Lagonda Rapide, la superberlina di David Brown - Ruoteclassiche
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20/01/2022 | di Giancarlo Gnepo Kla
Lagonda Rapide, la superberlina di David Brown
Nell'autunno 1961 Aston Martin presentava la Rapide, una berlina che coniugava lusso e sportività, concepita per riportare in auge il marchio Lagonda.
20/01/2022 | di Giancarlo Gnepo Kla

Nell’autunno 1961, una nuova ed esclusiva vettura si aggiunse ai listini inglesi. Antesignana delle berline ad alte prestazioni e ispirata alle coupé, la Lagonda Rapide nacque per volere di David Brown, proprietario dell’Aston Martin che intendeva riportare in auge il glorioso marchio britannico.

“Una berlina sportiva di lusso tanto bella da guardare quanto bella guidare ma anche in grado di offrire un grande comfort e una buona capacità di carico”. Furono queste le direttive per sviluppare la “Rapide”, un prodotto inedito in un’epoca in cui le automobili viaggiavano in compartimenti stagni e ben definiti.
Ilsignor Brown, noto estimatore del brand, decise che era giunto il momento di ridare lustro al marchio, acquisito dall’Aston Martin nel 1947 e poi scomparso nel 1958. Il nome Rapide omaggiava una lussuosa vettura con motore V12 prodotta negli anni 30 dalla Lagonda.
Alla luce dell richieste e della volontà di Brown di separare lo stile della Lagonda da quello dell’Aston Martin, la Carrozzeria Touring venne chiamata in causa per definire le linee della Rapide, il cui sviluppo richiese tre anni prima della sua presentazione nel 1961. La nuova berlina, derivata dalla coupé DB4 avrebbe sancito il rilancio della Lagonda ma le cose non andarono esattamente così.

Touring ci mise lo zampino. L’inedita berlina sintetizzava, con uno charme tutto britannico, lusso e sportività basandosi sulla contemporanea DB4 coupé. La milanese Touring, già partner dell’Aston Martin, lavorò soprattutto sul frontale, caratterizzato dalla griglia divisa in tre sezioni e da due coppie di fari circolari (simile alla Edsel Corsair), che distanziarono ulteriormente il family feeling Aston Martin dalla rediviva Lagonda. Nella parte posteriore lo stile generale, invece, riprendeva molto da vicino quello della DB4 e, in virtù di quanto avvenuto per le coupé Aston Martin, anche per la costruzione delle scocche Rapide vennero applicati i principi della Touring Superleggera.
All’interno, seguendo la migliore tradizione anglosassone, l’abitacolo era impreziosito da un profluvio di pellami ed essenze di legni pregiati mentre la strumentazione prevedeva manometri e indicatori dalla finitura cromata.

La tecnica. La Lagonda Rapide, sfiorando i cinque metri, era considerevolmente più lunga della DB4. Il telaio d’origine (tubolare in acciaio) era pressoché lo stesso, in questo caso allungato di 40 cm per aumentare l’abitabilità posteriore. La Rapide beneficava anche del raffinato asse posteriore “De Dion” che divenne una caratteristica delle succesive DBS e Aston Martin V8. L'auto era dotata di un impianto frenante a doppio circuito, con servoassistenza e freni a disco sulle quattro ruote.

Veloce e confortevole. Il motore si basava sul collaudato sei cilindri in linea da quattro litri con doppio albero a camme, progettato da Tadek Marek. Inizialmente l’unità venne dotata di due carburatori Solex, in grado di erogaare una potenza di 236 CV mentre la velocità massima era stimata in circa 210 km/h.
In seguito, con il lancio della DB5, l’unità venne perfezionata con l’installazione di carburatori SU a triplo corpo ed è possibile che anche le Rapide di quel periodo siano state realizzata con questa specifica, dato che la produzione della berlina si sovrappose a quella delle DB5 per almeno 6 mesi.
Considerata l’indole da gran turismo, gran parte delle vetture venne equipaggiata con cambio automatico Borg-Warner a tre velocità, mentre un piccolo lotto di esemplari venne richiesto con il classico cambio manuale a quattro marce “David Brown”.

In perdita.LaRapide era pesante (1.715 kg), costosissima (4.950 sterline, il prezzo medio di una Bentley) e disponibile solo su ordine speciale: ne furono costruiti solo 55 esemplari, ultimati nel corso di tre anni.
Gli stabilimenti Aston Martin in quel periodo lavoravano a pieno regime per soddisfare la domanda di DB4 e i vertici aziendali, probabilmente, sottovalutarono il potenziale della Rapide non promuovendo a dovere il nuovo modello e vanificando così gli sforzi per rilanciare il marchio Lagonda. Di conseguenza la Casa perse più di 1.000 sterline per ogni esemplare venduto.

Ciascuna ha la sua storia. A fronte della sua grande rarità, si stima che siano sopravvissute 49 delle 55 auto prodotte: un “tasso di sopravvivenza” sorprendentemente elevato. Inoltre, essendo vetture create su richiesta, non esistono esemplari uguali tra loro e ciò rende ciascuno di essi particolarmente interessante per gli appassionati. Una, per esempio, venne ultimata con la griglia simile a quella della DB5 mentre un’altra ritornò in azienda divenendo il muletto di prova per un altro esemplare.

L’eredità. Dopo l’uscita di scena della Rapide, ci vollero oltre dieci anni prima che la Aston Martin offrisse un'altra auto a quattro porte, questa volta con il V8 Lagonda. Con la sua linea a cuneo e l’assistente vocale l'esclusiva Aston Martin Lagonda del 1976 ottenne una maggiore notorietà, anche per merito della sua eccentrica clientela. Nel 2006 il nome Rapide ritornava con una showcar, poi tradotta in un modello di serie e basato, anche in questo caso su una coupé, la DB9: venduta in oltre 3.000 esemplari, non pochi considerati i volumi di vendita del brand e di questa tipologia vettura.

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