L’uomo politico più importante di Francia nel XX secolo era affezionato alla DS, ma il suo rigore morale assoluto gli impediva di beneficiare dell’auto pubblica: la sua Citroën personale la comprava di tasca propria dal concessionario di fiducia. Poi, dopo un attentato, fu costretto a passare a una fuoriserie blindata. Ma non l’amava affatto…
Il generale Charles de Gaulle, capo della Francia dall’esilio in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale, al vertice del governo provvisorio dal 1944 al 1946 dopo la liberazione, primo ministro dal 1958 al 1959 e infine presidente della Repubblica francese fino al 1969, è stato una delle figure pubbliche fondamentali del XX secolo. de Gaulle ebbe un rapporto speciale con la marca Citroën, e in particolare con l’ammiraglia DS, che in un’occasione gli salvò addirittura la guida.
Rinnovare il parco presidenziale. Salito all’Eliseo, spinse il governo a rinnovare la flotta di automobili in uso al presidente della Repubblica e ai ministri. Ovviamente puntò sulla DS, che all’epoca era in circolazione da circa 3 anni. Occorre sottolineare che la sua DS personale non apparteneva però alla flotta pubblica, bensì era di proprietà: il generale aveva preteso di comprarsela personalmente dal suo concessionario di fiducia. Si trattava non di una speciale e lussuosa versione Prestige con divisorio, ma di una normalissima DS 19 di serie, ovviamente di colore nero. Il fidato autista, più che un dipendente, per de Gaulle era un amico con cui conversare durante i viaggi: per questo spesso prendeva posto accanto a lui, rinunciando ai formalismi del protocollo.
L’attentato di Petit-Clamart. Il 22 agosto del 1962, qualche mese dopo la fine della guerra d’Algeria, che si era conclusa con l’indipendenza del paese nordafricano per decisione di de Gaulle e in seguito a referendum, il generale era tornato a Parigi dalle vacanze estive per un impegno istituzionale urgente. Alla sera, mentre si stava recando all’aeroporto per riprendere le ferie, nei pressi di Petit-Clamart, un borgo dell’Ile de France, la sua DS, scortata da poliziotti motociclisti, fu oggetto di un attentato terroristico da parte di un gruppo paramilitare dell’Oas (l’organizzazione segreta che non accettava l’indipendenza dell’Algeria): bersagliata di proiettili di mitragliatrice e pur con due gomme afflosciate (una anteriore e l’altra posteriore), la DS del Presidente riuscì a sgattaiolare via, grazie alla prontezza di riflessi e all’abilità dell’autista, ma soprattutto grazie alle leggendarie caratteristiche stradali della DS e delle sue sospensioni idropneumatiche.
Meglio una DS blindata. L’episodio ebbe un’eco rilevante a livello mondiale e costituì naturalmente una pubblicità, imprevista, ma formidabile, per la marca del double chevron. de Gaulle fu finalmente convinto ad adottare una vettura blindata, fino a quel momento categoricamente rifiutata dal generale. L’unica condizione che pose, naturalmente, è che fosse una DS! Ovviamente si sarebbe trattato di un esemplare specialissimo, affidato per la costruzione alla Carrosserie Chapron, e il disegno al giovane Robert Opron (che in seguito avrebbe firmato la SM, la GS e la CX, prima di passare alla Renault, per cui avrebbe realizzato, tra le tante, la Fuego e l’Espace). Quando de Gaulle vide in anteprima la maquette della nuova “Presidentielle”, scosse la testa davanti a quella specie di portaerei, soprattutto quando vide la spessa parete interna del divisorio dall’autista. Ci volle del tempo per convincerlo ad approvare il progetto. Ma alla fine il generale si rassegnò a utilizzarla in occasione di eventi speciali come le parate. Ma la usò solamente tre volte: per i trasferimenti di tutti i giorni, de Gaulle preferì sempre la sua nuova DS, una 21 Pallas, come le precedenti acquistata di tasca sua presso l’amico concessionario.
La “Presidentielle” favorita da Pompidou. L’ammiraglia fuoriserie passò tempi migliori quando nel 1969 George Pompidou prese il posto del dimissionario de Gaulle alla presidenza della Francia: all’erede del generale la mastodontica DS (era lunga 6,35 metri e larga 2,13) targata “1-PR-75” (ossia “presidenziale numero 1, immatricolata nel distretto di Parigi”) piaceva parecchio, con il suo abitacolo spazioso (dotato persino di buca per le lettere interna, per comunicare per iscritto con l’autista, senza utilizzare il poco discreto telefono) e il comfort regale. Qualche anno dopo fu affiancata da due fuoriserie altrettanto speciali, derivati dalla SM: erano cabriolet a 4 porte.