Subaru Alcyone SVX: il granturismo alla giapponese - Ruoteclassiche
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04/11/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla
Subaru Alcyone SVX: il granturismo alla giapponese
Trent'anni fa Subaru presentava la Alcyone SVX: una granturismo che tra lusso e prestazioni decretò l'ingresso della Casa delle Pleiadi nel segmento delle coupé di prestigio.
04/11/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla

Trent’anni fa la Subaru Alcyone SVX è un’interessantesegnava l’ingresso della Casa delle Pleiadi nel segmento delle coupé di alta gamma: questa interessante granturismo spiccava nella gamma Subaru per il riuscito mix tra lusso e prestazioni.

Quello delle auto giapponesi è un universo molto vasto e, soprattutto, molto più interessante di quanto si possa pensare limitandosi ad osservare i modelli destinati al mercato Occidentale.
Nel microcosmo giapponese Subaru è uno dei brand che ha investito maggiormente nello sviluppo tecnico ed oggi è un nome apprezzato ai quattro angoli del globo. Gran parte del merito va a modelli come Impreza e Legacy ma, ovviamente, altre vetture nella storia del marchio hanno contribuito al consolidamento della sua reputazione e tra queste c’è la Subaru Alcyone SVX. Al di fuori del Giappone, questa Granturismo di segmento medio-alto è stata indicata con la sola denominazione “SVX”, rimanendo in commercio per cinque anni tra il 1991 e il 1996. La SVX ha rappresentato il primo tentativo della Casa giapponese per entrare nel mercato delle coupé di prestigio, proponendo un corredo tecnico di alto livello e dotazioni importanti.

L’astro nascente. Il nome Alcyone omaggiava la stella più luminosa della costellazione delle Pleiadi, inserita nel logo della Casa. L’astro nascente nel firmamento Subaru, venne anticipato dalla concept car SV-X (acronimo per "Subaru Vehicle-X") presentata al Salone di Tokyo del 1989.
Tra il 1991 al 1992, Subaru studiò anche la Amadeus: un prototipo che prefigurava una shooting brake su base SVX. Venne presentata nelle versioni a due e quattro porte ma, pur essendo un modello pronto per la produzione, non venne mai realizzata.
Lo stile della SVX era d’impronta europea, con la linea opera di Giorgetto Giugiaro. La peculiarità del modello stava nella vetratura, con i finestrini di ispirazione aeronautica. Nella vista laterale spiccava la particolare conformazione del padiglione con la divisione del vetro Canopy per circa due terzi della superficie e il taglio parallelo alla curva superiore del telaio della porta. Le volumetrie della SVX sintetizzavano un attento studio in galleria del vento e, non a caso, la coupé raggiungeva un eccellente coefficiente di resistenza aerodinamica Cx pari a 0,29. Un dato peraltro identico a quello della precedente Alcyone XT (1985-91), dalla silhouette più spigolosa.

Una pietra miliare.
La Subaru Alcyone SVX portò al debutto il sei cilindri boxer indicato con la sigla “EG33” da 3.3 litri: una pietra miliare per Subaru, che l’ha perfezionato per quasi vent’anni: fino all'introduzione del motore 3.6 litri “EZ36” presentato nel 2008 con la Subaru Tribeca. Il motore da 3.3 litri era essenzialmente una variante a sei cilindri dell'EJ22, già in uso sulla prima generazione di Legacy e Impreza per il mercato giapponese.
L’unità era dotata di doppio albero a camme in testa e quattro valvole per cilindro, con un rapporto di compressione aumentato (10,1:1), capace di erogare 231 CV a 5.400 giri/min e 309 Nm di coppia a 4.400 giri/min. Tra le specifiche del propulsore vi erano poi: il sistema di iniezione sequenziale Multipoint con iniettori a doppio spruzzo mentre, per l'accensione, la SVX si avvaleva di candele al platino e di un avanzatissimo sistema di controllo elettronico "Limp Home Feature", comprensivo di protezione da fuorigiri oltre al monitoraggio per l’accensione e l'iniezione del carburante.

