Il 24 gennaio del 1976, Sandro Munari trionfava per la terza volta al Rally di Montecarlo: una nuova vittoria alla 44° edizione del “Monte” che si aggiungeva a quelle del 1972 e del ’75. Un rally, quello del ’76 passato alla storia, che gli valse il titolo di Campione del mondo.
Nella notte del 24 gennaio 1976, “Il drago di Cavarzere” era in testa alla classifica. Munari e Silvio Maiga divoravano i tornanti a bordo della formidabile Lancia Stratos HF, dietro di loro Guy Frequelin su Porsche 911 Carrera a quattro minuti e mezzo di distacco.
Poi, all’improvviso, il vantaggio di Munari sembra dissolversi: alla partenza la Squadra Corse lo aveva avvisato che avrebbe iniziato a piovere, ma considerando l’altitudine (oltre 1000 m) a cui si svolgeva la prova speciale, in breve quelle gocce si sarebbero cristallizzate. Nulla di così grave, se non ci fossero stati dei problemi alla radio che impedirono ai tecnici di richiamare il Drago in tempo utile per effettuare il cambio gomme e passare dalle Pirelli P7, alle chiodate.
Munari si trovò ad affrontare quasi 40 km con pneumatici da pioggia. Per tutta la prova speciale sul colle del Saint Jean-en-Royans, il team rimase col fiato sospeso: con pneumatici inadatti, ogni curva poteva riservare brutte sorprese. Diversi piloti, del calibro di Mikkola, Pinto e Andruet dovettero ritirarsi. In quelle condizioni, il Drago lasciava il comando alla Porsche di Frequelin, passando in seconda posizione con un minuto di svantaggio. La gara era appena iniziata e Munari non si sarebbe arreso alla prima avversità.
Gioco di coppia. Sandro Munari e il copilota Maiga, intanto, tornavano in vantaggio ma, prima di arrivare al Col de Turini una nuova sventura sembra porsi tra il Drago e la vittoria: il cambio della Stratos decide di dare forfait bloccandosi in quarta. Il morale è basso ma, l’alfiere Lancia non si dà per vinto. Giocando abilmente con la frizione, Munari sfrutta la coppia e l’elasticità del motore con la sola marcia disponibile. Del resto, non si diventa campioni per caso: esperienza, determinazione e inventiva, tutte qualità imprescindibili che il Drago dimostrò di avere.
Affrontare il Col de Turini con i suoi 12 tornanti fu un’impresa titanica ma, Munari e Saiga riuscirono a svettare, riconquistando la prima posizione e recuperando un minuto di vantaggio rispetto agli svedesi Waldegaard e Thorszelius, anche loro su Lancia Stratos.
Tensione alle stelle. La vittoria era ormai vicina ma, la tensione e l’emozione erano alle stelle sia per il Drago che per la Squadra Corse, che doveva riparare quel maledetto cambio in tempo record. Nell’abitacolo della Stratos, i quindici minuti di anticipo guadagnati da Munari sembravano interminabili, mentre sotto la vettura, per i meccanici, sembravano volare inesorabilmente. Poteva andare peggio, infatti la notte fu segnata da una pioggia incessante ma, gli uomini della Squadra Corse si giocarono il tutto per tutto, minuto dopo minuto. In meno di un quarto d’ora il guasto venne riparato. Su tutti, una fortissima pressione, ma ecco che Munari riprende finalmente la corsa: il 2.4 V6 ruggisce tra le Alpi francesi e dopo le ultime curve, arrivava finalmente l’agognata vittoria.
La 44° edizione del Rally di Montecarlo vide anche il fortunato debutto sportivo dei pneumatici Pirelli P7 che con la loro performance aiutarono il Drago a vincere anche questa sfida. I P7 vennero sviluppati appositamente per la berlinetta Lancia ed equipaggiarono anche le altre Stratos protagoniste di una straordinaria tripletta: il duo svedese Waldegaard-Thorszelius in seconda posizione e i francesi Darniche-Mahé, terzi assoluti.
Mitologia. Il Rally di Montecarlo del ’76 fu una straordinaria prova di valore per l’intera Squadra Corse Lancia: dai piloti ai meccanici che, con il loro impegno, hanno coronato una pagina storica dell’epoca d’oro dei rally. Il nome di quella formidabile Stratos, la berlinetta nata per i rally, era sulla bocca di tutti. Lo scudetto Lancia campeggiava sulle prime pagine dei giornali sportivi e il Drago si laureava come primo campione del mondiale rally. Quella vittoria, conquistata con le unghie e con i denti, è tutt’oggi un motivo d’orgoglio per il motorismo italiano. Momenti irripetibili e indimenticabili per il “dream team Lancia” all’apice della sua gloria. A distanza di tanti anni, le imprese del Drago sono leggenda e costituiscono a pieno titolo un passaggio chiave nella mitologia del motorsport.
E per quanto il mondo possa essere cambiato, oggi come allora, le gesta di Munari continuano ad infiammare il cuore degli appassionati.