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15/07/2020 | di Andrea Zaliani
BMW e la letterina M(agica)
Ormai da decenni la divisione BMW Motorsport GmbH è sinonimo di auto sportive e di carattere. Le varie proposte alternatesi nel corso degli anni hanno rappresentato, praticamente sempre, dei modelli capaci d’intrigare molteplici petrolhead.
15/07/2020 | di Andrea Zaliani

Ormai da decenni la divisione BMW Motorsport GmbH è sinonimo di auto sportive e di carattere. Le varie proposte alternatesi nel corso degli anni hanno rappresentato, praticamente sempre, dei modelli capaci d’intrigare molteplici petrolhead

La genesi della storia d’amore tra la BMW e la letterina M(agica) risale a quasi cinquant’anni fa. Nei primi anni Settanta, infatti, un giovane consiglio d’amministrazione, condotto da Eberhard von Kuenheim, mette in atto una serie di progetti per rafforzare l’identità del marchio. Dopo aver realizzato un nuovo e imponente Headquarter, conosciuto anche come “Torre Bmw”, l’attenzione si focalizza sulla costituzione di una propria divisione sportiva. Così, il primo maggio del 1972 viene fondata la BMW Motorsport GmbH. Una realtà dinamica, diretta da Jochen Neerpasch, ex pilota ufficiale Porsche dalla notevole esperienza nel settore Motorsport.

Alle origini della sportività. La divisione M ha ben presto uno spazio tutto suo, nelle immediate vicinanze dello stabilimento BMW di Monaco. In tale struttura vengono realizzate le auto sportive per il 1973. I progetti degni di nota sono una 2002 da 950 chili e 240 cv, pensata per i rally, e la mitica 3.0 CLS preparata per competere nel Campionato Europeo Turismo. Una manifestazione dominata per diverse annate, fino alla soglia degli anni Ottanta.

Progetti sportivi. Il progetto successivo mira alla produzione della prima auto da competizione costruita da Motorsport GmbH e non derivata da un modello di serie. La BMW M1. Mentre il marchio costruisce le componenti tecniche, la Lamborghini viene inizialmente incaricata di fornire la carrozzeria e il telaio. Tuttavia, i problemi finanziari della casa italiana portano a ritardi notevoli. Pertanto, si pensa a una nuova filiera produttiva e la costruzione della BMW M1 diventa qualcosa di simile a un puzzle. Il telaio viene realizzato da Marchesi, la scocca in plastica rinforzata con fibra di vetro dalla Tir. Entrambe aziende con sede a Modena. La Italdesign, di Giugiaro, le assembla e provvede alla loro finitura interna. Le vetture vengono quindi trasportate in Germania, dove la Baur installa le componenti meccaniche.

Dalla pista alla strada, il passo è breve. In contemporanea, Neerpasch instaura una partnership con Bernie Ecclestone e Max Mosley, per creare la Serie ProCar come gara d’apertura nella maggior parte dei Gran Premi europei di Formula 1 durante la stagione 1979/80. Poiché il requisito minimo di produzione per l’omologazione nel Gruppo 4 della FIA è di 400 unità, la M1 diventerà anche un modello stradale. Motivata dal notevole consenso riscosso dall’M1, la divisione M decide di costruire un altro modello. Partendo dalla Serie 5 convenzionale, i tecnici realizzano l’M535i, mutuando il sei cilindri due valvole dalla 635CSi. Con la potenza di 218 cv, questa Serie 5 diviene subito un oggetto del desiderio per molti.

1986: riflettori puntati sulla M3. Il 1986 rappresenta, indubbiamente, un anno molto importante nella cronistoria della divisione M, in quanto nasce un modello destinato a diventare una vera e propria icona dell’automobilismo sportivo. Stiamo parlando della BMW M3, una berlina compatta di grande carattere. La versione stradale, che richiede una produzione di almeno 5 mila unità nel giro di un anno per l’omologazione come auto turismo per gareggiare, fin dall’inizio è concepita per risultare altamente dinamica. Sviluppando una potenza massima di 195 cv con il suo motore quattro cilindri e 16 valvole, la berlina ad alte prestazioni diveta ben presto un punto di riferimento nella categoria.

Numeri di successo. In parallelo, il successo agonistico non tarda ad arrivare: nel 1987, Roberto Ravaglia vince il Campionato Mondiale Touring Car al volante di una BMW M3. Nei successivi cinque anni l’M3 si afferma come leader incontrastata sulla scena internazionale delle auto touring, portando a casa due Campionati Europei Touring Car, la vittoria nel Campionato Tedesco Touring Car (DTM) per due volte, nonché molti altri successi in svariati eventi sportivi.