Largo all’efficienza. Con queste prerogative la coupé giapponese poteva scattare da 0 a 100 all’ora in 7,5 secondi, raggiungendo una velocità massima di 248 Km/h, limitati elettronicamente a 230 km/h a partire dal 1994.
Per sottolineare l’efficienza del modello, la pubblicità giapponese (con Alison Krauss come testimonial) faceva leva sulle 500 miglia di autonomia con un pieno, pari a circa 805 km, a fronte di un serbatoio da 70 litri. Nel 1991, la Subaru SVX guidata da Ken Knight e Bob Dart fu anche protagonista di una straordinaria impresa: la vittoria dell'Alcan Winter Rally, una gara di resistenza partita da Seattle per raggiungere il Circolo Polare Artico e ritorno.

Le trasmissioni. La SVX è stata offerta esclusivamente con cambio automatico, in quanto all’epoca Subaru non disponeva di una trasmissione manuale in grado di gestire la potenza e la coppia del motore EG33. Due i sistemi di trazione integrale previsti: ACT-4 e VTD. Il primo sistema è stato introdotto sui modelli Subaru dal 1988 e prevedeva una centralina elettronica in grado di variare la coppia applicata alle ruote posteriori dinamicamente in base alle condizioni di guida. Essendo un sistema attivo, ripartiva la coppia in base agli input derivanti dalle condizioni di guida. Questo sistema AWD è stato utilizzato sui modelli destinati a Stati Uniti, Canada, Germania, Francia e Svizzera.
Il secondo sistema, più avanzato, chiamato VTD Variable Torque Distribution, distribuzione della coppia variabile) era disponibile per Giappone, Regno Unito, regione del Benelux, Svezia, Australia, Spagna, Austria e Brasile e aggiungeva un differenziale centrale planetario in grado di variare il rapporto di ripartizione della coppia da 36/64 al 50/50. Tuttavia, nel 1994, dopo gravi e ricorrenti guasti alla trasmissione Subaru decise di adottare un nuovo cambio automatico a quattro marce.

Le dotazioni. La SVX era considerata un’auto di prestigio, pertanto già nell’allestimento d'ingresso “L” (simile al “LSi” americano) era equipaggiata adeguatamente per concorrere in un segmento popolato da vetture blasonate. La dotazione includeva accessori come climatizzatore automatico, interni in pelle, sedili anteriori regolabili elettricamente e riscaldati, lettore CD a disco singolo, impianto stereo AM/FM Panasonic e accesso con telecomando.
Tra il 1991 e il 1992, la versione giapponese "SVX L" poteva essere equipaggiata con le quattro ruote sterzanti: un’ulteriore indizio sul grande impegno profuso da Subaru per elevare la Alcyone ai vertici del della categoria. Si stima ne siano state realizzate poco meno di 2.000 unità, un terzo dell’intera produzione destinata al Giappone. Per chi desiderava di più, era disponibile l’allestimento sportivo S4, con il motore da 247 CV. Le Subaru SVX Alcyone S4 vennero equipaggiate in seguito con cerchi in lega BBS multirazza da 16 pollici in luogo del modello a cinque razze.

Successo mancato. Tutto questo però non bastò a far decollare le vendite della SVX: la meccanica seppur raffinatissima risentì dei problemi al cambio, risolti solamente negli ultimi due anni del ciclo produttivo. Anche la “solita” questione del brand non giocò a favore dell’Alcyone, apprezzata da un pubblico di intenditori più attenti alla sostanza che all’immagine.
Gli Stati Uniti assorbirono 14.257 vetture su un totale di 24.379 unità complessive. Qui, al fine di abbassare il prezzo d’attacco, tra il 1994 e il 1995 venne proposta anche una versione con la sola trazione anteriore (codice telaio CVX) ma non ebbe molto seguito. In Europa ne furono vendute circa 2.500, mentre le vendite in Giappone si assestarono sulle 6.000 unità. Negli anni 90, con la fine della “Bubble Economy” vennero meno le condizioni affinché un coupé di lusso come la Subaru Alcyone SVX potesse far breccia sul mercato locale. La SVX, inoltre, fu la prima Subaru a superare i regolamenti giapponesi sulle dimensioni dei veicoli; così come la cilindrata, sottoposta ad una tassazione maggiorata per la circolazione stradale tutti fattori che tarparono le ali ad un prodotto che oggi merita di essere sicuramente (ri)scoperto e valorizzato.

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