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28/05/2015 | di Redazione Ruoteclassiche
Viaggio alle radici dell’Heritage Volvo
Göteborg, Svezia. Immaginate un viaggio nel tempo. Un viaggio (vero), che parte dal Museo della casa svedese, passa attraverso un incontro con l’uomo che oggi firma il design Volvo e fa sosta per un test drive sui modelli più iconici del marchio. Heritage&modernità, a confronto per capire se le radici scandinave sopravvivono nel nuovo animo cino-svedese di Volvo.
28/05/2015 | di Redazione Ruoteclassiche

Göteborg, Svezia. Immaginate un viaggio nel tempo. Un viaggio (vero), che parte dal Museo della casa svedese, passa attraverso un incontro con l’uomo che oggi firma il design Volvo e fa sosta per un test drive sui modelli più iconici del marchio. Heritage&modernità, a confronto per capire se le radici scandinave sopravvivono nel nuovo animo cino-svedese di Volvo.

Siete pronti? Si parte! Siamo a mezz’ora di auto dalla città. Ad attenderci all’ingresso del museo la ricostruzione fedele dell’ufficio dei fondatori di Volvo, Assar Gabrielsson e Gustav Larsson. Un viaggio che da quella grande scrivania condivisa (già, i due soci stavano seduti uno davanti all’altro, avevano un unico telefono e per chiamare i collaboratori usavano spesso una scopa con cui battevano sul pavimento), vi condurrà da qui - era il 1927 - via via attraverso gli anni.

Vedreste scorrervi davanti agli occhi le auto che hanno fatto la storia del marchio svedese. E potrebbe accadervi - specie se siete nati sul finire degli anni Sessanta come chi scrive, di arrivare nella sezione dedicata agli anni 80, trovarvi di fronte all’iconica 760, alla 240 Turbo, alla 780 firmata Bertone, alla 480 coupé (l’auto che Thomas Ingenlath, l’attuale responsabile del design, ha definito “la meno Volvo di tutte”), alle 960 e 850 degli inizi degli anni 90 e… Rendervi conto che tutte quelle auto le avete guidate, o ci siete saliti almeno una volta. Un bel déja vu, col rischio che a cinquant’anni ci si senta già un po’ da museo.

Ma torniamo al nostro viaggio e all’incontro con Thomas Ingenlath, giovane, timido, di quelli che si raccontano con lo sguardo basso. Fare due chiacchiere con l’uomo a capo del design Volvo, quello che ha firmato l’ultima XC90, fa riflettere. La più grande sfida per il giovane Thomas? Reinterpretare la “svedesità” in chiave contemporanea, miscelando l’heritage col futuro. Prendere i valori della sicurezza, della solidità, delle linee squadrate e rassicuranti e trasformarli, senza dimenticare che “la semplicità di base, degli esterni e dell’abitacolo, rimarrà sempre un tratto distintivo del marchio”. Ma che la svedesità non è tutto.

E perché l’esperienza temporale fosse ancora ancora più realistica, aggiungete anche una mattinata al volante di P1800, 122 Amazon, Duett, 164, 245 SW… Un viaggio nella storia di Volvo attraverso alcune delle vetture del passato più significative, alla ricerca di un possibile “ponte” fra storia e modernità. Ma esiste davvero quel “ponte”? Non sempre, ogni Volvo ha sì interpretato certi “valori” scandinavi, ma chi le ha disegnate negli anni ha avuto ovviamente anche altre influenze, personali spesso. Così il “ponte temporale” a volte si interrompe, per poi riprendere.

Ma voi fatelo, il viaggio intendo. Se abitate al Nord in tre ore circa siete a Göteborg. Vi godete la città (nei pressi dell’università è bellissima), noleggiate un’auto (anche se ci si arriva anche in bus) e puntate verso Arendal Skans, sede del Volvo Museum. A darvi il benvenuto troverete la mitica PV544 vincitrice del Safari Rally nel 1965; vi aprirà le porte verso il mondo delle competizioni, un capitolo della storia Volvo davvero curioso e ricco di aneddoti. Buon viaggio!

Roberto Sposini

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