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Subaru Impreza: i trent’anni della campionessa

Nel 1992 la Casa delle Pleiadi presentava quella che sarebbe divenuta la sua auto più rappresentativa: un’icona del motorsport con all’attivo prestigiosi titoli internazionali e mondiali. Nata coma modesta berlina media, in breve tempo divenne una regina dei rally che, tutt’oggi, continua a far battere il cuore degli appassionati. In due puntate vi racconteremo la sua storia e la sua evoluzione.

Per chi è cresciuto negli anni 90 la Subaru Impreza è uno dei mostri sacri del motorsport: c’è chi ricorda la Impreza nella blu e oro con il numero “555” ai tempi di Carlos Sainz e Colin McRae, chi invece (qualche anno dopo) smanettava con i videogames, tra tornei ed elaborazioni virtuali. Poco importa, perché per milioni di appassionati la Impreza è un’icona assoluta del mondo rally. Un modello fondamentale anche per la stessa Subaru che, da brand di nicchia apprezzato principalmente nell’emisfero australe e in Nordamerica, si faceva conoscere in tutto il mondo.
Questo grazia alle sue vetture, robuste e dalla meccanica raffinata, divenute micidiali auto da corsa in grado di offuscare anche i marchi più blasonati: parlano chiaro i tre Mondiali Piloti (1995, 2001 e 2003) e i tre Mondiali Costruttori (1995-96-97) vinti dalla fortunata berlina media giapponese.

Schema collaudato. Come spesso accade, la partecipazione sportiva è una delle strategie di marketing più utilizzate dalle case automobilistiche per far conoscere al grande pubblico le potenzialità delle vetture e aggiungere prestigio al proprio marchio.
E così fu per la Subaru che, nel lontano 1992, si apprestava a presentare la nuova berlina media che sostituiva l’ormai datata Subaru Leone che era in servizio da metà anni 70. Anche sul fronte delle competizioni, la Casa giapponese contava di rimpiazzare la Legacy. Pertanto i tempi erano maturi per un nuovo prodotto. La nuova Subaru avrebbe ripreso alcune delle specifiche peculiari della Casa, quindi il motore boxer a quattro cilindri, la trazione anteriore o integrale e le sospensioni con schema MacPherson.

Pragmatismo giapponese. A fronte di una linea confacente agli stilemi del tempo, la Subaru Impreza (GC) non spiccava a livello stilistico, in particolare nelle versioni più tranquille. Era infatti una classica berlina, disponibile nelle varianti due porte “Retna” (GM), quattro porte e station wagon (GF).  
Anche i nuovi motori della famiglia “EJ”, inizialmente, non avevano potenze rilevanti. L’offerta si articolava sulle classiche unità 1.6, 1.8 e 2.0, tutti aspirati e con potenze comprese tra i 90 e 115 CV.
La svolta arrivò l’anno seguente con il lancio della prima Impreza WRX. Acronimo di World Rally Experimental, la nuova top di gamma chiariva sin da subito le velleità della nuova Subaru. Dotata di un bodykit specifico e di un due litri turbo da 211 CV, la Impreza WRX beneficiava anche della trazione integrale Symmetrical All-Wheel Drive che, sin dagli esordi nelle competizioni, le consentì di esprimere al meglio il suo potenziale. Al di fuori del Giappone questo modello venne indicato con varie denominazioni: come 2.0 Turbo (in Italia), 2.0 GT, 2.0 GT Turbo, 2.0 WRX, o Turbo 2000 AWD (Nel Regno Unito).

Più grintosa. A quattro anni dal lancio, la Subaru Impreza venne sottoposta al consueto restyling: a livello estetico sono i paraurti a ricevere le attenzioni maggiori, divenendo più spigolosi e dal look più aggressivo.
Intanto, anche i motori vengono rivisti. Il 1.8 litri, più datato e con la distribuzione 8 valvole, uscì di scena mentre il 1.6 (l’unico 16 valvole al momento del lancio) raggiunse quota 95 CV. Infine, il due litri erogava 10 CV in più pur dotato di nuovi catalizzatori per rispettare la normativa Euro 2.
Nel 1997 la Impreza WRX conquistava il titolo nel Mondiale Rally e, dall’anno seguente, il modello stradale sbarcava in Europa.

