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01/04/2001 | di Redazione Ruoteclassiche
SEMBRA CHE VADA INDIETRO
Con quella linea al contrario, che pare andare all’indietro, è la prima monovolume della storia. E, come spesso accade con le auto che anticipano troppo le tendenze del mercato, la “Multipla” non viene capita. Gli italiani la trovano brutta, troppo brutta. E non bastano funzionalità e versatilità per convincerli.Se già la versione familiare di una […]
01/04/2001 | di Redazione Ruoteclassiche

Con quella linea al contrario, che pare andare all'indietro, è la prima monovolume della storia. E, come spesso accade con le auto che anticipano troppo le tendenze del mercato, la "Multipla" non viene capita. Gli italiani la trovano brutta, troppo brutta. E non bastano funzionalità e versatilità per convincerli.

Se già la versione familiare di una vettura all'epoca non piace troppo, figurarsi quello strano oggetto, dalla linea un po' a pesce, con quel muso tutto schiacciato… Presentata nel 1956, un anno dopo la "600" berlina, la "Multipla" è prodotta in tre versioni: quattro/cinque posti, sei posti ( con un sedile unico posteriore e due strapuntini estraibili), taxi (con un ripiano rivestito in gomma, destinato ai bagagli, a fianco del guidatore). In ogni caso, ripiegando i sedili la "Multipla" offre un ampio vano di carico, da piccolo furgone. Questo la rende un'auto perfetta per una famiglia numerosa: ci sta la spesa di un intero mese, la si può usare per trasporti ingombranti, per piccoli traslochi. In realtà quest'uso dichiaratamente promiscuo, commerciale e un po' alla buona, la danneggia. Così su venti "600" vendute solo una è una "Multipla". Ad apprezzarla sono soprattutto le comunità religiose: negli anni '60 non è raro vederla circolare con a bordo preti e suore. Spartana ed essenziale, l'auto non è troppo comoda. Le poltroncine si rivelano sedie imbottite, davanti si sta seduti sull'asse delle ruote, con la testa a due spanne dal parabrezza. Il volante è verticale, il piantone dello sterzo si infila tra il pedale della frizione e quello del freno. Il passeggero si trova davanti alle gambe, protetta da una guaina, addirittura la ruota di scorta con il cric e la borsina degli attrezzi. Pure le prestazioni sono modeste. Si arriva, con il motore da 633 cm3, a 92 all'ora, con il 767 cm3 si riesce a superare di pochissimo la soglia dei cento all'ora. Ma oggi il piacere è, alla guida, nel rispolverare un pezzo della nostra storia, nello scoprire che quella strana creatura, arricchita dalla verniciatura bicolore, fa sorridere. E non pare più così fuori dal mondo.

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