LA RIVOLTA DI GIUGIARO - Ruoteclassiche
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01/08/2005 | di Redazione Ruoteclassiche
LA RIVOLTA DI GIUGIARO
Fu una delle ultime vetture disegnate da Giorgetto prima di lasciare Bertone. Arrivò a sorpresa al Salone di Torino del ’62,segnando il passaggio di Renzo Rivolta dalle moto alle granturismo. Il nostro esemplare è speciale: venne utilizzato come laboratorio per sperimentare nuove e differenti soluzioni tecniche.Al Salone di Torino del 1962 la Iso Rivolta presenta […]
01/08/2005 | di Redazione Ruoteclassiche

Fu una delle ultime vetture disegnate da Giorgetto prima di lasciare Bertone. Arrivò a sorpresa al Salone di Torino del '62,segnando il passaggio di Renzo Rivolta dalle moto alle granturismo. Il nostro esemplare è speciale: venne utilizzato come laboratorio per sperimentare nuove e differenti soluzioni tecniche.

Al Salone di Torino del 1962 la Iso Rivolta presenta un modello molto ambizioso, la "GT 300", una sportiva a quattro posti che veste italiano (disegno di Giugiaro, carrozzeria di Bertone) ma ha corpo e muscoli americani (motore Chevrolet V8 di 5300 cm³, "rubato" alla Chevrolet "Corvette"). L'esemplare che vi proponiamo è fra i primi costruiti, inizialmente di colore Bianco Antico, poi modificata e venduta nel 1964 con una serie di aggiornamenti.Il rosso corsa fu scelto dal secondo proprietario.

Il commendator Renzo Rivolta iniziò a pensare alle sportive nel 1960: l'imprenditore inglese John Gordon aveva appena finito di allestire il prototipo di una granturismo ed era alla ricerca di un partner che avesse struttura e mezzi per avviarne la produzione. Due settimane di studi convinsero Rivolta e i suoi tecnici che potevano farcela. Avrebbero costruito una specie di Ferrari ma con un motore americano, per il mercato americano. Nuccio Bertone avrebbe disegnato la carrozzeria, Giotto Bizzarrini avrebbe rivisto il telaio e, con l'aiuto di Pierluigi Raggi, anche il resto della meccanica.

I due tecnici furono d'accordo sulla soluzione di un pianale in lamiera d'acciaio (al posto del classico schema a traliccio di tubi), da saldare elettricamente alla carrozzeria. Si ottenne così la prima granturismo con scocca portante in lamiera stampata. Per la meccanica il duo optò per sospensioni a ruote indipendenti all'avantreno e ponte De Dion al retrotreno, con quattro freni a disco Dunlop.

Dopo la presentazione della "GT 300" al Salone di Torino, agli inizi di gennaio 1963 venne ultimato il primo esemplare; a fine 1963 si riuscivano a malapena a ultimare due auto al giorno, ma d'altra parte il mercato americano non accolse bene la vettura. L'anno successivo la produzione delle "GT 300" scese a una quarantina, fra le quali la nostra "regina", venduta nel novembre del 1964 al commendator Antonio Barbieri di Milano come "GT 340" (340 CV anziché 300), che la tenne fino al 1966.

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