Shelby Cobra: una sportiva al veleno - Ruoteclassiche
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13/12/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla
Shelby Cobra: una sportiva al veleno
Genesi ed evoluzione della Shelby Cobra: una delle sportive americane più iconiche di sempre.
13/12/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla

Nel 1962 Carroll Shelby fondava la Shelby American Inc., nota per aver dato vita ad una delle auto sportive più amate e temute di sempre: la Shelby Cobra.

Grossi motori V8, tutti coppia e cavalli: per molto tempo questa filosofia ha accompagnato lo sviluppo delle auto americane, di tutte le tipologie. Non fanno eccezione le Shelby, le spettacolari creature realizzate da Carroll Shelby, l’indimenticato pilota e preparatore Ford scomparso nel 2012.
Ad inaugurare la lunga tradizione di auto ad altissime prestazioni, da corsa e stradali, la leggendaria Shelby Cobra: una delle auto più acclamate di sempre. La Shelby Cobra è stata concepita per i più intrepidi gentleman driver d'America eper questo è stata equipaggiata con motori dalla potenza e dalle prestazioni sempre crescenti, culminate con il modello 427: una sportiva adrenalinica e quasi indomabile, da guidare con estrema perizia. Nel motorismo nasceva un nuovo mito, quello del cobra.

Non tutti i mali vengono per nuocere. Nel 1960 un disturbo cardiaco costrinse Carroll Shelby a ritirarsi dal mondo agonistico ma, proprio a questo punto della sua vita, iniziava la sua fortunata carriera di costruttore automobilistico. Al di là dell’Atlantico, nello stesso periodo, la britannica AC Cars perse la fornitura di motori Ford. Shelby, grande estimatore delle agili vetture inglesi, fiutò l’affare e siglò un accordo con la Casa britannica, riuscendo a convincere l’Ovale blu a collaborare, proseguendo nella fornitura di propulsori al fine produrre le Cobra in America e partecipare alle principali gare locali.
Nel 1962, nasceva in California la Shelby American: qui, partendo dal AC Bristol, venivano realizzate le prime Cobra spinte da motori “Small Block”, la linea di V8 Ford di minor cilindrata. I propulsori indicati come 260 e 289 facevano riferimento alla cubatura espressa nella misurazione imperiale pollici al cubo, rispettivamente 4,2 e 4,7 litri. Vennero realizzate differenti versioni, per l’uso stradale e agonistico, equipaggiate con motori sempre più performanti e, nel 1965, debuttò il modello più potente e famoso: la Shelby Cobra 427.

Cobra reale.
La leggendaria Cobra 427 era equipaggiata con un poderoso otto cilindri da ben sette litri, alimentato da quattro carburatori Weber a doppio corpo, un’unità capace già all’epoca di erogare oltre 400 CV. La trasmissione si avvaleva invece di un classico cambio manuale a 4 marce e di un differenziale posteriore autobloccante. I valori elevatissimi di coppia e potenza rendevano la vettura molto impegnativa, specie se si considera che nelle versioni più pesanti (quelle con il Big Block 427), la massa era comunque contenuta entro i 1.100 kg.
Il telaio originale delle AC Bristol, in acciaio, venne modificato per poter ospitare i grossi V8. Intanto, venne abbandonato lo schema sospensivo dell’asse posteriore a balestre, non adeguato alle prestazioni offerte dai potenti motori Ford. Per questo motivo, anche al retrotreno, vennero impiegate sospensioni a triangoli sovrapposti con ammortizzatori idraulici. Inoltre vennero installati dei rinforzi strutturali per non compromettere la struttura, alla luce della colossale coppia motrice delle unità più potenti come il Big Block delle “427”.

Sportiva da primato. La visione di Shelby si rivelò vincente sin da subito e le rinvigorite Cobra iniziarono a farsi una reputazione sulle piste. Nel giorno della più solenne festa nazionale americana, il 4 luglio 1965, la Shelby Cobra Daytona, un coupé aerodinamico derivato dalla roadster, trionfò anche nel Campionato Mondiale GT. Un successo di grande prestigio che, tutt’oggi, rende la Shelby l’unica Casa automobilistica statunitense ad aver vinto questo titolo.
Nel corso degli anni 60, vennero realizzate circa 400 Shelby Cobra, molte delle quali usate (e spesso distrutte) durante le competizioni. Ciò rende oggi le Cobra originali modelli ambiti dai collezionisti, venduti a cifre astronomiche con sei zeri: la Shelby Cobra appartenuta a Carroll Shelby, ad esempio, è stata battuta all’asta per ben 13.750.000 di dollari.

Non chiamatele repliche. Con la miriade di repliche realizzate dalle piccole aziende artigianali, entrare in possesso di una Cobra è un’operazione decisamente più abbordabile. Se in Inghilterra il mito delle AC (Ace, Cobra e Bristol) rivive anche in versione elettrica grazie alla AC Cars, l’americana Superperformance si è distinta per le riproduzioni di modelli storici su licenza delle Case madre. La società, con sede a Jupiter (Florida) è specializzata sui modelli della “mitologia” sportiva a stelle strisce: Shelby Cobra MKII e III, Shelby Daytona, Ford GT 40 oltre alla rivale di sempre, la Chevrolet Corvette Stingray (da corsa). Le Superformance sono auto di altissima qualità, dotate persino di numero di telaio con il codice “CSX”, e registrate come Shelby Cobra ufficiali. Le vetture sono realizzate in modo analogo alle originali con le uniche modifiche riguardanti le omologazioni per la sicurezza.
A seconda delle richieste, le auto possono essere realizzate carrozzeria in fibra di vetro o in alluminio. Ciò, ovviamente, determina prezzi differenti: una Cobra Superformance con carrozzeria in fibra di vetro parte da circa 100.000 dollari, più che sufficienti per godersi l’elettrizzante guida di una vera icona americana e godere della sinfonia del suo V8 scatenato.

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