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29/08/2022 | di Redazione Ruoteclassiche
Renault 5 Diamant, un restomod tutto “en rose”
Dopo cinque decenni era tempo di celebrare un simbolo della Régie. Peccato che alla Losanga si accostino le pietre sfaccettate: racconto semiserio di un esemplare unico (per fortuna?): leggi tutto su Ruoteclassiche
29/08/2022 | di Redazione Ruoteclassiche

Dopo cinque decenni era tempo di celebrare un simbolo della Régie. Peccato che alla Losanga si accostino le pietre sfaccettate: racconto semiserio di un esemplare unico (per fortuna?)

In questo agosto già dominato, sulla nostra copertina cartacea, dalla non propriamente discreta Jaguar di Rita Pavone (in edicola fino al 30), sembra che la tinta shocking per eccellenza imperi più sulle carrozzerie che nelle boutique. Non solo se si tratta di sportive, magari fiammanti come la Maserati Granturismo Folgore carpita nell’atto della ricarica a Pebble Beach, ma anche quando di nuances zuccherose si ammanta un’arzilla classica dalle ben più miti ambizioni originarie. Perché una rosea patina tri-strato dispiega i suoi effetti su una colonna dell’automobilismo popolare francese, la R5. Mai tanto osée nonostante tutte le disparate, o disperate, declinazioni annoverate in cinquant’anni d’esistenza (chi volesse scoprirne di più, può ancora acquistare la nostra Guida al collezionismo allegata al numero di agosto).

Come un bijou. Proprio il compimento del mezzo secolo ha costituito l’occasione per invitare un rinomato designer d’Oltralpe, Pierre Gonalons, a una reinterpretazione concepita soprattutto in quanto «visione pop, ottimista e risolutamente contemporanea», recitano i documenti stampa, piuttosto che per scivolare silenziosa sui boulevard di Parigi col suo ovvio motore elettrico. Sul frontale i gruppi ottici sono sostituiti da due “gioielli” rettangolari che determinano il nome dell’auto, funzionano davvero (come l’ascensore della casa di Barbie) e di certo rendono un po’ ostico l’urto pedone: a nessuno piace un diamante conficcato nella coscia… tranne a Elettra Lamborghini. Al posto delle maniglie con incavo, tipiche dell’originale, pomoli ispirati alle maniglie della Ville Lumière ma dotati di riconoscimento delle impronte, così la manicure è al sicuro. French manicure, naturalmente.

Piccole sorprese. Come accaduto lo scorso autunno per la R4 “Suite n.4” di Matthieu Lehanneur, si vira dunque verso la cifra della contemplazione statica anziché del muoversi, del design d’interni in luogo della progettazione automobilistica. E Gonalons, da sempre appassionato di materiali raffinati e lavorazioni artigianali, non risparmia una sventagliata di “petites surprises”: plancia rivestita in crine di cavallo (!), tappetini in lana mohair, sedili modello Alpine ma con rivestimenti specifici, specchietti dorati da toilette di lusso e un incredibile volante in marmo “Grand Antique d’Aubert”, l’ideale per risolvere definitivamente i problemi di vista dell’acquirente con un bel frontale fuori dal parcheggio.

Ora basta, però. Chissà se questa versione “en rose” sarebbe piaciuta a Edith Piaff, che morì nel 1963 e non poté vedere nemmeno la R5 originale. Intanto la Diamant sarà messa all’asta per uno scopo benefico, insieme a una collezione di NTF dedicati, a settembre. Ma adesso, per pietà, si glissi su qualunque altra vettura sinuosa o cittadina in sfumature confetto, fucsia e dintorni. Meglio non sapere se esiste la 126 di Orietta Berti…

testo di Silvio Suppa

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