Volkswagen Lupo, un piccolo prodigio Made in Wolfsburg - Ruoteclassiche
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03/05/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla
Volkswagen Lupo, un piccolo prodigio Made in Wolfsburg
Nel 1998 la Volkswagen Lupo debuttava nel segmento A. Derivata dalla Seat Arosa, la piccola tedesca era foriera di importanti soluzioni tecniche e di una elevata qualità costruttiva.
03/05/2021 | di Giancarlo Gnepo Kla

Nell’autunno del 1998, Volkswagen presentava la Lupo, una nuova proposta nel segmento A derivata dalla Seat Arosa. La nuova “piccola” tedesca era foriera di importanti soluzioni tecniche e di una qualità costruttiva da auto di segmento superiore.

Sul finire degli anni 90, nel pieno della sua politica imperialista, Volkswagen fece sfoggio di tutto il suo know-how tecnologico per giungere nel Terzo Millennio come il gruppo leader dell’industria automobilistica. Il colosso di Wolfsburg, dopo aver rilevato la Seat e la Škoda tra gli anni 80 e 90, all’alba del Terzo Millennio intendeva rafforzare la sua presenza in ogni segmento: dalle utilitarie alle supercar, passando per le auto di lusso. Ecco quindi il potenziamento dell’Audi, il braccio armato del Gruppo VAG delegato al controllo di brand prestigiosi come Lamborghini, Ducati (dal 2012) e il gruppo Italdesign.
Il 1998 fu un anno cruciale: mentre Bentley e Bugatti entravano nell’orbita Volkswagen, ponendosi al vertice del vasto portfolio, agli antipodi venne inserita la Lupo. La nuova supermini venne sviluppata a partire dalla Seat Arosa, lanciata un anno prima, ma da questa si distingueva in primo luogo per la fanaleria specifica e gli interni più curati. Anche a livello tecnico la Lupo introdusse importanti novità: dal primo motore ad iniezione diretta, alla super parsimoniosa TDI “3L”. Molto intrigante la Lupo GTI, una sportivetta in formato tascabile, brillante e con dotazioni da ammiraglia.

Formidabile supermini. La Volkswagen Lupo rappresentava l’entry level della gamma Volkswagen: un modello inedito che raccoglieva il testimone dalla Polo che, generazione dopo generazione, cresceva nelle dimensioni e nei contenuti. Il nome “Lupo”, in italiano, omaggiava la sua città natale, Wolfsburg (il borgo dei lupi, in Tedesco).
Come la cugina Seat Arosa, la Lupo venne sviluppata sulla piattaforma A00, derivata a sua volta dalla piattaforma A0 delle Volkswagen Polo, Seat Ibiza e Skoda Fabia.
Molto curato anche il comparto per la sicurezza: tutte le Lupo erano equipaggiate di serie con il doppio airbag e gli appoggiatesta posteriori, praticamente un unicum nel segmento A. Alla luce di ciò e di un’attenta progettazione, la Lupo fu tra le pochissime supermini ad aggiudicarsi le quattro stelle nei crash test dell’ente europeo Euro Ncap.

La gamma Lupo. Nell’ottobre del 1998, al momento del lancio, i motori a benzina erano due: il 1.0 da 50 CV e il 1.4 da 75 CV. Inizialmente venne proposto un solo motore diesel, il 1.7 SDI aspirato da 60 CV.
Tre le linee di allestimento: Lupo, Trendline e Highline. Il climatizzatore, quasi sempre a richiesta, era di serie sulle versioni indicate come “Air”. I cerchi in lega e i fendinebbia rientravano tra le dotazioni dei modelli top di gamma Highline, che tra le altre cose includevano: calotte degli specchietti retrovisori, maniglie e inserti porta verniciati in tinta con la carrozzeria, chiusura centralizzata, alzacristalli elettrici, schienale posteriore sdoppiato e finestrini posteriori apribili a compasso.
Nel 1999, la gamma venne completata con due motorizzazioni, entrambe da 1.4 litri: il 16V FSI benzina da 101 CV e la TDI da 75 CV. Allo scoccare del 2000, l’offerta venne completata dalla straordinaria Lupo 3L, equipaggiata con il nuovo propulsore diesel 1.2 TDI da 61 CV. Nel corso 2001 le Lupo 1.0 abbandonavano il 997 cm³ di origine Škoda, in favore di un propulsore molto simile e dalla potenza analoga, il 999 cm³, montato sulla Polo. Intanto, per coprire un range di motorizzazioni più vasto, la Lupo 1.4 era disponibile anche nella variante da 60 CV.