Serie celebrativa. Per l’occasione venne presentata l’acclamatissima serie limitata STI “22b”, in configurazione due porte: la più celebre tra i numerosi modelli speciali. Una vera e propria instant classic prodotta in poco più di 400 esemplari.
Il modello speciale, oltre a celebrare questa importante vittoria in ambito sportivo, onorava i primi quarant’anni di attività della Subaru. Il numero “22” alludeva all’unità utilizzata, un 2,2 litri boxer con turbocompressore da 276 CV. Anche l’allestimento, in tal caso era dichiaratamente sportivo. 

Una nuova immagine. Dopo quasi 10 anni di onorata carriera, nel 2001 venne presentata la seconda generazione della Subaru Impreza. Lo stile della serie “GD” si fa più personale, con il frontale caratterizzato dai grandi fari circolari mentre l’auto cresceva nelle dimensioni e nel peso, per via di una scocca più robusta soprattutto nell’ottica della sicurezza. Intanto scompare la variante due porte.
La gamma spaziava ora dalle mansuete 1.6 e 2.0 aspirate (da 90 e 125 CV) alla 2.0 turbo WRX da 218 CV. Questa volta è Richard Burns, un altro giovane (e sventurato) pilota britannico, a tenere alta la bandiera Subaru nelle competizioni.

Aggressiva.
Il nuovo look della Impreza tuttavia non piacque molto agli appassionati, perciò nel 2003, un restyling portò all’adozione di un frontale ridisegnato in chiave più aggressiva. Il due litri venne proposto anche con il cambio automatico mentre l’offerta si allargava con la nuova top di gamma “WRX STI” da 265 CV. La nuova unità, sempre appartenente alla famiglia EJ, venne pensata sin da subito per un uso sportivo e si caratterizzava per l’ottima disponibilità di coppia motrice sin dalla parte bassa del contagiri.
Tra il 2004 e il 2006 si sono susseguite diverse serie speciali della WRX, con specifiche nell’assetto leggermente differenti.

Cuore nuovo. L’ultimo aggiornamento della seconda generazione è datato 2006 quando debuttò un nuovo 2,5 litri, rigorosamente boxer, da 230 CV montato sulla Impreza WRX. Il frontale venne ridisegnato, con inediti “occhi a mandorla” e la mascherina che riprendeva il nuovo family feeling Subaru.
La gamma di motorizzazioni viene aggiornata: un nuovo 1,5 litri da 105 CV costituiva l’entry level mentre la 2.0 passava da 125 a 160 CV (disponibili anche con alimentazione Bi-Fuel) infine, al vertice della gamma, la WRX toccava quota 280 CV.

Il debutto nel motorsport. La Subaru Impreza WRC Gruppo A debuttò col numero 555 nel 1993 al rally di Finlandia “1000 Laghi” con due leggende: Ari Vatanen e Markku Alén. La prima vittoria arrivò al rally di Corsica del ‘94 per merito di un altro grande pilota, lo spagnolo Carlos Sainz. Nel 1995 la Impreza, affidata all’indimenticato Colin McRae conquistò sia il titolo piloti e sia quello costruttori, bissato nel 1996 e nel 1997.
Dopo uno stop di quattro anni, la Impreza tornava sulla cresta dell’onda nel 2001 con Richard Burns, tornando a vincere il titolo Mondiale Piloti e replicando l’impresa con il norvegese Petter Solberg nel 2003.

Il mito Impreza. La terza generazione della Impreza WRC esordì al Corona Rally Mexico del 2007.
Questa volta, purtroppo, la squadra dovette fronteggiare problemi di affidabilità, che compromisero il buon piazzamento della vettura nelle classifiche. Nel 2008, Subaru presentò nuova Impreza con carrozzeria hatchback che fece il suo “battesimo nel fuoco” al Rally dell’Acropoli, dove Solberg concluse in seconda posizione. Nel dicembre dello stesso anno, la Casa delle Pleiadi annunciò il ritiro dalle competizioni: l’astro Impreza non brillava più come prima. Ma per tutti i petrolhead, quella anonima giapponese resterà sempre uno dei capitoli più importanti nella storia del motorismo.

 

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