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“6 e ¾” addio: il glorioso V8 Bentley da 6.75 litri va in pensione.

Non capita spesso di imbattersi in un motore tanto longevo da essere prodotto per più di 60 anni, questo è solo il primo dei motivi per cui vale la pena raccontare la storia del mitico “6 e ¾”.

Crewe, 1952. Jack Philips e il suo team vengono incaricati di progettare un nuovo motore, più leggero e performante delle vecchie unità, pensate prima della guerra, così mettono a punto il primo V8 Bentley, denominato L380. Si tratta di un motore sperimentale in lega d’alluminio, più leggero di 15 kg rispetto al precedente 6 cilindri in linea, mentre la potenza è incrementata del 50%. Dopo lunghi test, gli ingegneri optano per un aumento della cilindrata che passa da 5204 a 6230 cc. Il propulsore definitivo,  indicato come L410 viene introdotto nel 1959 con la Bentley S2. Con questo V8 la nuova ammiraglia può contare su circa 200 cavalli contro i 135 della precedente S1. Il “6 e 3/4” accompagna la produzione Bentley e Rolls-Royce fino al 1998, quando le due aziende vengono assorbite rispettivamente da Volkswagen e da BMW. In tutti questi anni il motore sarà aggiornato senza mai abbandonare lo schema ad aste e bilancieri originaria.

Sorellastre. Dopo l’acquisizione di Bentley da parte della rivale Rolls-Royce LTD, nel 1931 cambiò inevitabilmente l’assetto societario: venne data priorità alle Rolls-Royce trascurando del tutto lo sviluppo delle Bentley e della sua attività sportiva. L’avvento della Seconda Guerra Mondiale, contribuì a rallentare lo sviluppo di nuovi modelli Bentley fino al 1946. Rolls-Royce, intanto aveva trasferito le linee di produzione a Crewe e da allora, Bentley divenne il marchio minore con cui venivano proposti i medesimi modelli della Rolls-Royce. Le Bentley erano caratterizzate da un piglio più sportivo, reminiscenza delle glorie agonistiche degli anni ’20, ed erano riconoscibili soltanto per la tipica calandra arrotondata sormontata dal marchio della “Flying B”. Questa distinzione era sottolineata dalla dicitura che accompagnava le Rolls-Royce, intese per “gentlemen with a driver” (gentiluomini con autista), mentre per le Bentley si era soliti usare la formula “for gentlemen-drivers” (per piloti gentiluomini). Il fondatore Walter Owen  Bentley,”W.O.” lasciò l’azienda nel 1935, approdando alla Lagonda, ma continuò a gestire il Bentley Driver’s Club, nominando nel ‘47 l’ex pilota Woolf Barnato come direttore. In onore a questo pilota, protagonista di un’epica sfida al Blue Train (all’epoca i treni erano un pò il metro di paragone per le sfide di velocità), Bentley, oggi propone sui suoi modelli una particolare tinta di verde scuro indicata come Barnato Green. Nel 2019 l’edizione speciale dell’ammiraglia Bentley Mulsanne dedicata a “W.O.”, celebra invece il centenario della fondazione del marchio.

Reinassance. In occasione di un aggiornamento della Bentley Serie T, nel 1971, il V8 passerà alla sua cilindrata definitiva di 6750 cc, che così può contare su una coppia più robusta ai bassi regimi. Caratteristica questa che verrà estremizzata parallelamente ai vari incrementi di potenza. Nel corso della sua produzione, il “6 e ¾” verrà progressivamente adeguato alle normative antinquinamento e ai crash test, verrà quindi dotato di una pompa dell’acqua collassabile e subirà dei cambiamenti nell’impianto di scarico. Per più di 20 anni la sua potenza rimase praticamente invariata; troppo poco per una “gentleman driver car”, perciò nel 1982 venne montata una turbina. Per un altro decennio Bentley continuerà, di fatto, a produrre modelli derivati dalle Rolls Royce, ma la Mulsanne Turbo segna una svolta: il rilancio del marchio della “Flying B” (B alata) dopo decenni in sordina. Con l’adozione della turbina Garrett AirResearch, l’inossidabile V8 arriva a 300cv (contro i precedenti 200): così la Mulsanne Turbo copre lo 0-100 in meno di 7” con una velocità massima di oltre 230 km/h, nessuna Rolls Royce poteva vantare queste performance.

Onorata carriera. Poco tempo dopo, nel 1985 è il turno della Bentley Turbo R, si tratta di una Mulsanne Turbo rivista nel motore e nelle sospensioni, dove R indica appunto “road hold” (tenuta di strada). La rinnovata ammiraglia, venduta fino al 1997, garantisce un netto miglioramento della guidabilità, con potenze crescenti che variano dai 320 ai 400 cv. Nel 2001, Bentley ormai parte del Gruppo Volkswagen, aggiorna il “6 e ¾” dotandolo di due turbocompressori. Montato sulla Arnage Red Label e sulla successiva Arnage R, sostituisce così il 4.4 BMW della prima versione della Arnage, denominata Green Label. La Arnage R può contare su una potenza pari a 405 cavalli ed eroga una coppia titanica: 835 Nm. Cifre che crescono sulle “Arnage T” e Continental T, accreditate di 457 cv e 875 Nm di coppia motrice per 270 km/h. Non è un caso che “tale” Ettore Bugatti avesse definito le Bentley “I camion più veloci al mondo”… Il 6 e ¾ , oggi continua a motorizzare la Mulsanne, ammiraglia della “B alata” presentata nel 2011. Una scelta in controtendenza rispetto alle moderne Continental e Bentayga (dotate di motori di origine Vw-Audi come il W12 e il compatto 4.0 V8 biturbo), dettata probabilmente dallo zoccolo duro di quei “Bentley Boys“, decisi a preservare un tratto distintivo dell’identità Bentley. Nella sua ultima edizione il 6,75 litri è capace di 530 cavalli per 1100 Nm di coppia, quanto basta per portare a spasso 2685 kg con la più totale disinvoltura. Il tutto accelerando in meno di 5” e toccando i 300 km/h. In quest’ultima evoluzione è presente anche la disattivazione di 4 cilindri a carichi parziali, per limare, per quanto possibile, i consumi. Giunto alla “veneranda età” di 61 anni e con 23 modelli Bentley all’attivo, con la fine della produzione della Mulsanne, calerà il sipario anche per il longevo V8. Gli ultimi esemplari saranno assemblati in primavera in un’edizione celebrativa: la Mulsanne 6.75 Edition, limitata a trenta esemplari. Si conclude così un affascinante e glorioso capitolo dell’automobile.

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