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02/02/2006 | di Redazione Ruoteclassiche
VINSE ANCHE IN BELLEZZA
Per la sua granturismo, la Casa britannica trasse ispirazione dalla “D-Type”, che per tre anni di seguito (1955-57) aveva trionfato a Le Mans. Fu ancora un trionfo, stavolta di stile. Sei cilindri in linea “3800”, sospensioni a ruote indipendenti e una carrozzeria da togliere il fiato. Nel 1961 il Salone di Ginevra vide protagonista la […]
02/02/2006 | di Redazione Ruoteclassiche

Per la sua granturismo, la Casa britannica trasse ispirazione dalla "D-Type", che per tre anni di seguito (1955-57) aveva trionfato a Le Mans. Fu ancora un trionfo, stavolta di stile. Sei cilindri in linea "3800", sospensioni a ruote indipendenti e una carrozzeria da togliere il fiato.

Nel 1961 il Salone di Ginevra vide protagonista la Jaguar "E-Type", una vettura a due posti che trasformò i parametri costruttivi ed estetici delle auto sportive. La Jaguar non si era quasi mai distinta in passato per le innovazioni delle sue automobili, ma negli ultimi anni 50, sul finire della carriera della "XK 150", fu chiaro come per la Jaguar fosse giunto il momento di un cambio radicale. Si pensò allora di convertire in vettura di serie la mitica "D-Type", che per tre anni di fila (1955-57) aveva trionfato alla 24 Ore di Le Mans.

L'impostazione concettuale del primo prototipo (denominato "E 1A") ripropose la struttura monoscocca centrale, cui furono ancorati il telaio ausiliario anteriore, con motore e avantreno a barre di torsione, e un retrotreno a ruote indipendenti. Con il secondo prototipo ("E 1 bis") si lavorò in particolare sulla sospensione posterioree il terzo ("E 2A") assunse un ruolo decisivo nello sviluppo della "E-Type": il pilota-costruttore americano Briggs Cunningham lo utilizzò alla 24 Ore di Le Mans del 1960, gara dalla quale si ritirò a causa del surriscaldamento del motore "XK" di 3 litri. Cunningham lo fece quindi sostituire con un 3,8 litri, per ospitare il quale fu necessario ricorrere a un rigonfiamento longitudinale al centro del cofano, esattamente lo stesso che la vettura esibì al suo esordio clamoroso a Ginevra.

La carrozzeria mozzafiato di quella vettura, così lunga, bassa e carenata, era la quintessenza dell'aerodinamica. Suscitò soprattutto meraviglia quel cofano smisurato, tondeggiante e levigatissimo. Le più ottimistiche previsioni di vendita vennero travolte dalle ordinazioni - 300 nei primi sei giorni - e la fabbrica dovette aumentare la cadenza produttiva a 150 unità la settimana.

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