12 maggio 1957, ore 16.15: la "Gara più bella del mondo", arrivata alla sua 24a edizione, vive le sue batture finali nel tratto di Statale tra Mantova e Brescia, all’altezza di Guidizzolo. La carovana ha percorso poco più di 1400 km, a una media superiore ai 150 km/h. La folla è come sempre quella delle grandi occasioni, perché lo spettacolo della Mille Miglia è unico e imperdibile, in un'epoca in cui l'unico modo per vedere una corsa automobilistica è trovarsi un posticino lungo il percorso.
La Ferrari 315 S n. 531 di De Portago-Nelson, al momento quinti, sbanda per cause imprecisate, probabilmente lo scoppio del pneumatico anteriore sinistro. La vettura, fuori controllo, piomba sul pubblico assiepato a bordo strada e falcia nove spettatori, tra i quali cinque bambini tra gli 8 e i 10 anni. Le conseguenze sono drammatiche e cambieranno la storia della corsa: nove morti, ai quali si aggiungono il pilota e il suo “secondo” Edmund Gurner Nelson. Il clamore per il terribile incidente alimenta furibonde polemiche sulla carta stampata: con una funambolica inversione a U, molti giornalisti, che fino a pochi giorni prima definivano i piloti “moderni eroi del volante", li ribattezzano “oziosi scavezzacollo”. È la fine di un'epoca, quella delle corse su strada.
A farne le spese, oltre alle undici incolpevoli vittime, è la stessa Mille Miglia: sospesa e mai più ripresa in forma di gara di velocità… Oggi sono esattamente sessant'anni da quel giorno, e la Freccia Rossa con l'edizione che sta per partire festeggia i suoi novant'anni.
Dario Tonani