Renault Safrane Bi-Turbo: à grande vitesse! - Ruoteclassiche
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05/01/2022 | di Giancarlo Gnepo Kla
Renault Safrane Bi-Turbo: à grande vitesse!
La Renault Safrane Bi-Turbo debuttò nel 1994: equipaggiata con il 3.0 V6 PRV potenziato mediante due turbine KKK poteva erogare fino a 262 CV ma restò una mosca bianca.
05/01/2022 | di Giancarlo Gnepo Kla

Nel 1994 Renault presentava la versione ad alte prestazioni della sua ammiraglia Safrane, lanciata nel 1992. Sotto il cofano c’era un potente 3.0 V6 biturbo ma, nonostante le premesse, la Renault Safrane Bi-Turbo non ottenne un grande successo. Scopriamo insieme perché.

A prima vista la Renault Safrane Bi-Turbo può apparire la classica berlina francese tutto lavoro e famiglia. Lo stile pulito e molto curato dal punto di vista aerodinamico dissimula molto bene le elevatissime prestazioni garantite dal suo 3.0 V6, capace di erogare 262 CV scaricati a terra mediante una trazione integrale a giunto viscoso. Poi si scorgono le targhette “Bi-Turbo”, i grandi cerchi in lega da 17” e uno spoiler posteriore: indizi che noteranno solo i più attenti, rispettando l’understatement tipico del modello e delle migliori superberline anni 90.

Ammiraglia alla francese. Prima di scoprire nel dettaglio le interessanti specifiche della “Bi-Turbo” introduciamo il profilo della Renault Safrane: Classe 1992, sostituì la Renault 25 e da quest’ultima mantenne la formula, molto apprezzata Oltralpe, delle berline fastback due volumi e mezzo in grado di offrire tanto spazio per i passeggeri e i bagagli. La Safrane si caratterizzava per una linea di stampo conservatore, in modo da adattarsi bene al ruolo di auto da famiglia o di rappresentanza, a seconda degli allestimenti: un approccio tipicamente francese che però non ebbe molto seguito all’estero.

La gamma Safrane. Al lancio, la gamma prevedeva le motorizzazioni a benzina da 2.0 e 2.2 disponibili nelle varianti 8 e 12 valvole, con potenze comprese tra i 106 e i 135 CV. Al vertice la prestigiosa 3.0 V6 con l’inossidabile PRV da 165 CV. Due i diesel, entrambi turbo: il 2.1 litri da 88 CV (non disponibile in Italia) e il più consono 2.5 litri Sofim da 113 CV. Tutte le Safrane, riprendendo il layout della R25, avevano i motori montati trasversalmente, disponibili con trazione anteriore o integrale. Le unità erano tutte a iniezione, dotate di convertitori catalitici a tre vie, come richiesto dalla normativa Euro 1 in vigore dal 1 gennaio 1993. Nel 1994 si aggiunse la 3.0 V6 Bi-Turbo, modello dall’indole decisamente più sportiva.

Le dotazioni. Se la Renault Safrane fu la prima Renault ad essere dotata di airbag, la Safrane Bi-Turbo coccolava guidatore e passeggeri con una ricchissima dotazione di serie. In Francia venne proposta negli allestimenti RXE e Baccara. Il primo si distingueva per gli interni in velluto, sicuramente più in linea con i modelli dalla vocazione familiare. Ad ogni modo non le mancavano accessori da vera ammiraglia, come le sospensioni regolabili elettricamente, il climatizzatore automatico bi-zona, il cruise control e il computer di bordo con assistente digitale: un accessorio decisamente avanzato per l’epoca. Sulla Baccara l’abitacolo era foderato impreziosito dai rivestimenti in pelle e dagli inserti in legno, che cingendo plancia e pannelli porta, sottolineavano il prestigio della vettura. Le ampie regolazioni elettriche, per tutti e quattro i sedili, consentivano di trovare la posizione più comoda mediante alcuni cuscinetti pneumatici. Riallacciandosi alla più classica scuola ergonomica francese, il comfort di marcia era chiaramente il punto forte dell’auto: la Safrane in grado di isolare dall’esterno mentre si trotta in souplesse, con il plus di una riserva di potenza in grado di mettere in difficoltà fior fior di sportive dell’epoca.

In corsia di sorpasso. A garantire le eccellenti prestazioni della più focosa tra le Renault Safrane vi era un V6 biturbo da tre litri: lo stesso PRV della Alpine A610, dotato in questo caso di due turbine KKK e due intercooler, messo a punto dalla tedesca Hartge (nota per le elaborazioni su base BMW). Un’altra azienda teutonica, la Irmscher (partner storico della Opel) si occupò invece della carrozzeria.
Con queste prerogative, la Safrane Bi-Turbo era pronta a battagliare in corsia di sorpasso, forte di 262 CV, 373 Nm di coppia massima e della trazione integrale. Tutto ciò risultava in 250 km/h di velocità massima (limitata elettronicamente) e uno scatto 0-100 km/h in 7,2 secondi. Performance molto vicine a quelle di alcune blasonate sportive del tempo. E, con uno sterzo ad assistenza variabile, la Safrane riusciva a coniugare maneggevolezza e direzionalità garantendo un piglio da vera granturismo.

Mosca bianca. Il rovescio della medaglia stava in un prezzo di listino spropositato: pochissimi clienti in Francia, come negli altri mercati, erano disposti a pagare l’equivalente di oltre 100 milioni di lire per una Safrane, afflitta peraltro da un cambio dalla grande delicatezza. Questa trasmissione era pure l’unica scelta possibile, poiché all’epoca non esisteva un cambio automatico per i motori trasversali di quella potenza abbinabile alla trazione integrale. Vi era poi il “solito” problema: l’appartenenza al filone generalista, senza contare lo stile fin, troppo sobrio. Tutto ciò portò al mancato successo della Safrane Bi-Turbo. Questa interessante versione finì per essere prodotta solo due anni, in poco più di 800 esemplari, uscendo dai listini nel settembre del 1996.
Nel 2001 calava il sipario sulla Safrane a cui succedette la Vel Satis ma questa è un’altra storia che non ebbe un lieto fine.

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