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QUI OGNI ROSSA È UN CASO A PARTE

Come viene certificata l’originalità di una Ferrari? Lo abbiamo chiesto a Marco Arrighi, 50 anni, di Paderno Dugnano (MI), da 33 a Maranello e dal 2008 coordinatore del reparto Ferrari Classiche.

La vostra procedura di certificazione non è ovviamente standard per qualsiasi tipo di modello: come funziona, per esempio, con le vetture prodotte in piccolissima serie, gli esemplari unici e le auto da competizione?

Le trasformazioni eseguite all’epoca in Ferrari e riscontrate attraverso i documenti originali presenti nei nostri archivi non pregiudicano ovviamente la certificabilità della vettura. Sappiamo benissimo che molte Ferrari del passato nascevano in una determinata configurazione, venivano utilizzate nelle corse con quella e poi venivano magari vendute con un’altra. Per quanto concerne la certificazione, la vettura al momento della verifica deve risultare conforme alle specifiche con le quali è stata venduta. Faccio un esempio: se una vettura nata barchetta è stata trasformata in fabbrica in berlinetta e poi venduta, per noi è certificabile in quest’ultima versione.

Se la vettura si presenta in una configurazione diversa da quella risultante dai vostri archivi, voi quindi provvedete a un restauro che la riporti alle condizioni d’origine?

Una volta rilevata la non conformità della vettura, il cliente può decidere di eseguire la rettifica dove desidera; l’importante è che il risultato finale riconduca allo stato originario. L’unica eccezione riguarda le non conformità rilevate sul telaio che, per essere rettificate, necessitano chiaramente dei disegni costruttivi presenti esclusivamente nei nostri archivi e che per questa ragione devono essere eseguite solo in Ferrari.

Quali sono gli elementi fondamentali dai quali poter ripartire per il restauro o la ricostruzione di una vettura che poi sarà possibile certificare come autentica?

La base di partenza, la conditio sine qua non, è il numero di telaio. La punzonatura del numero deve ovviamente trovarsi nella posizione corretta. Da lì si passa ai vari controlli dimensionali del telaio stesso e soprattutto all’esame metallografico, per stabilire in modo inequivocabile eventuali riparazioni, ricostruzioni o altro, che sono state eseguite nel tempo. Ovviamente ogni vettura è un caso a sé: come tale, attentamente studiato prima di passare alla fase operativa.

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