Volkswagen Corrado 2.9i VR6: scelta alternativa - Ruoteclassiche
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03/03/2025 | di Andrea Paoletti
Volkswagen Corrado 2.9i VR6: scelta alternativa
Dedicata a chi non vuole una Golf sportiva, ma qualcosa di più, che permetta di distinguersi, anche grazie a un motore plurifrazionato esclusivo e originale
03/03/2025 | di Andrea Paoletti

Difficile che nei primi anni 90 a qualcuno battesse forte il cuore per il look della Volkswagen Corrado, ma è altrettanto difficile credere che qualcuno potesse rimanere indifferente alle prestazioni e soprattutto al sound di quella che era la versione più veloce, costosa ed esclusiva. Stiamo parlando della Corrado 2.9i VR6, un’auto che costava la bellezza di oltre 43 milioni di lire - ed erano veramente tanti -, ma che andava davvero forte.

Sei cilindri atipico. Il merito, condiviso ovviamente con la Golf 2.8 VR6, la prima a disporne, era del rivoluzionario motore a V in linea, in tedesco “Vee Reihenmotor”: questo apparente ossimoro era il frutto di un’intuizione geniale degli ingegneri Volkswagen, che erano riusciti a incastrare in una strettissima V di 15 gradi due bancate di cilindri, in modo che fossero intersecate tra loro e non opposte, quasi a formare un’unica testata. Il risultato era un propulsore dagli ingombri ridotti e quindi in grado di essere collocato trasversalmente nel vano di una trazione anteriore compatta, com’era anche la Corrado, basata sul pianale della Golf II.

Tocca i 235 km/h. La Corrado VR6 aveva poi un asso nella manica, sotto forma di una cilindrata aumentata a 2.861 cm3 e, pur essendo 12 valvole, il motore sprigionava 190 CV che, su un corpo vettura relativamente leggero - 1.210 kg - permetteva di raggiungere i 100 km/h in soli 6,9 secondi e fermare il tachimetro a 235 km/h, aiutata anche dall’aerodinamica più favorevole rispetto alla hatch. Niente male per una trazione anteriore squadrata, ma dall’ottimo handling, sincero e prevedibile, con il passo della Golf (248 cm), per di più molto curata e con quattro posti veri.

Raffinatezze meccaniche. Anche la 2.9 VR6 infatti veniva assemblata dalla Karmann in una linea apposita e vantava una dotazione di serie più ricca, anche rispetto alla G60 - vedi l’Abs -, che comanda anche un sistema di blocco elettronico del differenziale, specchietti elettrici e riscaldabili, cerchi BBS da 15” con pneumatici 205/50 e ammortizzatori regolabili prodotti dalla Koni. Dal 1993, come sul resto della gamma, arriva una modifica alla geometria dell’avantreno per gestire meglio gli effetti della coppia sul volante. Infine, 500 esemplari vengono dotati del VSR, un collettore di aspirazione a lunghezza variabile che migliorava l’erogazione ai bassi regimi.

Si fa desiderare. Esternamente la VR6 si distingueva anche per i passaruota più larghi di un cm, la bombatura sul cofano e gli indicatori di direzione anteriori trasparenti, per finire con le sigle identificative verniciate di un aggressivo rosso. All’interno, sedili sportivi - disponibili, in opzione, con rivestimento di pelle - e un cruscotto un po' banale, così come il volante a quattro razze, dal look normale. Con soli 7.755 esemplari prodotti, parliamo di un'auto rara tra le sportive di Wolfsburg e, se si considera il fatto che per quasi un decennio è stata la Volkswagen più veloce a listino, oggi può essere una scelta sfiziosa. Quasi impossibile però scovarne una in Italia, mentre in Germania si trovano a partire da circa 17 mila euro.

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