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15/03/2023 | di Redazione Ruoteclassiche
Rinasce lo storico marchio Testadoro
Rinasce lo storico marchio Testadoro, che produsse auto da corsa nel dopoguerra, con la Barchetta 1951 opera di Dario Pasqualini
15/03/2023 | di Redazione Ruoteclassiche

Testadoro è stato un marchio automobilistico torinese. Operò, con i suoi sapienti artigiani, tra i 1946 e il 1949. Oggi è stato rilevato da Dario Pasqualini, che è ripartito dalla Barchetta 1951

Rinasce una Casa storica dell’automobilismo piemontese: si chiamava Testadoro, un nome utilizzato per la prima volta su una speciale testata per motori (originariamente sulla Fiat 508 “Balilla”) già a fine anni 30. Si riferiva al caratteristico colore della testata, fusa in bronzo. L’auto della rinascita, opera di Dario Pasqualini, è la Barchetta 1951, un progetto incompiuto (proprio dal 1951) con motore originale Fiat 1100, modificato secondo le specifiche Testadoro.

Oggi. Dario Pasqualini, classe 1971, artista e appassionato di automobilismo, ha sempre avuto il pallino delle storiche carrozzerie piemontesi. Per lo stile. E per gli strumenti e i materiali impiegati. Così ha conosciuto il marchio Testadoro. E alla fine l’ha acquistato. Le vetture di Pasqualini sono frutto della lavorazione a mano dei modelli preparatori e dei relativi mascheroni di legno in scala reale utilizzati per la battitura della carrozzeria di alluminio.

La Barchetta 1951. In un’officina di battilastra (boita), alle porte di Torino, durante i mesi di pandemia, Dario Pasqualini decide di terminare il progetto interrotto nel 1951: una barchetta progettata per la classe 1100 Sport Internazionale, dotata di un motore originale Fiat 1100 B. Il progetto originale, che è posteriore alla chiusura dell’azienda torinese (forse perché pensato per essere rivenduto ad altri costruttori), lasciava pensare a una vettura sport molto evoluta. Dario Pasqualini si è occupato del disegno della carrozzeria e della realizzazione del mascherone di legno, mentre la creazione della carrozzeria è stata affidata alla Martelleria Giacometto di Cumiana. Il telaio è stato costruito da uno specialista in un’altra boita di Cumiana, sempre nel rispetto dei disegni originali.

Il motore. Impossibile reperire una testata originale Testadoro per Fiat 1100. Si è partiti perciò da un motore Fiat, non in perfette condizioni, che è stato comunque decisamente rivisto, mantenendo, però, l’albero a camme nel basamento e la distribuzione ad aste e bilancieri. Sono state disegnate e realizzate una nuova coppa dell’olio maggiorata e un coperchio valvole, su disegno esclusivo Testadoro d’alluminio. Durante le prove al banco del motore, si sono però evidenziate due crepe nel basamento originario e quindi è stato necessario sostituire il monoblocco con Fiat 1100 R. La Testadoro Barchetta 1951 è un omaggio allo spirito delle vetture Sport prodotte a cavallo degli anni 50 e ai loro creatori.

La storia. Il marchio torinese è legato a due figure, l’imprenditore torinese Giorgio Giusti e l'ingegnere Arnaldo Roselli. Fu Roselli, a fine anni 30, a progettare la speciale testata per motori (originariamente Fiat 508 “Balilla”). L’incontro con Giusti porta all’allargamento del progetto alla più popolare Fiat 500, la “Topolino”. Il “trattamento” Testadoro portava, secondo la pubblicità dell’epoca, a un aumento di potenza e a una diminuzione dei consumi. Ma Giusti va oltre. E pensa alle corse.

Motorsport. La “Casa dell'Auto”, l’azienda di Giorgio Giusti, realizza così nove vetture da corsa: la Sport, la Drin-Drin, la Marinella e la Daniela corsero le più importanti gare del tempo, prima come semplici derivate della Fiat 500 Topolino, poi come vetture di completa progettazione e costruzione Testadoro, comprese di nuovi motori prodotti internamente. Particolare la storia della Daniela, apice tecnologico della Casa: il disegno della carrozzeria venne curato da Zagato, alla riapertura della sua azienda dopo la guerra. Elio Zagato fu pilota ufficiale della Squadra Testadoro, insieme a Nuccio Bertone, Gino Valenzano, Ugo Puma, Aquilino Branca e lo stesso Giusti. Ma nel 1949, l’ingegnere e socio dell’impresa, Arnaldo Roselli, morì in un incidente automobilistico e Giusti decise di chiudere la sua azienda.

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