Solo per i mercati d’Oltralpe. La Lupo FSI fu il primo veicolo di serie a iniezione diretta di benzina prodotto dalla Volkswagen. La Lupo 1.4 16v FSI aveva prestazioni analoghe a quelle dei motori di pari potenza e cilindrata, ma consumava il 30% in meno di carburante, assestandosi su un consumo medio dichiarato di 5L/100 km. La FSI era disponibile unicamente con il cambio automatico Tiptronic e venne venduta solo in Germania, Austria e Svizzera.
I primi modelli FSI si caratterizzavano a livello estetico per una fanaleria anteriore diversa, la stessa ripresa poco dopo dal modello 3L. Anche lo spoiler posteriore era dedicato, in seguito venne adottato lo stesso della Lupo GTI.

Obiettivo tre litri. La Volkswagen Lupo 3L merita un capitolo a sé stante in quanto era un modello speciale realizzato con l'intento di essere la prima auto di serie capace di percorrere 100 chilometri con soli tre litri di gasolio. Per raggiungere questo obiettivo, la 3L presentava diverse soluzioni specifiche rispetto alla Lupo standard: in primis, il nuovo motore diesel tre cilindri da 1,2 litri, con turbocompressore e iniezione diretta. Per ridurre il peso, sulla 3L (come sulla FSI e sulla GTI) vennero impiegate lamiere più sottili ma anche più resistenti. Leghe leggere, come alluminio e magnesio, erano impiegate per porte, cofano, portellone posteriore, telai dei sedili, blocco motore, ruote e sospensioni, tamburi dei freni posteriori, così come il bel volante dal design sportivo. In questo modo l’ago della bilancia si fermava a soli 830 kg. Specifico anche il cambio automatico con attuatore elettroidraulico e cambiata manuale con start/stop e i pneumatici a sezione ridotta con minore resistenza al rotolamento.
Per garantire la miglior resa energetica possibile, l’aerodinamica rivestì un ruolo fondamentale: i paraurti e alcuni particolari del frontale erano specifici. In questo modo la Lupo 3L raggiunse un ottimo Cx, pari a 0,29.

Parsimonia. La Lupo 3L aveva anche una delle prime modalità di funzionamento “Eco”. Una volta inserita, la potenza veniva limitata a 41 CV e programmava la trasmissione per cambiare marcia in funzione del massimo risparmio. La modalità Eco attivava anche la funzione start/stop, una caratteristica che all'epoca era del tutto inedita sulle auto europee. Inoltre, quando la Lupo 3L viaggiava in questa modalità, la frizione veniva disinnestata lasciando l’auto in folle il più a lungo possibile, non appena il conducente toccava il freno o l’acceleratore la frizione si innestava nuovamente.
Poiché gli optional aggiungevano peso che incideva sul consumo di carburante, inizialmente la dotazione della 3L era ridotta all’osso. Erano disponibili, a richiesta, soltanto gli specchietti riscaldati e regolabili elettricamente, così come i fendinebbia e diversi colori per la vernice. In seguito, per favorire le vendite, la lista delle dotazioni opzionali venne ampliata con il servosterzo (completamente elettrico), gli alzacristalli elettrici e l'aria condizionata. Questi accessori, pur aumentando leggermente il consumo di carburante, rendevano la 3L decisamente più comoda in tutte le condizioni di utilizzo.

