente aveva, è vero, i passaruota più ampi della 911 Turbo, con analoghe ruote (non a razze cave come sulla Turbo) e pneumatici ma non esibiva le prese d’aria sui fianchi posteriori e non poteva montare l’alettone posteriore fisso. Nel 1997 verso la fine del ciclo di vita della 993, Porsche produsse anche una versione “S” della Carrera con la sola trazione posteriore. Rispetto alla 993 Carrera 4S differiva per la differente forma dell’alettoncino mobile posteriore, vagamente “bi-griglia” sulla falsariga delle 356.
Porsche 996, 997 e moderne
Dalla Porsche 996 prodotta a partire dal 1997 la 911 diventa un vero e proprio “fenomeno di massa”, la cui produzione si attesta sul valore di decine di migliaia di unità annue. Questo ha reso la 911 dell’era moderna, caratterizzata dal motore raffreddato ad acqua in luogo dell’unità con “ventolone” (giunto fino alla 993) e da un layout meccanico ancora più orientato al comfort e alla sicurezza, una vettura meno legata alla tradizione.
Le 911 con carrozzeria della Turbo perdono il connotato di “modello di nicchia” rispetto alla Carrera e diventano un vero e proprio modello con personalità e autorevolezza indipendenti. Esse confermano la denominazione 4S (con trazione integrale) e S (trazione posteriore) elevandosi, rispetto alla Carrera, grazie al motore leggermente più potente e posizionandosi sotto la più potente Turbo. L’estetica riprende i canoni stilistici di quest’ultima sulla 996 ma sulla 997 le similitudini si fermano ai passaruota più larghi al confronto con la Carrera normale.
Alvise-Marco Seno