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24/01/2006 | di Redazione Ruoteclassiche
UN COLPO DA DUE MILIONI
Un collezionista francese non ha esitato a sborsare, per possederle, l’equivalente di quasi quattro miliardi di lire. Allineate in garage incutono soggezione, su strada esercitano l’autorità dei loro 12 cilindri da 270 km/h. Per la prima volta, sospensioni posteriori indipendenti, cambio al retrotreno e quattro alberi a camme. Le strade della campagna francese sono l’ideale per […]
24/01/2006 | di Redazione Ruoteclassiche

Un collezionista francese non ha esitato a sborsare, per possederle, l’equivalente di quasi quattro miliardi di lire. Allineate in garage incutono soggezione, su strada esercitano l’autorità dei loro 12 cilindri da 270 km/h. Per la prima volta, sospensioni posteriori indipendenti, cambio al retrotreno e quattro alberi a camme.
 
Le strade della campagna francese sono l’ideale per provare le “nostre” Ferrari “275”: una “GTB” rossa (1966), una rara “GTB Competizione” (1966) rossa con portanumeri e una “GTB/4” argento (1969). La “275” è una delle Ferrari più affascinanti degli anni 60: sarà per la linea Pinifarina, realizzata da Scaglietti, per quel lungo cofano, il parabrezza spiovente e la coda tronca. Per tutte e tre, le prestazioni sono da auto da corsa, con una velocità massima nell’ordine dei 270 orari.

Gli esemplari appartengono a un unico collezionista, un industriale francese, e il loro valore è da capogiro: 250.000 euro per la “275 GTB”, 350.000 per la “GTB/4”, quasi un assegno in bianco per la “Competizione”, costruita in soli 12 esemplari.

A guardarle così, le nostre “275” sembrano quasi uguali, ma le differenze sostanziali stanno sotto al cofano: il motore V12 di 3,3 litri, che deriva dalla “275 P” Sport-Prototipo, di base è lo stesso per tutte le “275”, ma con modifiche profonde. Nella “275 GTB” la lubrificazione è a carter umido e la distribuzione è monoalbero in testa. Sulla “Competizione” la distribuzione è sempre monoalbero per bancata, ma con alberi a camme più spinti, valvole della “250 LM”, pistoni rinforzati e lubrificazione a carter secco (il nostro esemplare monta però il più tranquillo motore della “275 GTS”). La “Competizione” inoltre pesa 80 kg in meno grazie alla carrozzeria in alluminio e ai vetri in plexiglas (tranne il parabrezza). Più raffinato il motore della “GTB/4”: 4 alberi a camme, sei carburatori Weber, lubrificazione a carter secco, 300 CV a 8000 giri.

La prova su strada si preannuncia elettrizzante. A bordo della “275 GTB” ci cattura il profumo della pelle; si sta seduti molto inclinati all’indietro, lo sterzo è pesante in manovra e la guida è impegnativa. Con la “Competizione” ci aspettiamo un’auto rude, ma il motore, come si è detto, non è il suo: non gira bene, la risposta all’acceleratore è pigra; i freni non sono molto modulabili. Il motore della “GTB/4” è più “corposo”; il rollio è sempre elevato ma la tendenza a sbandare è più contenuta e le reazioni sono più prevedibili. Dopo un po’ di tempo al volante, te le senti più tue le “275” e non sembra neppure di guidare vetture di 40 anni fa. Sono macchine a cui perdoni tutto.

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