Novità per M3 ed M5. Nel 1988 fa il suo debutto in società la seconda generazione della M5, con un motore sei cilindri originariamente da 3,6 litri e successivamente da 3,8 litri, con potenza aumentata a 315 e poi a 340 cv. La M5 viene introdotta come berlina e successivamente, all’inizio del 1992, come touring. Nello stesso anno viene presentata la rinnovata M3. Distinguibile dalle versioni tradizionali grazie a dettagli specifici, oltre che dall’inconfondibile sound del motore sei cilindri quattro valvole da tre litri. Con una potenza massima di 295 cv, la M3 GT, prodotta in una piccola serie speciale, farà schizzare in alto il benchmark del modello: tra il 1992 e il 1996, la Motorsport GmbH costruì più di 85 Serie 3 quattro porte da corsa basate su questa M3, che, con Johnny Cecotto al volante, vincerà il Campionato ADAC GT nel 1993. Due anni più tardi, nel 1995, la più venduta BMW M3 sarà potenziata ulteriormente, grazie a un processo di evoluzione ad ampio raggio. Questa potenza extra – 321 cv con motore 3,2 litri, più di 100 CV per litro – regalerà all’auto un ulteriore tocco di carattere.

1997/98: novità di spessore. La successiva auto sportiva a sfoggiare la “M” sul cofano posteriore entrerà poco dopo sul mercato, nel 1997. La M roadster, una conturbante combinazione fra la Z3 roadster e un motore particolarmente performante. Nel 1998, gli ingegneri della BMW M GmbH introdurranno la terza generazione della BMW M5, aprendo una dimensione nuova in termini di dinamiche di guida in questo settore del mercato. Il cuore dell’M5 è un 8 cilindri totalmente nuovo, che offre il massimo in termini di potenza e di coppia: la potenza è di 400 cv, la coppia massima è di circa 500 Nm.

M3: evoluzione costante. Nel corso degli anni, gli ingegneri della BMW M hanno innalzato progressivamente gli standard non solo nella tecnologia dei motori, ma anche dei telai e delle sospensioni. Come sulla terza generazione dell’M3. Questa nuova sportiva offre qualcosa di più sotto ogni punto di vista: più potenza, più prestazioni e uno stile esclusivo. Parlando semplicemente di fatti e di cifre, ciò significa 343 cv, 365 Nm e un’accelerazione da 0 a 100 km/h archiviata in 5,2 secondi. Nel 2003 la BMW sorprende il settore, con lo sviluppo di un’auto molto speciale, l’M3 CSL. Il tetto, la console centrale e i pannelli delle portiere sono realizzati in plastica rinforzata con fibra di carbonio; il lunotto posteriore è più leggero e numerosi elementi nati per fornire maggior comfort vengono semplicemente eliminati. Mossa dal noto motore portato a 360 cv, la CSL è un’auto estremamente performante. Nei giri di prova, la vettura percorreva il North Loop del Nürburgring in 7 minuti e 50 secondi, tempo (all’epoca) eccezionale per la sua classe di appartenenza.

Interessanti novità d’inizio secolo. Nell’autunno del 2004, la nuova M5 si fa sentire dopo che il modello precedente aveva superato la barriera delle 20 mila unità costruite. Quest’automobile, la più aristocratica fra le vetture della Serie 5, è la più potente mai realizzata: cinque litri di cilindrata, dieci cilindri, 507 cv di potenza e 520 Nm. La potenza è aumentata di oltre il 25 per cento, rispetto a quella precedente, ad otto cilindri. L’M5 supera così la soglia magica dei 100 cv/litro. Dopo pochi mesi seguirà, con lo stesso motore, l’M6. Nel 2006, la M GmbH allargherà poi il suo portafoglio di prodotti, realizzando una nuova generazione di auto sportive con la nascita della BMW Z4. La Z4 M Roadster e la Z4 M Coupé saranno dotate del collaudato sei cilindri, da 343 cv.

2007: cambio di motore per la M3. Per la prima volta, viene realizzato un motore otto cilindri per la coupé e per la berlina lanciata poco dopo. Il nuovo motore V8 genera una potenza di 420 cv, con una cilindrata di 3.999 cc. Circa l’85 per cento della coppia massima di 400 Nm è disponibile a un regime di 6.500 giri/min. La potenza è trasferita alle ruote posteriori mediante la trasmissione e un differenziale completamente nuovo sull’assale posteriore.

M3 GTS: un gran ferro. Nel 2009 viene costruita la BMW M3 GTS. I principi di design e i dettagli tecnici derivati direttamente dallo sport motoristico definiscono il motore otto cilindri, con una cilindrata portata a 4,4 litri e una potenza aumentata a 450 cv. Alla fine del 2010, la M GmbH amplia nuovamente la gamma prodotti, presentando la Serie 1 Coupé. Un’auto compatta e affilata da 340 cv, diventata ormai un pregiato e prezioso pezzo da collezione. Nei restanti dieci anni, fino ai giorni nostri, si susseguiranno tante altre novità firmate dalla divisione sportiva. Modelli destinati ad entrare, anch’essi, nella storia dell’automobilismo che conta.

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