“Storie Alfa Romeo”: Duetto Spider, un’italiana a Hollywood - Ruoteclassiche
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27/05/2020 | di Redazione Ruoteclassiche
“Storie Alfa Romeo”: Duetto Spider, un’italiana a Hollywood
Nella sesta puntata di "Storie Alfa Romeo", la genesi e lo sviluppo della mitica Alfa Romeo Spider.
27/05/2020 | di Redazione Ruoteclassiche

Nel Sesto appuntamento con “Storie Alfa Romeo” con il prezioso materiale fornito dall’archivio del Museo di Arese e dal Centro di Documentazione Alfa Romeo torniamo al 1966 per scoprire la genesi e l’evoluzione dell’Alfa Romeo Spider.

Nell’estate del 1966 la rivista Sports Illustrated provava , uno dei primissimi esemplari sbarcati negli Stati Uniti della nuova Alfa Romeo Spider 1600 fresca di presentazione a Ginevra. Per la prova della della nuova convertibile italiana venne scomodato un tester d’eccezione; Steve Mc Queen. Attore, collezionista e pilota capace di arrivare secondo nella sua categoria alla 12 Ore di Sebring del 1970, sintetizzò così l’esperienza di guida con l’Alfa Romeo Spider: “It is a very forgiving car. Very pretty, too” (L’auto è facile da guidare. Ed è anche molto graziosa).

Jet set. Un anno dopo sarà Dustin Hoffman a consacrare la Duetto ad autentica icona dell’automobilismo ne “Il laureato”, primo fortunato debutto cinematografico che dette il via a centinaia di apparizioni della Spider sul piccolo e grande schermo. Tra i famosi possessori di questo modello c‘è stato anche l’indimenticabile Muhammad Ali, l’allora campione del mondo dei pesi massimi di pugilato: riprendendo il suo motto “Float like a butterfly, sting like a bee” (leggero come una farfalla, pungente come un’ape) personalizzò la targa della sua Spider con la scritta “Ali Bee”. Ma facciamo un passo indietro, per conoscere le radici tecniche e storiche che hanno portato alla nascita della Spider: tra l’innovazione della Giulia e il fascino intramontabile della Giulietta Spider.

Sognando l'America. Un altro Hoffman fu protagonista della storia della Giulietta Spider, questa volta non Dustin l’attore, ma Max Edwin Hoffman: ex pilota austriaco di auto da corsa, emigrò negli Stati Uniti con l’avvento del nazismo. In pochi anni la sua carriera decollò e diventò il principale importatore di auto europee in America. Grande conoscitore del mercato riuscì persino ad orientare le politiche commerciali delle case costruttrici, suggerendo lo sviluppo di modelli inediti e specifici che oggi rappresentano alcune tra le pietre miliari della storia dell’automobile. A Max Hoffman si deve la creazione di alcune auto sportive tra le più iconiche ed ammirate di sempre e tra queste c’è anche l’Alfa Romeo Giulietta Spider. L’idea della Spider è ricorrente per Hoffman: sapeva che la Costa Ovest con il suo clima mite e la presenza di Hollywood sarebbe stata terreno fertile per le spider. Hoffman intuì facilmente che l’Alfa Romeo Giulietta Spider sarebbe stata perfetta per la clientela californiana: tra divi di Hollywood ed edonismo, la Giulietta Spider avrebbe brillato, evocando le suggestioni del bel vivere italiano. A scatola chiusa, ancor prima di vedere i disegni definitivi, Max Hoffamn si disse disposto ad acquistare diverse centinaia di esemplari.

La Bella Signorina. Hoffman convinse quindi Francesco Quaroni e Rudolf Hruska a far partire il progetto. Per l’occasione vengono chiamati in causa due dei principali esponenti dello stile, Bertone e Pinin Farina. Bertone presentò una proposta più estrema, derivata dal prototipo “2000 Sportiva” di Franco Scaglione: una spider dal frontale appuntito, con i fari carenati e pinne posteriori. La proposta di Pinin Farina venne disegnata da Franco Martinengo, questa esprimeva invece un maggior equilibrio nelle forme, sottolineando il lato più elegante dell’Alfa Romeo. La “bella signorina”, come la definì Pinin Farina, coniugava essenzialità e ricercatezza: il parabrezza era di tipo panoramico, con i vetri laterali a scorrimento, all’interno della portiera non c’era la maniglia, ma una corda per l’apertura.

