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Renzo Vaccari, il re delle bicilindriche

Se n’è andato il 21 ottobre, il preparatore romano Renzo Vaccari. Un nome che rimarrà per sempre legato a quello delle vetture Fiat: dalle 500 alle 128, dalle Ritmo alle 131 Abarth.

Nasce a Roma nell’aprile 1932. Il padre, dopo la guerra apre un’officina nella periferia della Capitale, dove Renzo fa le sue prime esperienze. Già negli anni Cinquanta è famoso nel suo quartiere per le elaborazioni di successo di moto e scooter. Poi arrivano le vittorie, prima con le moto e poi con i kart, che costruisce personalmente.

L’esordio nel Gruppo 2. Passano gli anni ma la passione rimane la stessa. I fine settimana trascorsi sulla pista di Vallelunga, stimolano la fantasia di Renzo e la voglia di confrontarsi con gli altri preparatori è irrefrenabile. Nel 1969 scende in pista con la sua 500 Giannini e vince subito il primo titolo italiano in Gruppo 2. Nei tre anni successivi vince a mani basse, conquistando ben sette titoli, nelle classi 500, 600 e 700. Per Renzo, preparare il bicilindrico Fiat è molto difficile: “E’ un ‘motore zoppo’ e riuscire a equilibrarlo al meglio non è da tutti”.

La consacrazione. Anche se il bicilindrico Fiat fu il suo primo e indimenticabile amore, la consacrazione di Renzo nell’olimpo dei preparatori italiani avviene grazie alla sua Fiat Ritmo Gr.2: si afferma contro i più noti preparatori del tempo, come Trivellato, Ferraris, Galmozzi e Imberti. Il motore della Ritmo di Vaccari eroga una potenza di oltre 190 CV a 9000 giri/min, superiore di ben 20 CV a quello delle Ritmo ufficiali. Conducono la Ritmo – Vaccari anche piloti di spicco, come Picchi e Flammini, che competono nell’Euroturismo alla pari con le Audi ufficiali.

L’amicizia con Dallara. In seguito, Renzo prepara anche altre vetture vincenti, come Lancia 037 e Delta Integrali, Ford Sierra Cosworth e BMW M3 e M5. L’ing. Giampaolo Dallara, suo vecchio amico, lo stimava per la sua meticolosa arte di preparatore. Infatti, Vaccari non lasciava mai nulla al caso, curando ogni particolare delle vetture: motore, sospensioni, assetto e distribuzione dei pesi.

Fino alla fine. Finché le forze non lo hanno abbandonato, Renzo ha sempre frequentato la sua officina. Al fianco del figlio Adolfo ha lavorato fino allo scorso dicembre, impegnandosi, quasi novantenne, nella preparazione dei suoi amati e ormai storici “bicilindrici”.

Testo di Patrizia Terrasi

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