Manie di grandezza. La Lupo 3L condivideva il gruppo motore-cambio con l'Audi A2 1.2 TDI 3L, l’avveniristica compatta della Casa dei quattro anelli. Inoltre, secondo il manuale di istruzioni della Volkswagen Lupo 3L, il motore poteva funzionare anche con estere metilico di colza (RME) senza alcuna modifica.
Durante la produzione della Lupo 3L, la Volkswagen si spinse oltre e presentò la 1L Concept: un prototipo in grado di consumare un litro di carburante per 100 chilometri. L’obiettivo era, ancora una volta, quello di dimostrare la supremazia del Gruppo in materia di efficienza e sviluppo tecnologico. Un’ambizione con la quale la Volkswagen mirava non solo a diventare il primo colosso dell’industria automotive, ma anche il più prestigioso.

Lupo da record. Nel luglio 2001, il Dr. Miyano, pilota giapponese, scelse la Lupo 3L per stabilire un nuovo record mondiale di efficienza per la più frugale circumnavigazione della Gran Bretagna su un'auto di serie diesel. Miyano riuscì a segnare un consumo medio di 2,36 L/100 km.
Nel novembre 2003, Gerhard Plattner ha attraversato 20 Paesi europei in una Lupo 3L TDI standard per un totale di 4.683 km. La missione di Plattner era di compiere un viaggio da Oslo (Norvegia) a L'Aia (Paesi Bassi) con soli 100 euro di carburante. Con un consumo medio di 2,78 L/100 km, il viaggio è stato ultimato con appena 90,94 euro.

Compatta tutto pepe. La Volkswagen Lupo GTI 1.6, comparve nei listini a partire dal 2000 configurandosi come una delle migliori “hot hatch” degli ultimi vent’anni. A prima vista la Lupo GTI si distingueva per i paraurti completamente in tinta e per il doppio terminale di scarico centrale. La versione GTI spiccava poi per una ricchissima dotazione di serie che includeva i fari bi xeno, i cerchi in lega Bathurst da 15 pollici e il climatizzatore. A richiesta, anche il navigatore satellitare, all’epoca un accessorio che rimaneva appannaggio delle auto dei segmenti superiori.
Alla guida si faceva apprezzare per l’ottima maneggevolezza e la vivacità delle prestazioni. Il suo motore 1.6 litri 16 valvole erogava 125 CV, quanto bastava per farla scattare da 0 a 100 km/h in 7,8 secondi per una velocità massima di 204 km/h. Nel marzo del 2002, la Lupo GTI venne dotata di un nuovo cambio a sei marce. Anche la risposta dell'acceleratore si fece più pronta: la piccola di Wolfsburg aveva una temibile rivale, la più potente (e pesante) Mini Cooper S.

Bambina prodigio.
La produzione della Volkswagen Lupo terminò nel 2005 dopo aver totalizzato circa 500.000 unità, di cui un buon 14% sul mercato italiano. Con la Lupo, Volkswagen creò un piccolo grande prodigio: la qualità e la solidità tipiche del “prodotto teutonico” vennero replicate in formato tascabile, su un’auto dalla progettazione accurata che rimase senza eredi. La Lupo, in virtù di uno standard senza eguali nel suo segmento di appartenenza, aveva infatti dei costi di produzione altissimi, che ne resero antieconomica la commercializzazione. Anche per questo motivo, il suo posto venne preso dalla Fox, un modello “low cost” prodotto in Brasile.
Inoltre, nei sette anni di vita, il modello non venne sottoposto a restyling o aggiornamenti alla linea. Le modifiche estetiche, già piuttosto impegnative a livello di realizzazione, si concentrarono soltanto nella diversificazione dei modelli vari modelli “speciali” come la FSI, la 3L e la GTI.

Attenti alla Lupo! Tutto questo rende oggi la Lupo una youngtimer molto interessante per chi cerca un’auto cittadina di grande solidità ma dotata anche di un carisma legato ad una precisa visione progettuale.
Le versioni da tenere d’occhio sono sicuramente quelle di punta, che oltre al riuscito pacchetto generale aggiungono il fascino, non indifferente, della rarità: un tocco in più che ogni appassionato di automobili non dovrebbe trascurare.

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