La diva delle automobili. Sul modello definitivo queste soluzioni vennero abbandonate in favore di un parabrezza tradizionale, vetri laterali discendenti, pannelli porta, tettuccio ripiegabile, maniglie esterne e nuovi interni. Sul fronte tecnico non ci furono variazioni: la Spider di produzione mantenne un’impostazione di guida sportiva esaltata prestazioni estremamente brillanti. La Spider adottava il motore della Giulietta berlina, un quattro cilindri IN linea da 1.290 cm³ da 65 cavalli, che garantivano una velocità massima di 155 km/h. La potenza della Giulietta crebbe nelle varie evoluzioni, a partire dalla Spider Veloce del 1958 accreditata di 80 CV. Sensuale, giovanile, brillante, la Giulietta Spider era un’autentica diva delle automobili: infatti piacque anche grazie al cinema. Fellini la scelse tra le vetture de “La Dolce Vita”, massima espressione dell’italianità post bellica. Anche Antonioni la volle in “L’eclisse, guidata in questo caso da Alain Delon. La Giulietta Spider diventò uno status symbol, era desiderata da tutti: famosi e non.

Debutto in grande stile. A metà anni ’60 la bella Giulietta iniziava a risentire del peso dell’età, ma la sua sostituta doveva dimostrare di avere un carisma pari se non superiore. L’Alfa Romeo Spider 1600 venne sviluppata partendo dal pianale della Giulia, qui con un passo accorciato (2.250 mm), mentre la meccanica è ripresa dalla coupè Giulia Sprint GT Veloce: il classico 4 cilindri bialbero da 1.570 cm³ in lega leggera da 108 CV . Con un peso a secco inferiore ai 1.000 kg, e favorita da un buon rapporto peso/potenza la nuova Alfa Romeo Spider raggiungeva una velocità di punta pari a 185 km/h. Alfa Romeo non badò a spese per la presentazione della nuova Spider doveva essere un evento epocale: per lanciare la nuova Spider negli Stati Uniti (un mercato molto redditizio, come pronosticato da Hoffman) venne organizzata una crociera, con i personaggi più noti dello spettacolo, dello sport e della moda. A bordo della turbonave italiana “Raffaello” vennero invitati 1.300 vip tra cui Vittorio Gassman, Rossella Falk e la soprano Anna Moffo. La nave ripercorreva la storica tratta da Genova a New York, facendo uno scalo “strategico” a Cannes in occasione del Festival del Cinema. Per tutta la durata della crociera sul ponte della nave fanno bella mostra di sé tre esemplari della nuova Spider: in verde, bianco e rosso. Sottolineando con un decennio di anticipo la potenza comunicativa dell’immagine del tricolore in quel circuito dettato dal marketing che oggi indichiamo come “Made in Italy”.

La nomenclatura. La storia del nome merita un capitolo a sé stante: per il lancio della nuova Spider Alfa Romeo venne indetto un concorso a premi tra le concessionarie della rete vendita europea. Vinse il nome “Duetto”, ma per una questione di diritti commerciali, l’auto non può essere venduta con quel nome, già utilizzato per dei famosi biscotti al cioccolato… Perciò il modello venne ufficializzato come “Alfa Romeo Spider 1600”, ma ormai il nome Duetto era entrato nell’immaginario e nel lessico comune degli appassionati per indicare tutte e quattro le generazioni della Spider. Ciascuna generazione ha poi i suoi soprannomi: se nel 1966 la prima serie (ultimo capolavoro di Battista Pinin Farina) veniva indicata “Osso di Seppia” per via della sua pianta ellissoidale, dal 1969 la seconda serie con il posteriore piatto prendeva il nome di “Coda Tronca”. La terza serie, presentata nel 1983 per via delle varie appendici in plastica venne soprannaminata “Aerodinamica”, infine nel 1989 l’ultima delle quattro generazioni è indicata “IV serie” o “Elegante”, in quanto ritornava alla purezza delle prime due serie . Prodotta in oltre 124 mila esemplari in 28 anni, la Spider è stata il modello più longevo della storia Alfa Romeo.

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